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III Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 08 – 27 ottobre 2005.

In occasione della 51. Biennale d’Arte Sezione Arti Visive “l’Esperienza dell’Arte”

Introduzione

In occasione della 51. Biennale d’Arte Sezione Arti Visive “l’Esperienza dell’Arte”, si svolge la terza edizione della Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia. Quest’anno, ad eccezione di una artista tedesca, gli espositori sono italiani.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

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Espongono

Marina Barbiero, biografia

Marina Barbiero è nata a Padova nel 1968. E’ diplomata al Liceo Artistico di Padova e laureata in Architettura di Venezia. Fin dalla giovinezza è attratta dalla creatività della pittura e si dedica con pazienza al disegno a matita, ai pastelli, alla china, all’acquerello, alla tempera e alla pittura ad olio su tela.

Parere del curatore Nicola Eremita

Una pittura che coloristicamente richiama l’oriente, il giappone in particolare; le tinte nette di Hokusai i paesaggi di Hiroshige.

Credo che si vada anche oltre e che Marina Barbiero sia molto simile anche alla filosofia dell’arte nippon. Parlo dell’interiorizzazione della tecnica e del soggetto. Questo richiede meditazione e assimilazione dell’oggetto da rappresentare, in un certo senso la compenetrazione in ciò che si sta realizzando al punto tale di pensarlo proprio.

La lettura delle opere ci svela che esse non sono collocate in un luogo geografico, il richiamo alla natura è universale e il messaggio è forte. Il senso di verticalità lo amplifica con climax e potenza virile tanto da dare le vertigini. Questi alberi sono fieri come samurai e sono pronti per entrare nel mito, sono il tempo, la storia, il significato e il senso della esistenza, sono frutto di racconti fantastici, di leggende perdute nel tempo, sono il monumento al tempo in cui…

L’uomo era in simbiosi con la natura e rispettava le sue leggi dure e spietate ed in cambio riceveva la sublime poesia della sua bellezza  e ne godeva pienamente. Mentre “melodia dipinta” e “splendore tra gli alberi”, vogliono ipnotizzarci, “alberi al tramonto” i rami, quasi trasformati in idiogrammi, esaltano la aspirazione al mito.


Piergiorgio Baroldi, biografia

Piergiorgio Baroldi è nato a Salò, presso il lago di Garda. Egli è sempre stato attratto dall’arte anche come collezionista di arte contemporanea. È stato promotore e organizzatore di mostre d’arte contemporanea in luoghi caratteristici della Laguna Veneziana dove vive ed opera. Piergiorgio Baroldi è molto attivo anche nella difficile missione del recupero degli antichi edifici militari della difesa costiera di Venezia affinché diventino parte del polo museale veneziano.

Parere del curatore Nicola Eremita

Le opere presentate da PG Baroldi dal punto di vista formale sono vicine alle opere di Gustav Klimt. Le grandi campiture oro, le figure ritagliate nell’ornamento, i molteplici simboli, inseriti a scopo decorativo, richiamano con forza le tele dell’artista viennese; ma non è tutto: vi sono delle profonde differenze. Le figure di PG Baroldi sono spesso caratterizzate da cromatismi che le mettono in contrasto con tutto il contesto.

Qualcuno dice che queste figure siano anche d’ispirazione canoviana. Chi scrive le riporta invece a ciò che concerne squisitamente il contenuto delle opere di Bardoli. Non può certo comporsi un’immagine canoviana nelle intenzioni dell’autore. La pace e la fissità del Canova non trovano posto nelle figure umane dipinte da PG Baroldi sia nella complessiva costruzione formale, sia nell’intento contenutistico.

Il linguaggio è tratto dalla sedimentata arte moderna ma il significato penetra a fondo nella contemporaneità, fino alla più viva attualità. In questo senso della pittura di Klimt non resta che il puro omaggio e del Canova non c’è traccia.

Dai dipinti trapela la sottile ironia e l’artista, con discrezione e pudore, svela la bellezza della natura, le debolezze umane, la compassione,  fino a sfociare nella aperta denuncia delle violenze della nostra società. Qui il rischio di cadere nel banale è grosso ma l’artista ne sfugge con l’eleganza e il tono sommesso o con un delicato intervento caricaturale e sarcastico.


Iva Milanova, biografia

Iva Milanova è nata il 30 Ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Fu il lavoro presso la più grande casa di moda bulgara a spingerla ad affrontare gli studi accademici come studentessa speciale, quindi, trasferitasi a Berlino iniziò gli studi di storia dell’arte e di archeologia. In questo momento Iva MIlanova lavora alla sua tesi di dottorato dal titolo “l’Iconostasi nella Chiesa Ortodossa”.

Parere del curatore Nicola Eremita

Le opere presentate da Iva Milanova si differenziano dalla precedente esposta durante la II edizione di questa iniziativa.

Rimangono i riferimenti alla produzione iconografica dell’Europa dell’Est, rimane lo ieratismo e l’atmosfera di serenità, e di mistica compostezza.

Rimangono ancora le personalissime influenze espressioniste nell’uso deciso del colore e nella violenza del tratto; rimane il fascino che la pittura dell’antica roma ha esercitato sulla sensibilità di Milanova.

Tutte queste componenti che sembrano slegate si uniscono nella armoniosa creazione dell’artista: le reminiscenze antico romane si stemperano nella tradizione religiosa orientale e l’insieme è metabolizzato da una personale ispirazione espressionista. Il risultato è un’opera corposa forte ed, al contempo, delicata e raffinata. contenuti rivelano passione per la vita e speranza di armonia tra gli uomini, un messaggio universale.

Prevale in queste ultime opere una vivace e solare forma di astrattismo che pare un caldo e gioioso patchwork.


Lio Sottile, biografia

Pittore e scultore Lio Sottile, Laureatosi in Architettura nel 1978, frequenta attualmente il quarto anno dell’Accademia delle Belle Arti di Capo D’Orlando ( Me ). Utilizza le potenzialità grafiche del computer e realizza sculture virtuali mediante l’uso di software di modellazione plastica. L’insegnamento dell’Educazione Artistica, da oltre venti anni, lo tiene costantemente impegnato nella sperimentazione e nella ricerca.

Parere del curatore Nicola Eremita

Le opere presentate da Lio Sottile rivelano il suo eclettismo. La sperimentazione è alla base della sua produzione. Sottile si è confrontato con la riproduzione di numerosi dipinti di epoca rinascimentale e moderna, affinando una notevole tecnica pittorica. Il concetto di moto perpetuo, attraverso stili e correnti, sperimentazioni e ricerche, l’accostamento delle più disparate modalità espressive, introducento caratteri di innovazione continua, caratterizzano la weltanschaunng di Lio Sottile. Tutto ciò ne fa un artista imprevedibile e difficilmente inquadrabile assolutamente personale e indipendente, in costante divenire.

“Donne al Bar” di chiara ispirazione espressionista, rappresenta simbolicamente la vanità e la noia che spesso pervade la nostra vita quotidiana, si notino gli sguardi assenti o rivolti verso il vuoto e le pose imbronciate. Nel complesso l’atmosfera non è di drammaticità né di forte contrasto ma prevale una certa compassionevole constatazione che pone l’autore al di sopra e non personalmente coinvolto; le tonalità di colore sono molto omogenee e ben delineate.

“La Battaglia del Longano” evento storico svoltosi in Sicilia che vide Tindary e Siracusa combattere insieme contro i Mamertini nel 232 A.C. (Gerone contro Cione) cristallizza i guerrieri nel colore uniforme come la polvere del tempo che tutto ricopre e livella le ambizioni degli uomini, rendedoli infine uguali, mentre l’atmosfera trasferisce la realtà nella memoria e, quindi, nel sogno che la tradisce trasformandola in mito. Un antico richiamo alla fratellanza e alla pace. La scultura dedicata a Sophia Loren tratteggia con compostezza ieratica il viso della famosa attrice, senza perplessità.


Inaugurazione della mostra

2 collettiva arte contemporanea biennale di venezia galleria arte terzo millennio gallery art third millennium

II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, parte 2. Comunicato stampa.

Alla sua seconda edizione, la Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, ospita artisti italiani e stranieri che presentano opere di pittura, scultura, e tecniche miste. Questa edizione è suddivisa in due parti per ospitare il folto numero di artisti e dare ad ognuno la giusta rilevanza.
La mostra sarà caratterizzata, come sempre, dalla molteplicità e dall’originalità delle opere. L’esposizione non ha un tema prefissato ma vuole presentare campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive anche estremamente differenziate. È proprio in questa differenziazione che si qualifica questa manifestazione con l’intento di associare la diversità del mondo alla diversità degli umori dell’uomo “artifex”.  
Da segnalare la completa disponibilità della direzione artistica a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Raffaella Bacarelli, Rita Blitt, Serena Bocchino, Enrico Bosi, Enzo Igino Brunialti, Frank Colson, Aldo Cordero, Fiorentina De Biasi, Paolo Dell’Aiuto, Benz Inge, Ronald Lyon, Mark Kroeten, Enzo Marcello Mazzara, Iva Milanova, Lidia Tortomasi.

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II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, parte 1. Comunicato stampa.

Alla sua seconda edizione, la Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, ospita artisti italiani e stranieri che presentano opere di pittura, scultura, e tecniche miste. Questa edizione è suddivisa in due parti per ospitare il folto numero di artisti e dare ad ognuno la giusta rilevanza.
La mostra sarà caratterizzata, come sempre, dalla molteplicità e dall’originalità delle opere. L’esposizione non ha un tema prefissato ma vuole presentare campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive anche estremamente differenziate. È proprio in questa differenziazione che si qualifica questa manifestazione con l’intento di associare la diversità del mondo alla diversità degli umori dell’uomo “artifex”.  
Da segnalare la completa disponibilità della direzione artistica a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Raffaella Bacarelli, Rita Blitt, Serena Bocchino, Enrico Bosi, Enzo Igino Brunialti, Frank Colson, Aldo Cordero, Fiorentina De Biasi, Paolo Dell’Aiuto, Benz Inge, Ronald Lyon, Mark Kroeten, Enzo Marcello Mazzara, Iva Milanova, Lidia Tortomasi.

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II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 10 ottobre – 06 novembre 2004

In occasione della IX Biennale di Venezia Sezione Architettura “Metamorph”, curatore Nicola Eremita

Introduzione

In occasione della IX Biennale di Architettura “Metamorph”, si svolge la II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia che è stata suddivisa in due parti per consentire maggior visibilità agli artisti. Espongono sei artisti dagli Stati Uniti, due artisti dalla Germania e sette artisti dall’Italia.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

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Espongono

Rita Blitt, biografia

Rita Blitt opera da quasi 40 anni come artista, la prima mostra risale al 1967. Nel suo curriculum sono raccolte numerose mostre personali e collettive, premi, libri e video, performances ed una ricca serie di sculture monumentali situate in luoghi pubblici. Le sue opere sono raccolte in diversi musei americani, e in tutto il mondo.

Parere del curatore Nicola Eremita

Al centro dell’opera di Rita Blitt, infatti si colloca il movimento: in particolare il movimento della danza. L’artista presenta una scultura in acciaio intitolata “Dancing I”.

L’espressionismo astratto di Rita Blitt si traduce in vera e propria danza sulla carta, l’artista mentre crea ascolta la musica e danza. L’opera che vedete è la traccia dinamica e cinetica del corpo della ballerina, essa vuole cogliere solamente il succo, il puro istinto del movimento e bloccarlo nell’eterna staticità della scultura.

Blitt vuole trasformare in vero e proprio totem cultuale la grazia, la forza e la coordinazione umana, tesa nella realizzazione sublime del ballo. Un parallelo può essere suggerito con il Discobolo di Mirone.

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Frank Colson, biografia

Frank Colson ha il suo Studio a Sarasota in Florida.

Il curriculum di Colson è ricchissimo di esperienze presso Università d’Arte, presso Musei in qualità di consulente, presso le Istituzioni Pubbliche, dove ha ricoperto cariche di dirigenza per il settore delle arti e dell’artigianato.

Ha partecipato a fiere d’arte in Nuova Zelanda, Brasile, Irlanda, Germania, Inghilterra ed in altri paesi nel mondo. Ha realizzato mostre personali e collettive in California, Giappone, Ohio, Nuovo Messico, Sud Dakota, e Florida. Ha partecipato a sei edizioni della Conferenza Internazionale di Scultura 1972/1978. Espone con grande vivacità dal 1963.

Parere del curatore Nicola Eremita

Frank Colson testimonia ancora che gli artisti statunitensi sono molto preparati e adoperano con professionalità le tecniche. I risultati sono di grande piacevolezza. L’opera presentata è eseguita con equilibrio compositivo e coloristico. Ardente è nell’artista la fuga visionaria e onirica. Il disegno riecheggia la morbidezza del tratto di Chagall e i colori, forti e piatti, trasmettono una calda sensazione di serenità rendendo l’opera fresca e attuale. Qualcosa che proviene dal sud, dal mare, qualcosa di caldo e piacevole traspira questa seta. Alcuni grandi maestri hanno percepito lo stesso richiamo: la natura?

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Benz Inge, biografia

Benz Inge è nata nel 1940 a Dessau in Germania, ha studiato ingegneria, nel 1961 si è trasferita a Karlsruhe dove ha studiato pittura e disegno. Ha viaggiato in Italia Spagna e Svizzera per studio quindi ha lavorato come artista freelance a Karlsruhe. È membro del Badischer Kunstverein di Karlsruhe e del Wurttembergischer Kunstverein di Stoccarda.

Parere del curatore Nicola Eremita

Inge Benz infine presenta un disegno tecnica mista dal titolo “O.T.” . L’opera di Benz fin dal titolo, risulta ermetica, la gestualità richiama le evoluzioni di Vedova. Sono molto incisivi i richiami espressionisti di matrice tedesca, i tratti forti, la violenza che traspare da questo disegno non ha nulla a che fare con la limpidezza dei sentimenti.

Benz ha un tratto duro, rigoroso, serrato. L’artista ricerca assecondando l’interiore istinto che guida il movimento, lo scioglie, lo scatena libero nella totale anarchia.

Il desiderio di sprigionare le proprie energie cinetiche e quello di rappresentare quelle di un mondo che ha perso la capacità di controllarle e di indirizzarle verso una società a misura d’uomo, coincidono nell’opera di Benz.

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Mark Kroeten, biografia

Pittore scultore e musicista, Mark Kroeten sperimenta la lavorazione dei metalli preziosi e del vetro. Mark Kroeten è artista per il proprio personale piacere: produce per sé stesso ed è libero da impegni di committenza.

Il colore è un elemento di grande potenza nella pittura di Kroeten. I colori possono creare emozioni e richiamare ricordi associati ad esperienze personali. Se usati appropriatamente possono influenzare lo stato d’animo delle persone. Mark Kroeten ha frequentato diversi colleges in America. L’Università del Minnesota, l’Anoka Ramsey College e il Minneapolis Technical College sono tra i principali.

Nota dell’artista all’opera “signature dots”

Quest’opera rappresenta i colori attorno a noi. Noi siamo i punti scuri. I colori usati riflettono la pietra, le nuvole e la terra. La parte più esterna dello spettro dei colori, il nero, si trova proprio dove vorresti trovare le tonalità utilizzate. I colori tenui e sfumati danno un senso di stabilità e il potere di realizzare grandi cose.

Parere del curatore Nicola Eremita

la pittura di Mark Kroeten è espressione di ciò che all’artista piace. Si può dire che egli sia un epicureo che ricava il suo piacere creando, dipingendo i soggetti a lui cari.

Questi soggetti sono anche i simboli di ciò che Mark Kroeten ama della vita: i piccoli piaceri quotidiani, soddisfarsi con poche semplici cose, godere dell’attimo.

Per l’artista bisogna cercare gli aspetti positivi di questa società turbolenta e distratta, che rende effimeri i legami tra le persone, ad esempio il concetto puro di “continuo cambiamento” può offrire nuove opportunità e impedisce la noia; ancora, il “sapersi accontentare” è sicuramente fonte di grande soddisfazione e di successo nella ricerca della felicità personale.

L’opera di Kroeten può definirsi di spirito intimista, nel senso che ricerca e vuole offrire una visione del mondo rivolta al raggiungimento dell’equilibrio interiore, nell’opera presentata si coglie il riferimento a certe sete orientali decorate e l’insieme produce efficacemente una vellutata sensazione di pace e quieta serenità.

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Ronald R. Lyon, biografia

R. R. Lyon opera da oltre 25 anni come artista, consulente, designer e art director. Ha esposto in numerose gallerie negli Stati Uniti è un appassionato collezionista d’arte e scrittore.

Parere del curatore Nicola Eremita

L’opera è realizzata con perfetto equilibrio e sintesi senza lasciare spazio al alcuna sbavatura. Questa linea o traccia è una allegoria in molti sensi. Ad un primo esame dell’opera essa appare come la volontà di distinguersi in un panorama di desolante confusione e clamore. L’artista vuole intrattenerci comunicando attraverso una discreta voce, trasmettendo il messaggio con delicatezza, amorevolmente, questa e la traccia che indica come trasmettere in concetto.

Non solo, ci accompagna lungo il suo percorso con un tratto morbido e rotondo, calmo, quieto, pare voglia suggerirci solamente la direzione. Quindi, una volta che ha catturato la nostra attenzione ci fa riflettere. Questa sinuosa impronta segna il percorso di una vita, la dura lotta per la vita; od è un holzwege, un sentiero che guida una vita, la strada da intraprendere e mantenere attraversando asprezze ed ostacoli.

Forte per l’artista è la ricerca della pace interiore, di un equilibrio universale retto dalla compassione e dalla grazia, e forte è la risposta dell’artista. Questa nera intensa linea che attraversa con grazia e semplicità il tempo e lo spazio è di una sintesi magica e ha risvolti mistici. Come un vero asceta R.R. Lyon richiama alla riflessione pura e semplice sul fatto che se la nostra esistenza ha senso è perché è basata sulla semplicità, sul rispetto reciproco, sulla reciproca comprensione e compassione.

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Inaugurazione della mostra collettiva

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II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 11 settembre – 08 ottobre 2004

In occasione della IX Biennale di Venezia Sezione Architettura “Metamorph”, curatore Nicola Eremita

Introduzione

In occasione della IX Biennale di Architettura “Metamorph”, si svolge la II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia che è stata suddivisa in due parti per consentire maggior visibilità agli artisti. Espongono sei artisti dagli Stati Uniti, due artisti dalla Germania e sette artisti dall’Italia.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

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Espongono

Raffaella Bacarelli, biografia

Raffaella Bacarelli è nata a Napoli nel 1964. si è diplomata all’Istituto d’Arte, ( diploma di Maestro d’Arte e Diploma di Arte della Stampa ) ha studiato all’Accademia di Roma.

Ha lavorato per più di 15 anni prima come grafica pubblicitaria, illustratrice tra Roma, Milano e Napoli; quindi come art director in varie agenzie.

Tra gli incarichi più importanti vi sono tutte le illustrazioni per i cofanetti Mondadori “I MITI” di Luciano De Crescenzo trasmessi da RAI 2 e ultimamente da Rete 4. Ha continuato sempre a dipingere per se stessa. Da pochi anni ha deciso di lasciare la pubblicità, per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, trasferendosi ad Ischia.

Parere del curatore Nicola Eremita

Opera figurativa di genere simbolico, pone al centro della trattazione la figura della donna. Attuale e di grande pregnanza questo tema nella contemporaneità, in cui il ruolo della donna nelle diverse società assume connotati differenti e contraddittori.

La donna è bendata simbolicamente od anche fisicamente?
La donna è privata della vista sul suo io interiore?
È privata dell’identità e trasformata così in semplice oggetto?
La donna non può vedere e quindi è dipendente e succube e necessita una guida etica?
Di una guida spirituale?
Oppure la donna volontariamente si benda?
Ed assume di sua scelta il ruolo di sottomessa e inetta appendice dell’uomo?
L’opera apre quindi il dibattito e chiede alle donne di confrontarsi con questi dolorosi temi facendo leva anche su di un’elegante vena polemica.


Serena Bocchino, biografia

Gli studi artistici di questa artista Americana iniziarono nel 1980 in Inghilterra al Wroxton College e proseguirono in Russia a San Pietroburgo. Gli studi alla Università Fairleigh Dickinson le fecero ottenere il diploma dalla Università di New York.

Una delle più giovani artiste ad aver ottenuto una residenza premio alla P.S.1 a Long Island, Serena Bocchino divenne molto attiva nel movimento dell East Village a N.Y. negli anni ottanta. Ha ricevuto il Bazil Alkazzi Award per gli USA nel 1990 come la borsa di studio dalla Fondazione Pollock-Krasner. Ha anche ricevuto due borse di studio sull’arte dal Consiglio dello Stato del New Jersey.

Le opere di Serena Bocchino sono presenti in numerose collezioni, fa parte del Programma per l’Arte nelle Ambasciate, Washington DC, McKinsey & Co. Inc., Nordstrom, Saks Fifth Avenue e molti Musei e Istituzioni Pubbliche.

Le gallerie di N.Y. cominciarono ad esporre opere di Serena Bocchino nel 1985. Da allora espone in mostre personali e collettive negli Stati Uniti in Italia ed in Francia.

Le opere di Serena Bocchino sono forme astratte che traslano nell’idea grafica  bidimesionale le qualità spontanee e ritmiche della musica.

Parere del curatore Nicola Eremita

Composizione delicata e sublime, l’artista ama trasporre la musica in immagine e l’immagine in astrazione. Queste entità fluttuano nella musica collegate da un circuito vitale che trasmette loro il ritmo e l’armonia senza cui esse non sopravvivrebbero.

La pulsazione del circuito vitale è dimostrata dalle emissioni colorate, anch’esse seguono il ritmo e l’armonia e sono spasmi di piacere che rimbalzano nella musica amplificandone gli effetti benefici. Si ha la netta percezione che l’insieme vibri come un segreto diapason con le tonalità del piacere.

L’opera non contiene alcun simbolismo; essa è il compiacimento estetico per il bello, è la ricerca di un cosmo che ritenga e reagisca al piacere, diffondendolo. Grande messaggio è questo: semplice penetrante e intenso. La composizione è creata con sintesi ed eleganza e denota una profonda preparazione culturale e grande molteplicità di interessi.

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Enrico Bosi, biografia

Il Maestro d’arte Enrico Bosi è nato a Roma nel 1953. Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Roma seguendo i corsi del Maestro Scialoja.

Ha calcato le scene negli anni Settanta come attore-mimo, lavorando con il compositore milanese Roberto Cacciapaglia.

Queste esperienze giovanili, contribuendo alla sua formazione artistica in campo estetico-figurativo, hanno stimolato l’interesse per le molteplici forme d’arte: Teatro, Musica, Letteratura e Fotografia che tutt’ora sono parte integrante della espressività dell’autore; talvolta surreale, talvolta ironica, caratteristica quest’ultima, che si manifesta in particolar modo nelle opere di grafica.

Parere del curatore Nicola Eremita

L’opera che Enrico Bosi presenta ha una originale connotazione formale: va letta dal basso verso l’alto, solo così lo spettatore può apprezzarne la sottile trasformazione che dalla grafica in bianco nero della matita porta al colore della tecnica mista.

Apprezzata questa provocazione si resta colpiti dalla presenza incombente ed ossessiva di questo sipario. Esso è un colosso pesante ma mobile in cui le texture si accavallano nel drappeggio, e paiono voler sfondare i piani prospettici.

L’onnipresenza traumatica del sipario, simbolicamente rappresentante l’esteriorità spesso vanesia dello spettacolo, incontra al suo centro una significativa interruzione: il silenzio drammatico dell’attore, rivelato solo da tenui contorni, poiché esso è involucro.

La vacuità e la sottile leggerezza, a differenza del pieno sipario, simboleggiano la plasticità e versatilità necessaria all’interprete, capace solo così di sostenere ogni ruolo. L’espressione lieta simboleggia che per l’attore l’interpretazione è una funzione naturale, priva di forzature.

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Enzo Igino Brunialti, biografia

Enzo Igino Brunialti, genovese, è pittore fin dall’infanzia. Dal 1997 lavora nello studio di Trevignano Romano sul lago di Bracciano dove ha sede la mostra permanente delle sue opere. Ha esposto in diverse personali e collettive suscitando interesse di pubblico e critica.

I quadri di Brunialti figurano in diverse collezioni private in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Norvegia, Olanda, Svizzera, USA.

Parere del curatore Nicola Eremita

Un’opera dettata dalle emozioni. Esse si amalgamano e formano una nuova realtà, quella sulla tela che ora può vivere una vita a sé. L’arte è la produzione diretta della mente, e la mente è un intricato sconcertante groviglio di emozioni.

Ricordi, odori, suoni, colori, atmosfere, luoghi si richiamano vicendevolmente e, come nella madeleine proustiana, compongono una densa creatura che ci osserva, o un mondo sul quale l’artista ha aperto una finestra.

Bisogna divenire anche passivi davanti al dipinto e farci sopraffarre da quello stesso modo di provare passioni che tutti condividono ma che è sempre così difficile afferrare: quando pensi di averlo, ti sfugge presto dalle dita.

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Aldo Cordero, biografia

Aldo Cordero, maestro autodidatta del ferro battuto, nasce a San Pietro di Govone in provincia di Cuneo nel 1945. Vive e lavora nel Canavese e opera dal 1971. Le sue sculture fanno parte di numerose collezioni private.

Dalle origini dimostra la tendenza a esprimersi autonomamente, uscendo dagli schemi tradizionali legati all’insegnamento accademico. Le sue sculture sembrano avere una apparente staticità, nonostante si possano definire poesie di ferro.

Parere del curatore Nicola Eremita

Anche questa opera si colloca nel felice e multiforme movimento stilistico dell’arte povera, che a quanto pare riscuote ancora molto successo nella creatività degli artisti italiani, forse per gli illustri esempi. Efficace la sintesi poetica che riduce a puri archetipi simboli di così vasta significanza.

Si rileva anche una sottile ironia di genere pop, tesa anche a richiamare l’attenzione sulla facilità con cui spesso concetti che, per loro stessa natura necessitano sempre di profondo interesse e cultura da parte dello spettatore, quando siano divulgati per mezzo della comunicazione generalista vengano inevitabilmente banalizzati.

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Fiorentina De Biasi, biografia

Fiorentina De Biasi è nata a Castellammare di Stabia (Napoli). Ha studiato al DAMS all’Università di Bologna. Si è diplomata nel 1999. Dopo aver sperimentato la pittura, ha approfondito il collage fotografico.

Parere del curatore Nicola Eremita

Alcuni artisti amano parlare alla contemporaneità, altri ai posteri. Fiorentina De Biasi parla alla contemporaneità, il suo viaggio spirituale è metafora, nella forma, della nostra condizione attuale.

Le nostre esperienze spesso divengono solo brevi spot, o piccoli ricordi impersonali ritagliati e raccolti a pezzi, spesso si riducono a semplici immagini prive di odori e suoni forse non sono nemmeno nostri anche se lo crediamo.

L’artista tuttavia non assume toni polemici e semplicistici, anzi, gioca e confonde creando paesaggi fantastici, e lo spettatore non è subito in grado di cogliere la vivace ironia.

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Paolo Dell’Aiuto, biografia

Paolo Dell’Aiuto, nato a Volterra nel 1950, laureato in Scienze Statistiche presso l’Università di Roma nel 1976, è pittore autodidatta dal 1965.

Fino al 1972 ha vissuto a Volterra, città sempre presente nei suoi sentimenti e nella sua ispirazione; attualmente vive ed opera a Ciampino. Dal 1995 ha partecipato a varie mostre sia personali che collettive in diverse città italiane.

Parere del curatore Nicola Eremita

il surrealismo è, assieme all’espressionismo, un movimento artistico che ha caratterizzato fortemente il secolo appena trascorso. Esso è il nuovo, parte di quella travolgente corrente energetica del progresso che in pochi istanti ha portato l’occidente dal medioevo al futuro. Alle “visioni” sulla condizione umana dell’espressionismo, si affiancano le “visioni” psichiche del surrealismo e ciò che colpisce sono sempre le grandi lacerazioni, i drammi e la corrosiva ironia che queste “visioni” contengono.

L’opera di Paolo Dell’Aiuto si colloca in questo prezioso contesto. Essa ripropone temi che sono scivolati troppo in fretta sotto la spietata macchina della comune indifferenza, questo valga per coloro, cechi, che nell’arte cercano il “nuovo”, il “mai fatto”. Ebbene l’arte ha sempre lo stesso tema e l’artista dipinge sempre lo stesso quadro.

Abbiamo ancora bisogno di artisti surrealisti ed espressionisti e non è ancora tempo di farla finita con l’arte, essa è forse l’unica ancora di salvezza per una umanità che, persa nell’annichilimento, pare desiderare solamente di disumanizzarsi.

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Enzo Marcello Mazzara

Enzo Marcello Mazzara è nato a Cassano Magnano il 18 Aprile 1962. Artista, docente di Educazione Artistica, dal 1998 al 2000 è assistente di cattedra in tecniche della scultura all’Accademia di Belle Arti.

Attualmente è insegnante di Storia dell’Arte al Liceo Linguistico e Insegnante di Pittura, Ceramica, Fotografia, Storia dell’Arte al Centro EDA oltre che restauratore di opere di pittura.

Parere del curatore Nicola Eremita

Il Perseo è un’opera a tinte forti se non lugubri. L’artista ha rappresentato con tonalità e contrasti brutali, pittoricamente azzeccati, la tragicità dell’atto e la malvagità dell’essere abbattuto.

Sono evidenti i riferimenti simbolici: la Medusa per l’artista è la personificazione stessa del male e, come tale esso ha tre facce, è ambiguo. Per abbattere tale creatura occorre un’arma a tre punte, dotata quindi di pari mutevolezza in questo caso da leggersi come astuzia e versatilità.

Questa è una licenza poetica dell’autore che si distacca dalle rappresentazioni mitologiche classiche e pone l’opera nella contemporaneità. In un mondo che è divenuto sempre più mutevole e variegato, in cui il male ed il bene si confondono con l’ipocrisia e la corruzione, la sensibilità l’artista, è alla ricerca di una entità in grado di sconvolgere ed abbattere il male anche utilizzando gli stessi mezzi ma a fin di bene. Come disse Leonardo:
“Intelletto v’è dato: a bene od a malizia”.

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Iva Milanova, biografia

Iva Milanova è nata il 30 Ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Fu il lavoro presso la più grande casa di moda bulgara a spingerla ad affrontare gli studi accademici come studentessa speciale, quindi, trasferitasi a Berlino iniziò gli studi di storia dell’arte e di archeologia. In questo momento Iva MIlanova lavora alla sua tesi di dottorato dal titolo “l’Iconostasi nella Chiesa Ortodossa”.

Parere del curatore Nicola Eremita

L’opera presentata da Iva Milanova è molto significativa del suo attuale percorso formativo e della sua ricerca artistica. I riferimenti alla produzione iconografica dell’Europa dell’Est sono rimarcati: le pose sono ieratiche e le espressioni del volto sono circondate da un’atmosfera di serenità, e di mistica compostezza.

Tuttavia c’è dell’altro: si avvertono personalissime influenze espressioniste nell’uso deciso del colore e nella violenza del tratto; inoltre nei lineamenti dei volti si comprende il fascino che la pittura dell’antica roma ha esercitato sulla sensibilità di Milanova.

Tutte queste componenti che sembrano slegate si uniscono nella armoniosa creazione dell’artista: le reminiscenze antico romane si stemperano nella tradizione religiosa orientale e l’insieme è metabolizzato da una personale ispirazione espressionista. Il risultato è un’opera corposa forte ed, al contempo, delicata e raffinata. I contenuti rivelano passione per la vita e speranza di armonia tra gli uomini, un messaggio universale.

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Lidia Tortomasi, biografia

Lidia Tortomasi, pseudonimo Aidil Isamotrot, nasce a Giardinello (Pa) il 12/08/1970. Ha studiato all’Istituto Statale d’Arte di Cefalù (Pa), dove nel 1989 consegue il diploma di maturità d’arte applicata – sezione disegnatore di architettura e arredamento.

Ha studiato all’Istituto d’Arte di Palermo dove nel 1994 consegue il diploma di maturità d’arte applicata – sezione decorazione pittorica. Ha studiato Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Agrigento e Palermo.

Frequenta da diversi anni la Scuola Libera del Nudo presso l’AA.BB.AA. di Palermo.

Lavora nel campo della progettazione, dell’arte e del restauro. Particolarmente interessata alla Storia dell’arte medievale.

Parere del curatore Nicola Eremita

Evidenti riferimenti alla compostezza dell’arte egizia, ed alla serenità delle opere di Gustav Klimt. Si avverte in quest’opera l’influsso dell’art nouveau. Apprezzabile è l’uso delle tecniche e dei materiali delle arti applicate, come fece il maestro austriaco ed anche la simile ricerca simbolica. L’ornamento non è marginale rispetto al soggetto ma diviene il centro della rappresentazione.

La simbologia della donna che tratta quest’opera è interpretabile come figura sensuale di raffinata eleganza che ama circondarsi di ordine ed armonia. L’oro indica la ricerca del piacere e l’abbondanza non solamente di beni terreni ma anche di ricchezza morale e culturale. La mano destra è protesa in segno di saluto e anche nell’atteggiamento di porgere qualcosa. L’insieme è una equilibrata lode alle qualità femminili.

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Inaugurazione mostra collettiva

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Norbert Schmitt: Continuo Divenire.

Biografia

Norbert Schmitt è nato a Mainz in Germania nel 1972. Dal 1992 al 1997 ha studiato materie umanistiche a Bale in Svizzera. I suoi interessi spaziano dalla filosofia alla pittura alla scultura. Dal 1994 al 1997 ha studiato pittura e scultura nell’Atelier Dodekaeder. Dal 1996 al 1997 ha studiato recitazione al Mahagi-Art-School a Bale Svizzera. Tra il 1997 ed il 1998 ha vissuto e lavorato in Italia. Tra il 1998 ed il 2002 ha vissuto e lavorato presso il proprio studio a Mainz. Dal 2003 lavora presso il proprio studio a Bad Kreuznach in Germania.

Parere del curatore Nicola Eremita

Norbert Schmitt presenta in mostra una collezione di sculture di carattere informale dotate di forte tensione espressiva. La materia trattata da Norbert Schmitt diviene forma vivente; agglomerato che si contorce in cerca della propria essenza vitale. La luce nelle opere di Schmitt ha un ruolo fondamentale, anch’essa, riflettendosi variabilmente sulle superfici sconvolte, rivela la caducità ed il rinnovamento del fenomeno vitale.

Profonde sono le implicazioni fiolosofiche di questo genere di arte. Il concetto informale diviene qui sede di estenuante ricerca dell’evoluzione vitale e quindi di uno scopo fisico e concreto. La rappresentazione della necessaria lotta della vita contro l’entropia, del pieno contro il vuoto, senza la quale non vi sarebbe alcuna possibilità di esistenza.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

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Enza Scotto: Continuo Divenire.

Biografia

Vincenza Scotto vive a Reggio Calabria. Già docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico “Mattia Preti” di Reggio Calabria, svolge intensa attività artistica, alla quale trovano riscontro e critica, riconoscimenti e premi. È socia onoraria UNS, nel 2002 è stata insignita della Mimosa d’argento dell’Associazione Culturale Anassilaos. Espone dal 1963 in Italia ed all’Estero. nata a Desio il 23 marzo 1976.

Parere del Curatore Nicola Eremita

Vincenza Scotto propone una collezione di dipinti di gusto mediterraneo, connotati da soave poetica contemplativa. Emblematici sono: il tema del mare, il grande utero, il primo motore della vita; in esso Vincenza Scotto ritrae il corallo, organismo simbolo che, nella sua apparente immobilità, indica invece la fragilità ed il tenue equilibrio della vita, ed i piccoli scorci in cui le vestigia umane sono avvinghiate dalla prorompente vitalità generale.

Si rileva almeno un aspetto contenutistico e filosofico della pittura di Vincenza Scotto. L’artista rappresenta con sentimento il “continuo divenire”, della natura, le sue molteplici forme e soluzioni, la sua tenacia e la sua delicatezza e il concetto vitalistico, ottimista e sensuale, è reso con ottima pregnanza.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

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I Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia. Comunicato stampa

La Galleria d’Arte III Millennio ha il piacere di invitare la S.V. all’inaugurazione della I Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia che si svolgerà dal 2 al 29 agosto 2003 presso la propria sede in Sestiere San Marco, 1047, a pochi passi da Piazza San Marco. La mostra collettiva si svolge in occasione della 50. Biennale di Venezia “Sogni e Conflitti: la Dittatura dello Spettatore”.

Le opere saranno presentate dal critico d’arte dr. Paolo Rizzi e dal curatore della mostra dr. Nicola Eremita.

Espongono

Aldo Zanetti, Andrea Soraperra, Angelo Gabriele Fierro, Claudia Tintorri, Franco Manzoni, Gianni Belisardi, Lino Nolli, Lucetta Risaliti, Lucio Pezzolesi, Natalina Criscione, Patrizia Grieco, Pietro Rouge, Vittorio Alghisi.

Opening reception e presentazione sabato 2 agosto ore 18 presso Galleria d’Arte III Millennio

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I Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 02 – 29 agosto 2003

in occasione della 50. Biennale d’Arte di Venezia Sezione Arti Visive “Sogni e Conflitti: la Dittatura dello Spettatore.” Curatore Nicola Eremita

Introduzione

In occasione della 50. Biennale d’Arte di Venezia Sezione Arti Visive “Sogni e Conflitti: la Dittatura dello Spettatore”, si svolge la prima edizione della Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia.

In questa prima edizione espongono artisti italiani. Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione. In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana.

Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

Espongono

Aldo Zanetti, biografia

L’artista Aldo Zanetti è nato a Catania il 29 Ottobre 1944 dove vive ed opera. Partecipa a manifestazioni d’arte nazionali ed estere. È accademico scenografo, docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Socio Psico Pedagogico “G. Turrisi Colonna” di Catania.

Parere del curatore

Le opere dell’artista prof. Aldo Zanetti manifestano la sconcertante attualità. La lirica molto personale, potentemente evocativa, predilige le colorazioni primarie e possiede forti connotazioni metafisiche.


Andrea Soraperra, biografia

L’artista Andrea Soraperra è nato il 12 Agosto 1945. Ha studiato presso l’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa e presso l’Atelier dello scultore Toni Gross. Attualmente vive e lavora a Canazei in provincia di Trento.

Parere del curatore

L’artista Andrea Soraperra mantiene una caratteristica e antica tradizione delle nostre Alpi. La scultura del legno è un’attività florida in Trentino e annovera artisti di fama internazionale. Le opere presentate sono una degna rappresentanza dell’arte di montagna sempre sognante e misteriosa, affascinante e inconfondibile. Molto apprezzata la scultura “la diva”, per il suo anticonformismo.


Angelo Gabriele Fierro, biografia

L’artista Angelo Gabriele Fierro vive e lavora a Morbegno in provincia di Sondrio.

Parere del curatore

L’artista Angelo Gabriele Fierro è uno scultore maturo di notevole talento. Figurativo di carattere forte, Fierro ha la mano decisa dello scultore rinascimentale e dimostra nelle sue opere la cultura di chi vuole rimettere al centro dell’attenzione la dimensione umana, e chi scrive ritiene che questa sia una fonte di rinnovamento dell’arte contemporanea. Angelo Gabriele Fierro può essere a ragione annoverato tra gli innovatori.


Claudia Tintorri, biografia

L’artista Claudia Tintorri vive e lavora a Schio in provincia di Vicenza. Ha compiuto gli studi artistici a Milano, Lugano, Copenaghen e Florida.

Parere del curatore

La pittura di Claudia Tintorri trattiene un contegno sacro e ieratico. Qui è celebrato con convinzione il concetto di arte per l’arte e di sensualità dell’arte. Il gusto simbolista si svolge anche nella scelta dei colori interpreti della commistione tra sacro e profano: l’azzurro dei cieli, il rosso dei drappi. Peccato e beatitudine convivono assieme e la forma umana è esaltata nelle sue doti originarie.


Franco Manzoni, biografia

L’artista Franco Manzoni vive e lavora a Trento dove è nato nel 1964.

Parere del curatore

È un valido esempio di pittura astratta pura. Principale ispirazione dell’artista sono i colori e l’ermetica armonia della loro giustapposizione. Si riscontrano tonalità proprie di Kandiskij e forse come il grande maestro, qui il colore cerca la sua armonia in un contesto di regole d’ispirazione musicale. Ottimo il dipinto intitolato “risveglio”.


Gianni Belisardi, biografia

L’artista Gianni Belisardi vive e lavora a Fidenza in provincia di Parma.

Parere del curatore

L’artista ama il colore pieno, ricco, vivace. Esprime con efficacia espressionista il suo amore per la natura e per le opere dell’uomo in armonia con essa. Le tematiche sono godibili e la tecnica è ben gestita.


Lino Nolli, biografia

Lino Nolli nasce ad Amalfi il 29 Gennaio 1960. Autodidatta, inseguendo il sogno della moda comincia il suo cammino nell’arte cogliendo la bellezza dei luoghi nel palcoscenico naturale della sua terra poi l’impegno con le agenzie di moda.
Vive e lavora tutt’oggi ad Atrani nell’incantevole spazio della Costiera Amalfitana.

Parere del curatore

parere


Lucetta Risaliti, biografia

L’artista Lucetta Risaliti vive e lavora a Firenze. Insegna pittura e modellato all’Istituto di Cultura Italiana per stranieri “Michelangelo” di Firenze e gestisce l’Atelier “Florence” in Via Ghibellina 92R dove insegna disegno e tecniche pittoriche ad artisti italiani e stranieri.

Parere del curatore

La pittura di Lucetta Risaliti è simbolista ed espressionista. L’opera presentata è costruita con equilibrio dualistico e pare voglia incarnare la funzione allegorica del rebus. L’atmosfera enigmatica è perfettamente resa dal viso di Eva che si fa statua impenetrabile i cui occhi sono privi di vita e dalla mela nera evidente simbolo di degradazione e morte. L’Adamo è colto in una posa di severa disperazione e il fatto che sia rappresentato da una delle razze umane più oppresse della storia non è un caso e non è un caso che uno dei suoi occhi sia coperto dall’occhio del serpente: incarnazione del male.


Lucio Pezzolesi, biografia

L’artista Lucio Pezzolesi è nato a Fano nel 1935. Si è formato all’Istituto Statale di Belle Arti di Urbino, specializzandosi in Tecniche Litografiche. Insignito di Diploma di Merito dall’Accademia Raffaello di Urbino, diviene docente di materie artistiche. Ha partecipato alla IX Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, al Premio Marche di Ancona, al XVII G.B. Salvi a Sassoferrato, al IV Premio Novi di Modena, alla rassegna Crono/Video/Grafie a Pesaro, alla IV Biennale d’arte di Novi (MO), al World Festival Art on Paper Slovenski Cranj Slovenija. Attualmente l’artista vive e lavora a Pesaro.

Parere del curatore

È un artista dal tocco delicato e acuto, ironico e ingegnoso. Le opere presentate propongono una nuova e dissacrante versione dell’arte povera contaminata da astrattismo e gestualità. Rimarchevole lo stridente contrasto tra il tradizionalismo popolare della campana di vetro, quasi citazione della celebre poetica di Gozzano, con l’ultramoderna concezione della “Scimmia” forse riferita al corrispondente significato anglosassone di abbandono alle allucinazioni in cui la realtà sensibile è sconvolta.


Natalina Criscione, biografia

L’artista Natalina Criscione vive e lavora a Catania dove è nata nel 1938. Dal 1961 ha partecipato a diverse manifestazioni d’arte ottenendo significativi premi e riconoscimenti. Ha eseguito, inoltre, pitture murali nella Chiesa di Sant’Euplio a Catania.

Parere del curatore

Pittura di carattere, dai tratti forti, che predilige i contrasti alle sfumature. Per certi aspetti vicina alla recente transavanguardia italiana, mentre la drammatizzazione cubista delle forme e l’uso del colore rivelano una grande passione per la pittura franco-tedesca del primo novecento con palese predilezione per Picasso.


Patrizia Grieco, biografia

L’artista Patrizia Grieco è nata a Salerno nel 1962 . Tra il 1982 e il 1991 lavora a Napoli come restauratrice di sculture lignee e nel 1991 segue il corso Raku presso IPSIA Capodimonte. Durante gli anni novanta, dopo il diploma di maturità artistica conseguito alla scuola F. Palizzi di Napoli, collabora con l’artista Andrea Simeoni di Legnano. Nel corso della sua carriera realizza numerose mostre personali e collettive. Oggi vive e lavora a Salerno.

Parere del curatore

Sculture realizzate con passione. La ricerca è qui condotta con acutezza e denota competenze tecniche di rilievo. Sono apprezzabili la compostezza dei soggetti e la tensione emotiva e vitale che emanano. Si tratta di quell’arte contemporanea che non ha tradito l’illustre tradizione verista meridionale.


Pietro Rouge, biografia

L’artista Pietro Rouge, pittore e scultore, è nato il 21 Maggio 1959 a Marigliano in provincia di Napoli. Diplomato presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha sviluppato la sua ricerca nell’ambito della pittura, della scultura in bronzo in legno in marmo in vetro ed del design.

Attualmente è membro della Commissione Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici della Curia Vescovile di San Marco Argentano. Vive e lavora a Scalea (CS) dove ha sede il suo Studio d’Arte.

Il dipinto presentato alla I Collettiva Biennale di Venezia è stato ispirato dal conflitto in Bosnia durante il quale molte donne furono violentate e costrette a condurre a termine gravidanze frutto degli abusi sessuali.

La scultura simboleggia la grandezza della donna intesa come rapporto di tre ad uno con l’uomo il quale si esalta diventandone il servitore.

Parere del curatore

artista versatile e dinamico, colpisce per la sua forza espressiva e per la vividezza con cui tratta la materia. È notevole la padronanza del tratto. La scultura è un chiaro esempio di erotismo romantico, mentre il dipinto si colloca nel filone neo-espressionista di matrice tedesca.


Vittorio Alghisi, biografia

L’artista Vittorio ( Vito ) Alghisi è nato il 15 Aprile 1947 a Capriolo in provincia di Brescia. Cresciuto in una famiglia modesta ha posseduto fin da bambino la passione per il disegno e la pittura che ha praticato con crescente entusiasmo. Attualmente vive e lavora a Colombaro di Corte Franca in provincia di Brescia.

I dipinti di Vittorio Alghisi possiedono un lirismo che scioglie il suo canto leggero nell’ansa profumata di una natura semplice, addomesticata, buona: la natura del sogno.

Parere del curatore

È pittura dai toni delicati di sapore impressionista. L’artista manifesta il suo affetto per gli impressionisti francesi ma non disdegna evidenti citazioni dei maestri italiani quali il De Pisis. Ben rappresentata la personalità solare e svagata dell’artista “en plen air”, la pittura risulta alleggerita dei tratti drammatici nella sua aspirazione ad evocare il piacere della vita a contatto con la natura. Ciò anche se le opere sono create in studio, lontano dal “locus amoeno”.


Inaugurazione della mostra

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Inaugurazione della Galleria

apertura della Galleria d’Arte III Millennio, 15 dicembre 2001

Dopo anni di lavoro, Sabato 15 Dicembre 2001 alle ore 17.00 è stata inaugurata l’apertura della Galleria d’Arte III Millennio.

Inizialmente furono acquisiti i locali di proprietà della BNL che si trovavano in stato di completo abbandono e degrado.

Al primo sopralluogo, l’arch. Michelangelo Eremita ha riscontrato l’esistenza di ben tre archi in pietra completamente tamponati da muri in mattoni che lasciavano solamente tre finestre in corrispondenza del colmo degli archi. In base a quella fortunatissima struttura portante l’architetto redigeva il coraggioso progetto di restauro.

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facciata dei locali della galleria prima del restauro, occupati da plateatico abusivo

Durante i lavori furono scoperti dei documenti in pergamena che contenevano informazioni circa l’antica attività che veniva svolta nei locali. Tali documenti erano infilati nelle fessure dei travi a fungere da riempimento per la stuccatura e vennero estratti quando i travi furono ripuliti. Le pergamene indicavano che i locali della Galleria, in passato, erano destinati alla conservazione ed al commercio delle carni.

I tre archi, aperti in Rio Terà de le Colonne che allora era un canale acqueo, accoglievano le imbarcazioni con i quarti macellati in terraferma; qui venivano scaricati e conservati.

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il curatore Nicola Eremita con un’amica

I lavori di restauro furono funestati dalla pervicace resistenza di un oste il quale pretendeva di esercitare abusivamente la sua attività su pubblico suolo in aderenza alla Galleria, ciò che aveva svolto, appunto senza alcuna autorizzazione, fin dal lontano 1992.

Questo individuo, insieme alla sua consorte ed alcuni suoi tirapiedi arrivò anche a minacciare di violenza in presenza di pubblici ufficiali, qualora non si fosse rinunciato all’impresa.

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il curatore Nicola Eremita

L’Amministrazione Comunale di Venezia ebbe, in tale incresciosa vicenda, un ruolo quanto mai discutibile. Essa non effettuò l’immediata rimozione dell’illecita occupazione di suolo pubblico, perpetuata dall’oste; ma inflisse alla Galleria oltre dieci mesi di ritardi nell’apertura. Addirittura concesse all’abusivo un’occupazione di suolo pubblico in compensazione alla rimozione dell’occupazione abusiva!!

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da sinistra a destra: Nicola Eremita, Rinalda Truffi, Michelangelo Eremita

Fu questo il segno dell’accoglienza dell’Amministrazione della Città di Venezia nei confronti di persone capaci ed intraprendenti che, con spirito d’iniziativa e tanto coraggio, hanno avuto l’ardire di voler proporre un nuovo ed indipendente inserto culturale dedicato all’Arte Contemporanea.

Considerando anche che l’apertura della Galleria ha sottratto all’abusivismo ed all’incivile sfruttamento del suolo pubblico un prezioso angolo della Città adiacente a Piazza San Marco.

Non fu tuttavia abbastanza.
Quando venne richiesto all’Amministrazione Comunale, il permesso di affiggere un cartello direzionale per la sede della Galleria, così come il regolamento per la pubblicità consentiva alle Gallerie d’Arte, esso fu diniegato. Tale concessione fu diniegata ancora e ancora, nonostante le molteplici spiegazioni sulla liceità ed il pieno diritto ad avere tale beneficio. Non vi fu alcun ricorso al T.A.R. per una questione di principio, per fare di quella esperienza una testimonianza di ciò che è divenuta quella che un tempo era la Serenissima.

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da sinistra a destra: Michelangelo Eremita, Rinalda Truffi, Nicola Eremita

È il segno di questi tempi bui, pieni d’ipocrisia e privi d’attenzione verso il valore della cultura e del lavoro degli artisti e degli artigiani; in particolare di questi ultimi che, in grande parte sono stati letteralmente cacciati da Venezia al pari di buona parte della classe media e medio-bassa che un tempo era la spina dorsale, la linfa vitale della Città.

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la direttrice Rinalda Truffi

Molti veneziani protestano contro questa realtà ma molti di quelli che protestano non sanno o fingono di non sapere e voltano lo sguardo dall’altra parte quando accadimenti ignobili come questi, si ripetono e feriscono la dignità di quella che un tempo era una Civiltà Anfibia.

Quando capita di raccontare ad uno di loro questi vergognosi fatti, la risposta spesso è un’ancor più vile e spregevole domanda: “Perchè avete voluto venire a Venezia?”

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Michelangelo Eremita con un amico

Come se tale arrivo in fondo non sia gradito; come se l’accesso a questo luogo sia concesso solamente a qualcuno, magari espressione diretta di una certa cerchia di persone, ben note nei salotti d’élite. Chi è fuori da questi schemi è un intruso e va combattuto.

La sera del 15 Dicembre 2001 infine fu aperta al pubblico la Galleria d’Arte III Millennio, fu una giornata freddissima ma il clima in questo luogo di cultura fu riscaldato dall’attenzione di un centinaio di amici, Veneziani e non, che vollero condividerne la nascita. Ovviamente nessuna delle personalità locali, nemmeno l’Assessore alla Cultura, vollero presenziare.

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Rinalda Truffi e Michelangelo Eremita

Dopo molti anni infine s’è capito il motivo di tanta ostilità. A Venezia non sono graditi coloro che dimostrino di esser in grado di far da sé e di proporre qualcosa d’indipendente. Questa città, retta dalla mentalità della rendita e dell’assistenzialismo clientelare della cultura, accoglie solamente chi dimostra di essere inetto ed incapace di provvedere a sé stesso.

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l’artista Mario Eremita

La Galleria d’Arte III Millennio ha chiuso nel 2016 dopo tanti anni, di operatività. Quindici anni di lavoro sono la prova della validità dell’intento, della tenacia e della seria professionalità del lavoro che qui si svolse. La Galleria ha ospitato oltre duecentocinquanta artisti di ogni nazionalità e ben tre Padiglioni Nazionali della Biennale di Venezia.

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i tanti carissimi amici che hanno festeggiato con noi l’apertura della galleria