KKK Kursi Kool Kond artists’ group. Comunicato Stampa

08 – 22 giugno 2007, inaugurazione 08 giugno 2007 ore 18. Presentazione del curatore dr. Nicola Eremita.

Esposizione collaterale al Padiglione Estonia per la 52 Biennale di Venezia, espongono i rappresentanti del gruppo di artisti estoni Kursi Kool Kond.
La mostra è caratterizzata dall’originalità e dalla forza espressiva degli artisti nord europei. L’esposizione non ha un tema prefissato ma presenta campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive molto differenziate.
Da segnalare la completa disponibilità del curatore a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Ilmar Kruusamae, Albert Gulk, Pajos Priit, Peeter Allik, Pangsepp Priit

Opening reception e presentazione venerdì 8 giugno 2007 ore 18 presso Galleria d’Arte III Millennio, Venezia

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KKK Kursi Kool Kond artists’ group

In occasione della 52a Biennale di Venezia

L’Estonia inaugura la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia e, in questa occasione, gli artisti del Kursi Kool Kond Artists’ Group hanno ottenuto anche un padiglione collaterale presso la Galleria d’Arte III Millennio.

Inaugurazione della mostra

Espongono

Introduzione

Ancora una volta presso la Galleria d’Arte III Millennio sono lieto di ospitare artisti provenienti dall’Europa dell’est. Era stato nel 2004 con la collettiva dedicata ad una ricca e autorevole delegazione di artisti della Bulgaria, che presentai opere di grande pregio, ricordo tra i più noti, Blazhev, Roussev , Katsamunski, Yanakiev, Pamuckiev.

Come allora anche oggi ritorno a considerare l’arte dell’oriente europeo feconda patria di giovani talenti e rifugio di grandi maestri. Quando visitai Mosca, dieci anni fa feci una considerazione. Molti di noi, quando visitano i paesi che furono interessati dal regime sovietico si soffermano a osservare le differenze nello stile di vita, nei consumi quotidiani e, confrontando le abitudini occidentali con quelle di quei paesi, semplicemente esaltano queste ovvie differenze; ma in questo modo si sfiora solo la superficie.

Chi ragiona sul fatto che in tutti i paesi che rimasero chiusi nella cortina di ferro, l’attenzione verso musica, poesia, danza, e arte in genere è segnatamente più viva?
Pochi leggono libri in Italia, quanti di noi leggono poesie?
Ebbene, nell’Europa dell’est si vendono libri di poesie e si leggono poesie, e si va spesso a teatro per esigenze culturali e non per dar sfoggio di sé stessi. Questi sono gli interessi della classe medio/alta.

Pochi ascoltano musica classica in Italia, molti giovani dell’est ascoltano musica classica.
Quanti si dedicano alla danza con spirito di sacrificio e quanti alla pittura ed alla scultura con sincera esigenza spirituale e non solamente con il mito della fama e del rapido e facile successo?
Quando poi fui in Bulgaria, un paio di anni fa feci la medesima considerazione.

Forse dovremmo fare tutti una riflessione su quello che noi stiamo oggi offrendo della nostra società “avanzata” a coloro che facevano parte di quelle considerate arretrate. Almeno su certi aspetti della cultura più elevata.

Il Kursi Kool Kond Artists’s Group è una società di artisti che proviene dall’Estonia. Loro preferiscono definirsi un gruppo di amici ma, nei fatti, costituiscono una vera e propria scuola d’arte.

kursi kool kond artists' group artists from estonia 52 biennale di venezia 2007

Pajos Priit; Pangseep Priit; Ilmar Kruusamae; Peeter Allik; Albert Gulk, espongono le proprie opere qui nella Galleria d’Arte III Millennio, mentre Marko Maetamm espone al padiglione dell’Estonia alla Biennale di Venezia. Gli altri esponenti del gruppo sono: Reiu Tuur; Imat Suumann; Kulli Suitsu; che non partecipano alla mostra.

Kursi Kool Kond Artists’s Group o Kursi School of art è una realtà dell’arte contemporanea estone che ha visto la luce nel 1988 ben 18 anni fa; un vero record se consideriamo che in genere queste aggregazioni di artisti hanno una vita media di 4 o 5 anni. Il gruppo sorge in un momento storico significativo, in cui si iniziano ad avvertire i primi sintomi della definitiva rottura della cortina di ferro che avverrà di lì a poco nel 1991.

Il gruppo ha intenzione di produrre opere che siano divertenti ed esaltino i lati grotteschi e ridicoli del mondo, senza alcuna pretesa di proselitismo o retorica politica ma le prime loro esposizioni hanno un effetto devastante sulla rigida censura di mosca e sugli equilibri dell’accademia estone. Tuttavia la seria scuola d’arte di tradizione e la voglia di cambiamento degli spiriti liberi producono risultati dirompenti e di sicuro risultato comunicativo. La rigida retorica è soppiantata da affabili e ironici riferimenti e sottili allegorie, il dialogo si fa piacevole, scherzoso, avvincente ma anche ricco di riferimenti all’emotività, alla psicologia, al dramma, alla teatralità, all’interpretazione della condizione umana.

Il collante che ha mantenuto coeso il gruppo è stato sicuramente un felice senso dell’amicizia e della fratellanza che accomuna queste persone. Quindi la condivisione profonda d’ideali e valori comuni. Tra questi il più importante, un valore che è anche alla base dell’attività della Galleria d’Arte III Millennio e cioè il modo di porsi nei confronti dell’atto creativo e dell’impulso che scatena questo atto. Non esistono pregiudizi, non esistono militanze e chiese, non esistono appartenenze e correnti prevalenti, non esistono dogmi né regole né esigenze di leadership. La prova è nel fatto che queste opere, se le osservate, non hanno nulla in comune tra loro.

Potrei affermare tuttavia che tutti loro sono accomunati da una caratteristica atavica dell’arte dell’est: la consapevolezza che esista una dimensione altra, non fuga dalla realtà ma la sensazione vivida della consistenza di mondi paralleli in cui abitano esseri fantastici o creature mitiche, luoghi da cui provengono i sogni e i colori, le luci dei tramonti e il nostro incomprensibile senso malinconico al tempo stesso tripudiante di gioia e eccezionalmente disperato. Imat Suumann afferma che, nonostante la contemporaneità consideri un tramonto kitsch, egli rimarrà sempre incantato dalla bellezza dei paesaggi naturali e che non potrà mai non riconoscere la bellezza che non può per definizione essere kitsch.

Ogni artista comunque cura e persegue la propria tensione creativa, senza condizionamenti reciproci che non siano di puro piacere e confronto paritetico. Vi sono ovviamente anche altri valori che tengono unito il gruppo e lo fanno crescere. Ad esempio una certa condivisibile polemica nei confronti della visione centralizzata dell’arte, nei confronti di coloro i quali ritengono che si possa fare arte contemporanea solamente vivendo e operando nelle grandi metropoli in cui tutto accade e che l’arte decentrata sia liquidabile frettolosamente come “arte provinciale”. Kursi è il nome di almeno 4 villaggi in Estonia, 4 piccoli villaggi…

Ed è in un piccolo villaggio che nasce il Kursi Kool Kond Artists’s group, proprio per rompere questi schemi mentali e adeguarsi ai tempi che cambiano, che lo si voglia o no, e che ci indicano il ruolo dell’arte quale aveva nella notte dei tempi: un fenomeno locale e diffuso, frutto del genio del singolo visionario che agisce guidato dal ragionamento induttivo e che in questo modo è in comunicazione ed in sintonia o in conflitto con l’universo. Insomma l’eroe romantico per eccellenza, libero e indipendente.

Ancora una volta appare l’eroe romantico, il lupo della steppa di Hermann Hesse. Di fronte a tale potenza e semplicità non c’è curatore che tenga, non c’è biennale che resista. Con una realtà del genere questi eventi di pretesa esposizione internazionale dello scibile artistico sono ridimensionati al loro vero ruolo di parziale esemplificazione se non di personalistica e parziale celebrazione. Lo scenario ideale per la rinascita culturale e la riaffermazione delle gallerie d’arte, numerose e distinte e indipendenti e delocalizzate ma connesse in rete, quale vero e valido intermediario per un pubblico che ha bisogno di essere nutrito più che stupito.

Un tempo gli artisti venivano reclusi nelle corti, poi venne l’epoca delle biennali che per gli stupidi sono il luogo in cui l’artista è riconosciuto come tale; ma, come già dissi , la vera affermazione dell’artista è con il pubblico, con la gente comune che è grata per la bellezza e la ricchezza che l’artista produce semplicemente dalle sue mani e che paga l’artista per acquistarne l’opera perché gli piace e la vuole con sé.

Questo può accadere ovunque, in una stalla come in un grattacielo ma c’era chi diceva che dai diamanti non nasce niente ma dal letame nascono i fiori. L’arte, e con questo so di esprimere anche il parere di Kursi Kool Kond, non è un fenomeno che si possa semplicemente etichettare e catalogare e quindi mettere in classifica o piegare alle esigenze di un singolo. Venezia ne è un esempio. È un’architettura organica, frutto dell’immaginazione di migliaia di piccoli costruttori e artigiani e architetti. Se fosse stata progettata e costruita da un solo, per quanto grande e geniale architetto, sarebbe stata orrenda ed inconfrontabile con la nostra attuale città.

Così è anche l’arte. Essa va appresa quotidianamente, è come l’acqua, non ha forma definita ma assume tutte le forme. L’unico suo principio è che si basa sull’attività cerebrale più profonda: l’istinto. Come tale alimenta il sogno e il mistero. Queste sono le lettere dell’alfabeto dell’arte.

Vorrei ora presentarvi gli artisti che espongono oggi. Sono artisti di diverse generazioni: il più giovane è nato nel 1971, il più anziano nel 1957, rappresentano quindi un bel pezzo di storia dell’arte contemporanea estone.

La prima impressione che ho avuto vedendo le loro opere è la sincera passione e la forza creativa. Sono artisti che lavorano sulle loro opere e non su quello che delle loro opere si dice. Qui non c’è nulla di gestuale, non si gioca sull’equivoco e sull’apparenza. L’arte di questi artisti è concreta tangibile apprezzabile con l’occhio e con la mano. Non si gioca su banali provocazioni o elementari segnali mono-toni. Si tratta di un’arte incontaminata.

Ancora non pervasa dalla malizia e dal cinismo di casa nostra e dall’american style, per questo qualcheduno con la smania di uniformarsi si affretterebbe a sorridere e a definirla provinciale e non internazionale.

È un’arte che cerca il mistero, che s’interroga su questioni fondamentali e non si disperde in cronache quotidiane, non s’incarica di lanciare segnali al mondo semmai con presunzione e perentorietà; non è un’arte che pretende di essere elevata sul piedistallo della nostra cronaca viscerale.

È un’arte che parla all’anima, al cuore. È mistica, simbolica, scenografica, ironica; come dev’essere chi intrattiene e vuole stupire affascinare ammaliare e quindi condurre al ragionamento libero.

L’Estonia è un paese di piccole dimensioni affacciato sul mar baltico, che ha avuto un passato molto travagliato e vive un presente difficile e duro. Anche per questo l’arte dell’Estonia è incontaminata. Non ha avuto ancora il tempo per divenire espressione od oggetto della subcultura dei media e del consumismo. È un’arte che convive con un ambiente fertile e fecondo perché irto di difficoltà e speranze, forse in contrasto con il nostro equilibrio sul filo della decadenza.

Non parlo male della nostra arte, il mio è un proposito polemico per accendere un possibile dibattito con chi le mostre le organizza ma non rischia nulla perché tace e non s’espone e non riflette apertamente con il pubblico ma lascia cadere la questione nel silenzio; e questo per me è male. Nelle tele di questi artisti e nella carta di questi artisti, sento l’odore del carbone che brucia nel camino, e vedo la bruma estesa sulla pianura umida, sento odore della terra. Vedo l’arte ancora intesa principalmente come lavoro dell’artigiano e quindi sublimazione dell’intellettuale. Saper scrivere per poi scrivere e quindi andare oltre la scrittura e così s’aprono mille sentieri da intraprendere.

Arte intesa come onesto lavoro creativo fatto di fatica e impegno fisico; concetti spesso lontani dalla nostra contemporaneità fatta di artisti bambini già viziati che immaginano i loro piccoli e rapidi schizzi pronti solamente per qualche asta milionaria.


Ilmar Kruusamae

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Ilmar Kruusamae è il Fondatore di Kursi Kool Kond Artists’s Group ( Scuola Kursi ). È nato il 15 Luglio 1957 a Tartu in Estonia.

Nel 1980 si è laureato in Economia all’Università di Tartu. Dal 1976 al 2000 ha operato nello Studio d’Arte dell’Università di Tartu. Dal 1980 si definisce artista freelance. Dal 1984 ha operato come mail-artist. Dal 1988 è membro dell’Associazione degli Artisti Estoni. Dal 1989 è membro dell’Associazione degli Artisti Hawaiiani.

Egli si definisce artista autodidatta.

Parere del curatore

Le tele di Kruusamae sono impressionanti. Fin dalle prime ore d’esposizione ho potuto notare l’effetto scioccante di questi immensi primi piani sulla gente che passava avanti la galleria e anche nei vostri occhi. Per Kruusamae le dimensioni contano eccome!

Inizialmente Ilmar era appassionato di insetti e piccoli animali che rappresentava sempre su tele di grandi dimensioni spesso per il piacere del fratello.

Dovete paragonare quindi queste immagini alle macro, quelle riprese degli insetti o dei fiori o delle sostanze chimiche. Quindi una volta tarate le opportune dimensioni la rappresentazione diviene una porta d’ingresso nel proprio mondo. Questi primi piani occupano tutto il nostro campo visivo e quindi divengono una esperienza totalizzante.

Ecco vedete il ritratto di Good Eha e quello di Brother Albert o di Kylli Suitso o quello di Matti, non sono solo ritratti, sono biografie.

Tutto ciò che ci accade nella vita rimane trascritto in una piega del volto, nella luce degli occhi, ebbene con queste riprese macro, l’artista vuole scavare e registrare le testimonianze occulte che svelano il dramma dell’esistenza e il mistero della vita. In particolare mi soffermo sugli occhi, che Ilmar definisce la parte più complessa da creare. Gli occhi sono l’accesso al mondo interiore, alle emozioni più profonde e intime dell’uomo. In un’ottica puramente tecnica diviene quindi indispensabile sovra-dimensionare il soggetto per scoprire i piccoli dettagli nascosti e portarli alla luce.

Potrei dire che Ilmar abita e gestisce due dimensioni, esse non sono separate ma convivono nella realtà sono tangibili entrambe. L’una è quella dell’esperienza sensibile che ognuno di noi sperimenta, l’altra pur facendo parte della prima rimane sempre celata: è il mondo microscopico che registra e testimonia nelle sue pieghe nascoste, nelle luci e nelle ombre, il passare del tempo.

Ilmar crea un’opera ed una forte emozione, utilizzando la testa calva e gli occhi di Matti. Sarebbe semplicemente una testa calva, sarebbero semplicemente due occhi ma ridimensionati e trasposti sulla tela divengono uno strumento di grande potenza e carica espressiva trasmettendoci tutto lo spirito indomito e scaltro di Matti, la sua intelligenza e le traversie della sua vita passata. Possiamo veramente dire di aver conosciuto Matti; e la malinconica dolcezza di Good Eha e la meraviglia fanciullesca di Albert e l’intimistica introversione di Suitso.


Albert Gulk

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Albert Gulk è nato il 17 Febbraio 1969 a Antsla in Estonia.

Nel 1996 ha conseguito il Diploma in Belle Arti all’Università di Tartu. Espone dal 1988. È membro dell’Associazione degli Artisti Estoni dal 1995. Egli ama definirsi artista freelance.

Parere del curatore

Ritengo che nel momento in cui anche voi avete compreso di cosa si tratta avrete considerato queste opere un immane lavoro. Sono disegni fatti a matita su carta delle dimensioni di cm 150 x 400. Gulk è considerato in Estonia uno dei più grandi disegnatori ma non solamente per le dimensioni delle sue opere.

I suoi capolavori sono freschi originali dissacranti ironici sconci scandalosi e puri.

Albert Gulk, come del resto tutti gli artisti del Kursi Kool Kond, è un sognatore. Produce nel disegno delle storie, delle fiabe che potrebbero essere proposte ad un cantastorie; nel contempo egli è libero di esprimersi personalmente senza più alcun legame con l’accademia e dalla sua matita scorrono via con stupefacente facilità le figure mentali e immaginifiche o il frutto della eccitazione carnale, della sensualità, dell’autoerotismo sfrenato.

C’è un filo conduttore, se è necessario trovarlo, che mi riporta alle opere di HR Giger, il grande artista svizzero autore de “noi bambini atomici”. Negli arabeschi di corpi e occhi e seni e genitali e muscoli e oggetti cultuali rivedo una simile ossessività compulsione psicosi e una simile celebrazione apologetica dynatonica iperbolica retorica e ironica al contempo.

L’ossessione per il seno materno e l’alimentazione ne “LATTE E SODDISFAZIONE” che pare una regressione psicotica totale alla fase orale in un mammario tripudio lubrico e lascivo paragonabile anche alla medesima affezione che subiva il grande Federico Fellini, qui rivisto in una versione cyber punk un poco sadomaso con sincero compiacimento. Questa incessante e inarrestabile smania di pieno di sazio di nutriente che irrompe come può solo la forza vitale ma che diventa ostinazione accanimento e quindi ripetizione compulsione ossessione.

La celebrazione apologetica e iperbolica ne “MONUMENTO”: omaggio al fallo, come nella più antica tradizione, od omaggio alla congiunzione carnale od omaggio alla sfrenatezza dei sensi e al libero e molteplice uso del nostro corpo. Rappresentazione amplificata e distorta dalla psiche; dimorfofobia esaltante; forse sintomo o segnale di una realtà che ci rifiuta, che ci vuole sempre “altro” o “diverso” senza lasciarci veramente liberi di essere unici e personali. Un conflitto tra il ricatto egocentrico del consumismo e il conformismo del consumo. Di qui sfogo della emotività e della violenza sanguigna del creativo che fa esplodere con la bomba carta carica di grafite la sua visione delle cose.

Sono chiari i riferimenti alla condizione umana odierna, ipertrofica amorevole e spietata sessualmente emancipata ma psicologicamente immatura e instabile, che non ha mai rotto il cordone ombelicale che non è ancora maturata. Che dalla culla è passata alla televisione e che dal regime è passata al mercato. Anime sbandate cui si dice che il bello non è più tale e che l’opera non vale se non fa schifo. Ci siamo tutti.

Tuttavia il senso del macabro di HR Giger è qui intelligentemente sostituito dalla tradizione che è troppo forte per non riemergere e che sarebbe delittuoso respingere e rifiutare: la fiaba.

La fiaba è la caratteristica pura e ancestrale dell’arte dell’est, pensate pure che sia un luogo comune ma è così. È una realtà ed Albert Gulk infonde in queste immagini che potrebbero con nulla diventare dure e pesanti e opprimenti il senso leggero e flautato della fiaba in cui svolazzano amore e morte mistero e magia carnalità e spirito, con perfetto equilibrio.

Anche per Gulk le dimensioni hanno un ruolo, sono necessarie. Egli dice che quando faceva piccoli disegni la gente lo ignorava ma quando ha iniziato a fare grandi disegni allora la gente ha iniziato ad apprezzarlo. Forse perché i suoi disegni sono tanto ricchi?
Può darsi ma forse anche perché nelle stesse dimensioni si esprime la forza delle passioni che Albert Gulk fatica tanto a trattenere, il suo stesso corpo pare compresso e teso nello sforzo di trattenersi.


Peeter Allik

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Peeter Allik è tra i Fondatori di Kursi Kool Kond Artists’ Group ( Scuola Kursi ).

È nato il 28 Giugno 1966 a Põltsamaa, in Estonia. Nel 1993 ha conseguito il Diploma in Belle Arti all’Università di Tartu. Espone dal 1988. Egli è membro dell’Associazione degli Artisti Estoni dal 1995.

Parere del curatore

L’artista ha esposto tre grandi opere, sono incisioni su linoleum, una tecnica attualmente poco utilizzata forse perché piuttosto complessa. L’artista incide il linoleum con appositi bulini e poi usa la pellicola come matrice per la stampa.

Peter allik ha un carattere duro e polemico, è l’arrabbiato del gruppo, forse il più idealista e il meno sognatore e crede profondamente in quello che fa.

Racconta di aver esposto assieme a Gulk le sue opere in un albergo di Tartu di sorpresa durante la notte e di come i clienti e i titolari dell’albergo al loro risveglio si siano spaventati ma non abbiano chiesto di rimuovere i disegni per timore che fossero stati messi lì dal governo di mosca.

Peeter è un reduce, potrebbe benissimo essere un artista espressionista nella Germania nazista tale è il suo vigore polemico ma nella contemporaneità esso si stempera e si addolcisce in una dissacrante tensione sarcastica e ironica.

Così è “L’ARTISTA E LA SUA GALLINA” nel quale il povero artista ha le mani divorate da quel piccolo animale domestico fonte di cibo. Tale è il senso d’impotenza e di frustrazione di chi osa nel campo dell’arte.

Così è “UN’INUTILE SOTTIGLIEZZA” in cui il ragazzino furbetto spara un colpo di rivoltella in testa a quello che pare essere un uomo di legge o un arrogante personaggio di potere. Inutile sottigliezza perché tanto di quei tipi ce ne sono fin troppi che ammazzarne uno è solo un dettaglio?
o perché non serve prendere tanto la mira ma basta sparare per uccidere subito senza tante smancerie?

Entrambe le ipotesi sono valide. L’artista di questa stampa dice anche “UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA” e quindi forse vale anche l’ipotesi che ammazzarne uno ogni tanto non significa risolvere il problema.

Peter allik si professa contro la guerra e la sopraffazione ma, in tutto ciò, fatico a intravedere un messaggio di pace ma tant’è sulla tela tutto è concesso all’artista.
O no?

L’opera “SOLDIERS” dovrebbe appunto inquadrare la questione, soprattutto se affiancato a “PIGS”, come per fare un parallelo tra soldati e maiali, carne da macello, carne da cannone, soldati maiali.

Peeter Allik è l’artista più diretto, in lui il media dell’arte è funzionale all’invio di segnali forti alla nostra società più che una riflessione sulla condizione umana. È l’artista più contemporaneo del gruppo ed è anche quello che ha tralasciato del tutto la tradizione ancestrale della fiaba, almeno nelle opere qui presenti.

Egli incarna due lati di una medaglia. Da una parte è polemico ed ostile a certi modi di intendere l’arte della contemporaneità e si oppone apertamente e pugnacemente alla retorica imposta dal potere costituito, dall’altra, la sua creatività incarna gli stessi contenuti di cronaca e attualità che spesso vengono strumentalizzati da finta arte contemporanea che tralascia la costruzione di una struttura e un linguaggio articolato e complesso.

Peeter Allik forse è consapevole di giocare in equilibrio su un filo di lana ma la sua impetuosità e la sua rabbia idealista gli rendono omaggio.


Pajos Priit

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Pajos Priit è nato il 15 Settembre 1971 a Turi in Estonia.

Nel 1998 ha conseguito il Diploma in Belle Arti all’Università di Tartu. Espone le sue opere dal 1995. È Membro dell’Associazione degli Artisti Estoni e fa parte della Scuola Kursi dal 2000.

Parere del curatore

Pajos introduce nella sua pittura una visione legata a rimandi religiosi ma con intento diverso dal fratello Pangsepp. Prevale qui una rappresentazione simbolica. Il costrutto richiama sempre la tematica del racconto ma questa volta incentrato sulla traccia della parabola evangelica. I “FRATELLI”, il “MESSAGGERO”; gli “UOMINI DI MEDICINA” i “FIGLI DEL RE FOLLE” il “RE DEGLI ANIMALI” paiono essere tutti richiami di parabole tratte da un manuale di buona morale o da testi sacri come la Bibbia.

Potrebbero richiamare valori quali: la fratellanza, la promessa della vita ultraterrena, i truffatori e i filistei, i folli, la favola mitologica di saturno.

Anche i colori utilizzati e le forme richiamano una pittura antica, potrei dire di tipo fiammingo per certe tonalità o qualcosa di caravaggesco nella ricerca sulla luce propria del colore.

Le opere hanno certo un intento morale ed esemplificativo e non nascondono una certa carica retorica che potrebbe anche apparire troppo dominante del resto Pajos è il più giovane del gruppo e forse la sua pittura deve ancora trovare una sua dimensione completa.

Tuttavia caratteristica e personale essa è legata più d’ogni altra alle tradizioni nordiche ed alla terra. Non esiste una dimensione intima e una introspezione psicologica come per Pangsepp. Potrebbe essere la parodia di un delirio degno del Savonarola o una reminiscenza di medievalità in pieno XXI secolo, una nostalgia o un monito?
Propenderei per un monito.

I figli del Re folle paiono pronti per essere divorati come fece Saturno, le colpe dei padri ricadranno sui figli. Sullo sfondo appare un paesaggio da inferno dantesco.

Il Re degli animali è un pazzo o un decerebrato circondato dai suoi simili mentre in un angolo si ritrae l’artista che, smascherandosi, suggerisce il silenzio per non disturbare lo svolgimento dei fatti e vedere cinicamente come va a finire.

Gli uomini della medicina sono dei truffatori venditori di fumo approfittatori e malvagi, disposti a tutto per prendere il sopravvento sull’ignoranza della fragile donna preoccupata per la salute del figlio.

I fratelli paiono attendere la morte del padre per arraffare il suo potere mentre dietro, nell’ombra tacciono addolorati i sudditi. Addolorati per la morte del padrone o addolorati per quello che dovranno subire dai suoi figli viziati?

Il messaggero che appare sul letto di morte del potente di turno è un angelo?
O è il messaggero dell’inferno che porta notizia al moribondo che nell’aldilà sono pronti a fargliela pagare?
Dall’espressione crucciata e apprensiva del vecchio morente propenderei per la seconda ipotesi.

Nessuna pietà quindi. Questo mondo contemporaneo è ancora abitato da entità e valori che emergono direttamente da un passato oscuro e i tempi sono ancora quelli piuttosto bui della prevaricazione della violenza dell’abuso di potere e dell’ingiustizia. L’artista è spettatore esterno e distaccato, forse un poco troppo moralista e al di sopra; ma questo fa parte della sua personalità messianica e della sua propensione al misticismo.


Pangsepp Priit

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Pangsepp Priit è nato il 20 Gennaio 1966 a Kohtla-Jarve, in Estonia.

Pangsepp Priit è tra i Fondatori di Kursi Kool Kond Artists’s Group ( Scuola Kursi ). Ha conseguito il diploma alla Scuola d’Arte di Tartu nel 1985. Espone dal 1984. È membro dell’Associazione degli Artisti Estoni dal 1992.

Parere del curatore

Pangsepp è un uomo schivo, riservato introverso delicato. Gli avvenimenti hanno effetto su di lui ma con lentezza sono manifesti, il suo umore è stabile e quieto e cambia con poca facilità.

Nelle sue tele egli predilige il colore al segno e le rafforza con l’oro. È ispirato ai surrealisti. Colori che richiamano Klimt atmosfere che ricordano Chagall. Una realtà bidimensionale come per Kruusamae, ma qui il dialogo è tra la veglia e il sonno artefice del sogno che non può non rinnovarsi pena l’eterna veglia.

Un amore tenero e sconfinato per la vita e il rifiuto dell’oblio. Il desiderio beatificante di un amore assoluto semidivino e eterno, la ricerca mistica della santità con la blasfemia della fisicità; religione corporea, orgasmo come sublimazione della gioia ultraterrena.

Anche in Pajos sussiste questa presenza messianica o il delirio ascetico proprio dei santi o aspiranti tali che erano poi quelli più traviati di tutti dai sensi mentre il resto della gente si preoccupava di trovare cibo e riparo.

La pittura qui diventa strumento di purificazione dell’anima o di elevazione dei sensi a qualcosa di più rispetto alla loro inevitabile caducità umana.

Ecco quindi “SPIRITO” e “SANT’UOMO”. Come vedete in queste tele la realtà carnale è messa a confronto con l’ipotesi metafisica del divino. Il risultato è appunto l’elevazione e la beatitudine sancita dall’atmosfera pacata e i colori delicati e sfumati e la componente appunto divina dell’oro.

Ecco ancora “MEZZANOTTE” e “VIDI UNA DONNA NELLO SPECCHIO”. Nel primo è manifesto il sogno che porta l’artista in un’altra dimensione in cui ogni volta si svolge una storia o una fiaba diversa.

Ecco che ritorna ancora il tema forte della tradizione. Il sogno giunge appunto a mezzanotte; in un umano momento convenzionale di sospensione temporale si verifica un fatto in cui hanno ragione forze extra terrene e non controllabili di cui l’artista è piacevolmente oggetto.

Esso pare simile anche alla forza incontrollabile del piacere fisico che l’artista potrebbe interpretare come espressione del divino nel corpo umano. Nel secondo appare la trasfigurazione del corpo che si fa anche donna e quindi raccoglie in sé li Yin e lo Yang assurgendo ad un’anelata perfezione fisica e morale in cui infine si può generare solamente l’eterno piacere e la finalmente conquistata natura divina.

Il dogmatico potrebbe interpretare tutto ciò come superbia ma non è così. Pangsepp attinge dalla religiosità concetti chiave che traspone nel suo linguaggio pittorico in cui confluisce una profonda ricerca psicologica incentrata sulla condizione umana spirituale e morale più che collocabile in un contesto sociale. Egli non è l’uomo del “perchè esistiamo e chi siamo” ma l’uomo del “perchè io esisto e chi sono” non meno interessante ed utile.

L’artista non si ripara nei suoi dipinti, non fugge dalla realtà non si rinchiude in una gabbia dorata ma cerca nel piacere, nella pace interiore e nella serenità una guida morale, una legge divina che possa essere fonte di equilibrio e amore universale.


I° Concorso Internazionale d’Arte Contemporanea

Collettiva degli artisti selezionati, esposizione dal 31 marzo al 14 aprile 2007. Curatore Nicola Eremita. Vernissage sabato 31 marzo 2007 ore 18.

Si è svolta all’inizio del 2007 la selezione dei sedici artisti che partecipano alla prima edizione del Concorso Internazionale d’Arte Contemporanea organizzato dalla Galleria d’Arte III Millennio. Il 31 marzo si apre la mostra collettiva a loro dedicata.

Come potete apprezzare si tratta di artisti che hanno scelto le modalità espressive più differenti o che hanno adoperato tecniche classiche con speciale originalità.

Sono stati favoriti gli artisti più giovani ma, soprattutto, quelli che hanno dimostrato, con le loro opere, di coltivare un vero talento per le arti.

Espongono:

Aerts Mireze

Aerts Mirèze è nata nel 1950 in Belgio. Laureata all’Accademia d’Arte di Uccle a Bruxelles, vive e lavora a Bruxelles.

Parere del curatore

L’opera, come altre di Aerts Mirèze, denota padronanza della tecnica coloristica e potenza espressiva gestita con maestria. Il colore è luce e diviene il protagonista di questo tipo di arte che predilige ancora e finalmente la vera pittura, per alcuni la vera arte figurativa.

aerts mireze, divina commedia n.27, olio su tela cm 100x140, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Divina Commedia n.27, olio su tela cm 100×140, 2006


Alberto Riello

Alberto Riello è nato al Lido di Venezia nel 1966. Attratto dalla calcografia e dalla stampa d’arte, nel 1999 realizza le sue prime opere pittoriche. I suoi dipinti sono eseguiti con tecnica mista su tavole di legno.

Parere del curatore

un felice esempio di creatività. Ricerca estetica indirizzata verso la sperimentazione delle geometrie astratte dalle quali emerge la forma. Si potrebbe bene associare a questa forma d’arte la musica. Il contenuto è specificato: solarità, incontro delle linee in incroci e curve armoniche, gioia e prolificità artistica.

alberto riello, scultura astratta, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Scultura astratta


Alberto Tosin

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Parere del curatore

Pittura intensa, con riferimenti alla tecnica inconfondibile di Renato Guttuso. Grande padronanza del colore per una vera pittura. L’opera concentra la sua attenzione al volto del Cristo. I tratti delicati del volto testimone del perdono, contrastano con l’impeto violento del colore che testimonia della crudeltà dell’atto.

alberto tosin, particolare di una crocifissione, olio su tela cm 100x70, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Particolare di una crocefissione, olio su tela cm 100×70, 1985


Alessandra Arru

Alessandra Arru ha 24 anni ed è nata e cresciuta a Rimini. È iscritta alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Urbino. Presso la Sala delle Colonne del Comune di Rimini si è tenuta la sua prima mostra personale nel periodo ottobre – novembre 2005. La creatività di Alessandra Arru si esprime su tavole in legno o plexiglass con metodologie originali felicemente mixate: fondotinta, scolorina, glitter, detersivo in polvere, colori ad olio e spray.

Parere del curatore

artista che va sicuramente incoraggiato a continuare la sua ricerca estetica, non si sottovaluta una sottile tensione ironica nella sua opera.

alessandra arru, senza titolo, spray uniposca su legno cm 30x125, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Senza titolo, spray uniposca su legno cm 30×125, 2005


Andreas Tschannen

Andreas Tschannen è nato a Huttwil Svizzera nel 1962. Sua madre è un’artista di talento versatile. I suoi genitori riconobbero le capacità di Andreas fin da tenera età e lo incoraggiarono a sviluppare le sue doti. Ha studiato all’Accademia d’Arte e Design di Niederbipp.

Parere del curatore

Omaggio all’arte erotica, che predilige l’esaltazione e la celebrazione delle forme glamour. Arte di formazione recente, coeva dello sviluppo della moda e della massificazione dei consumi, figlia del design industriale e del marketing pubblicitario.

andreas tschannen, illuminazione, olio su tela cm 80x100 2004, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Illuminazione, olio su tela cm 80×100, 2004


Andrea Zannoni

Andrea Zannoni è nato a Livorno nel 1975. Si è diplomato al Liceo Artistico di Lucca, ha frequentato il primo anno dell’Accademia di Belle Arti di Carrara ed ha finito gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze con la massima votazione. Vive e lavora a Cireglio in provincia di Pistoia.

Parere del curatore

Opera simbolica, di concreta tensione. Richiama l’uovo e la culla e la bocca. Giustamente paragonata alla crisalide di brancusi. Trattiene significati di origine e di fine. Forma iniziale e finale, universale, ben definita anche totemica ma non fallica, bensì uterina. Esecuzione tecnica impeccabile.

andrea zannoni, forma primis, marmo nero del belgio su base in marmo di carrara cm 20x20x40 2001, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Forma primis, marmo nero del Belgio su base in marmo di Carrara cm 20x20x40, 2001


Brizio Ranieri

Brizio Ranieri è nato a San Donà di Piave ( Venezia ) nel 1979.

Parere del curatore

Si è voluto premiare, la resa stilistica che inequivocabilmente richiama l’atmosfera emozionale di terrore.

brizio ranieri, la notte, olio su tela cm 40x60, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

La notte, olio su tela cm 40×60, 2003


Fabiano Fiorin

Fabiano Fiorin è nato al Lido di Venezia nel 1964. Ha iniziato il suo percorso professionale come disegnatore di fumetti, passando in seguito all’illustrazione per l’infanzia. Pubblica libri per ragazzi e sperimenta nuove tecniche di comunicazione con la pittura rivolta all’universo femminile.

Parere del curatore

ottima qualità grafica, originali stilemi. Opera di notevole impatto e carica espressiva. Nel complesso di sapore teatrale. Non si tradisce lo spirito didattico e illustrativo della rappresentazione.

fabiano fiorin, trono d'amore, olio su tela cm 80x120, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Trono d’amore, olio su tela cm 80×120


Filippo Farina

Filippo Farina è nato a Bondeno il 20 Febbraio 1981, è Maestro d’arte grafica pubblicitaria, ha partecipato al Premio Celeste edizione 2006.

Parere del curatore

opera di apprezzabile equilibrio grafico formale e coloristico.

filippo farina, mutazione 2, olio e carta su tela cm 50x70 2005, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Mutazione 2, olio e carta su tela cm 50×70, 2005


Iva Milanova

Iva Milanova è nata il 30 ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Parere del curatore

Si rinnova l’apprezzamento per la piacevolissima e impegnativa pittura di Iva Milanova. Vorrei sottolineare la solarità di questo nudo femminile. Il riferimento alla gioia di vivere di Picasso appare più che evidente, come evidente risulta l’abilità narrativa e l’espressività sensuale di questa artista.

iva milanova, desiderio sensucht, olio su tela cm 80x120 2006, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Desiderio sehnsucht, olio su tela cm 80×120, 2006


Jeannette Rutsche

Jeannette Rutsche è nata a Zurigo nel 1961 da padre tedesco e madre toscana. La multiculturalità accompagna tutta la vita dell’artista rendendola uno spirito indipendente ed eclettico. Si appassiona alla geometria frazionaria e trova in essa lo stumento idoneo a dare espressione alle forme ed allo spazio della mente.

Parere del curatore

Si vuole premiare lo studio scientifico applicato alla ricerca filologica. In questo tipo di espressione artistica prevale il contenuto, anche se esso è codificato con precisione grazie alla ricerca formale dei nessi e dei vettori che congiungono, forse non per pure coincidenze, l’infinitesimale all’universale. Lode al ragionamento induttivo.

jeannette rutsche, ostacolo, stampa fotografica lambda cm 60x80 2006, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Ostacolo, stampa fotografica lambda cm 60×80, 2006


Lina Golan

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Parere del curatore

L’opera denota un’interessante resa plastica del colore. L’effettismo è emozionante e realistico. È elegante il riferimento ai contenuti, reso con discrezione e pacatezza.

lina golan, ali nell'oscurità, olio su tela cm 100x100 2005, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Ali nell’oscurità, olio su tela cm 100×100, 2005


Loris Angeli

Loris Angeli nasce nel 1972. La passione del padre e del nonno paterno per la lavorazione del legno è stata stimolo per la sua scelta di vita. Dal 1985 Loris frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Pozza di Fassa. Dal 1990 segue quindi l’Accademia di Belle Arti di Carrara, sezione scultura. Termina gli studi nel 1995 con una tesi su Augusto Murer. Il percorso di formazione gli ha fornito una solida base teorica e una variegata manualità e con coraggio inizia a lavorare in proprio nel suo laboratorio dedicandosi all’arte a tempo pieno.

Parere del curatore

La scultura pare essere un arto spezzato o un busto mutilato. L’artista ha evocato con raffinata sintesi, il difficile rapporto dell’uomo con la natura che lo circonda, sempre più basato sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse. Impressionante il processo di umanizzazione del legno.

loris angeli, l'urlo della natura, legno d'olivo ottone e pietra, cm 35x25x168, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

L’urlo della natura, legno d’olivo ottone pietra cm 35x25x168


Paola Fabbri

Paola Fabbri nasce a Massa Lombarda il 4 luglio 1973, terminati gli studi artistici, intraprende un percorso di ricerca e studio dell’arte antica ed extraeuropea, del simbolo e delle religioni attraverso cui elaborerà il proprio personale linguaggio pittorico.

Parere del curatore

L’opera è un’elegante proposizione di sintesi simbolica. L’artista è passata ultimamente dal figurativo all’astratto mantenendo lo spirito simbolista. È qui rappresentata l’icona del quinto elemento, frutto della ricerca filologica dell’artista nel campo della filosofia neoplatonica. Il quinto elemento, oltre terra fuoco aria acqua, è la virtù celeste di origine divina

paola fabbri, quinta essenza, acrilico e vetro su tela cm 100x50 2007, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Quinta essenza, acrilico e vetro su tela cm 100×50, 2007


Piergiorgio Baroldi

PG Baroldi è nato a Salò, presso il lago di Garda. Egli è sempre stato attratto dall’arte anche come collezionista di arte contemporanea. E’ stato promotore e organizzatore di mostre d’arte contemporanea in luoghi caratteristici della Laguna Veneziana dove vive ed opera. PG Baroldi è molto attivo anche nella difficile missione del recupero degli antichi edifici militari della difesa costiera di Venezia affinché diventino parte del polo museale veneziano.

Parere del curatore

Come già affermato, le opere di Piergiorgio Baroldi sono il frutto della sua sensibilità nei confronti della quotidiana attualità. La figura umana è sempre al centro dell’attenzione dell’artista. Questa opera fa coppia con un’altra che rappresenta formalmente il suo contrario: una donna al bagno magra e aggraziata. Per chi scrive pare che le due opere, simbolicamente, vogliano rappresentare i due lati della stessa medaglia: i valori troppo frivoli di questa nostra società. Da una parte il culto per la bellezza fisica, dall’altro il culto dell’abbondanza, dell’accumulare ricchezze e dell’ingordigia.

piergiorgio baroldi, sabbia grossa, acrilico su tela cm 180x80 2007, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Sabbia grossa, acrilico su tela cm 180×80, 2007


Reuven Shezen

Reuven Shezen è nato nel 1970 a Riga. La sua preparazione artistica è fondamentalmente autodidatta. Ha vinto quattro borse di studio della Fondazione Culturale Americo-Israeliana AICF nel 1995 1996 1998 2000. Opere dell’artista fanno parte della collezione permanente del Museo d’Arte Israeliana di Gerusalemme, della Opera House, del Centro d’Arte Contemporanea di Tel Aviv.

Parere del curatore

Omaggio alla pittura gestuale e simbolista. Questo dipinto dovrebbe essere apprezzato nella sequenza della produzione dell’artista. Autore di carattere visionario e fiabesco dotato di una particolare sensibilità e personalità irrazionalistica e primitiva.

reuven shezen, mondi paralleli, acrilico su tela cm 60x40 2005, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Mondi paralleli, acrilico su tela cm 60×40, 2005


panorami di guido albanello alla galleria d'arte terzo millennio landscapes by guido albanello at the art gallery third millennium

Panorami

mostra personale di Guido Albanello dal 30 novembre al 31 dicembre 2006. Inaugurazione venerdì 30 novembre 2006 ore 18. Presenta il curatore Nicola Eremita

Le opere raffigurano Venezia lungo una carrellata a 360 gradi con vista dal bacino di San Marco. I disegni a china di ampie dimensioni sono le matrici di una serie di stampe a tiratura limitata.

Parere del curatore Nicola Eremita

È una grande opera grafica ed editoriale. Si tratta di una straordinaria sequenza di sette vedute a volo d’uccello della città di Venezia, con punto d’osservazione situato nel Bacino di San Marco all’altezza dell’Isola di San Giorgio.

L’opera è stata realizzata tra il 1995 ed il 2006 da Guido Albanello, nell’ambito di un progetto elaborato dall’editore Gilberto Padovan.

Essa si inserisce in una tradizione illustre, nata con la magnifica silografia di Jacopo De’ Barbari datata 1500; ma è la prima volta che un unico autore si cimenta in una serie così ampia di vedute tutte tra loro coordinate secondo un progetto unitario.

La raffigurazione di Venezia si estende per sette fogli per una lunghezza complessiva di undici metri, la più ampia veduta incisa esistente della città.

Galleria opere

jean jacques aillagon visits the gallery

Visita di M. Jean Jacques Aillagon

Direttore del Museo d’Arte Contemporanea Collezione Pinault

il giorno 24 luglio 2006 Monsieur Jean Jacques Aillagon, in qualità di Direttore del Museo d’Arte Contemporanea Collezione Pinault, con sede in Palazzo Grassi, ha fatto visita alla Galleria d’Arte III Millennio.

Abbiamo passato una mezz’ora assieme, parlando di arte. L’ex Ministro della Cultura del Governo francese ha ammirato le opere del Maestro Mario Eremita e si è complimentato per l’ottimo spazio creato nel cuore di Venezia e dedicato all’arte contemporanea.

Con questa illustre visita la Galleria d’Arte III Millennio continua la sua iniziativa di scambio culturale e di dialogo con le Istituzioni italiane e straniere.

Tuttavia la Direzione non può non constatare con rammarico che dal 15 dicembre 2001, giorno di apertura della Galleria, né il Sindaco né l’Assessore alla Cultura né altri rappresentanti della Municipalità di Venezia, più vicini al mondo della cultura, fatta eccezione per il dr. Angelo Tabaro, abbiano voluto fare visita alla Galleria, nonostante le molteplici occasioni e i rinnovati inviti.

A quanto pare, nemo profeta in patria.

In ogni caso tutti noi della Galleria d’Arte III Millennio rimaniamo sempre fiduciosi di costruire col tempo una favorevole proficua e cordiale linea di comunicazione con il Comune di Venezia.

Perché siamo convinti che, se non si collabora difficilmente la città di Venezia potrà essere un centro vitale e propositivo, per buona pace di coloro che considerano Venezia una città morta.

anniversary art gallery third millennium anniversario galleria arte terzo millennio

Anniversario della fondazione

15 dicembre 2001 – 15 dicembre 2006

Abbiamo festeggiato assieme ai nostri più cari amici veneziani e non, la ricorrenza dei primi cinque anni di attività della Galleria d’Arte III Millennio.

Cinque anni importanti nei quali abbiamo imparato molte cose sulla città di Venezia, sul suo mondo della cultura e dell’arte e sulla visione internazionale che Venezia apre avanti agli artisti creando opportunità di critica, di crescita, di riflessione, di mercato.

Galleria delle immagini

lectura merlini galleria arte terzo millennio art gallery third millennium venezia

Lectura Merlini. Comunicato stampa.

Sabato 17 giugno 2006 alle ore 18:30 presso la Galleria d’Arte III Millennio si svolgerà un incontro letterario con l’Associazione Merlin Cocai. Il filologo Otello Fabris, presidente dell’associazione, presenterà la sua “LECTURA MERLINI, SUI CAVALLI E SULLE DONNE DELLE DESCRIZIONI MERLINIANE IN CONFRONTO CON LA PITTURA DELL’ARTISTA MARIO EREMITA”.
La manifestazione si svolge nell’ambito de “I LUOGHI FOLENGHIANI”, itinerario nella Venezia di Merlin Cocai. L’ingresso è libero.

lectura merlini locandina galleria arte terzo millennio art gallery third millennium venezia
lectura merlini galleria arte terzo millennio art gallery third millennium venezia

Lectura Merlini

Sabato 17 giugno ore 18.30. Incontro in Galleria con l’Associazione Teofilo Folengo
il presidente Otello Fabris legge brani dall’opera “Lectura Merlini” di Teofilo Folengo.

Otello Fabris, filologo ed appassionato presidente dell’Associazione Merlin Cocai si cimenterà in una “Lectura Merlini” dedicata ai cavalli ed alle donne delle descrizioni merliniane in confronto con la pittura dell’artista Mario Eremita. Iniziativa nell’ambito de “i luoghi folenghiani”, itinerario nella Venezia di Merlin Cocai.

Galleria immagini

luigi de giovanni galleria terzo millennio art gallery third millennium venezia

Luigi De Giovanni: light spaces. Comunicato stampa.

Mostra personale dal 12 al 30 novembre 2005. Inaugurazione domenica 13 novembre ore 18. Presentazione del curatore Nicola Eremita.

Seconda edizione della personale di Luigi De Giovanni alla Galleria d’Arte III Millennio. Prosegue la collezione delle nature morte e dei paesaggi naturalistici di suggestiva bellezza.

L’artista fa della pittura un luogo in cui, solo chi ha affrontato le difficoltà della vita può abbandonare le membra e lasciare appese al chiodo le vesti umide.

luigi de giovanni galleria terzo millennio art gallery third millennium venezia
luigi de giovanni galleria terzo millennio art gallery third millennium venezia

Luigi De Giovanni: light spaces

in mostra dal 12 al 30 novembre 2005. Inaugurazione domenica 13 novembre 2005 ore 18. Presenta il curatore Nicola Eremita

Biografia

Luigi De Giovanni nasce il 12 febbraio del 1950 a Specchia (Lecce). Sin dalla più tenera età esegue disegni ed acquerelli seguito dalla madre.

L’artista si è dedicato alla pittura sin dalla più tenera età e si è diplomato all’Accademia Di Belle Arti di Roma nel 1974.

Parere del curatore Nicola Eremita

Seconda edizione della personale di pittura di Luigi De Giovanni, la mostra si presenta nuovamente come una serena e grandiosa sequenza di colori caldi ben accostati alle tinte fredde, queste ultime usate con moderazione, che crea composizioni suggestive e intense.

Vorrei qui sottolineare l’elegante contrasto che emerge nella apparente omogeneità dei temi trattati. Il fondamentale contrasto si colloca tra le dolci nature morte, di sapore impressionista, e i selvaggi paesaggi dell’Italia meridionale, di tratto espressionista.

Vedete le prime ordinate e conchiuse in garbata compostezza, con tinte più delicate, compassate, vorrei dire, consumate. Vi prevalgono i mezzi toni e alcuni violetti e rosa pallidi; e verdi che tendono alle tinte azzurrine; e poi alcuni grigi vivaci ma con discrezione.

Le nature morte restano decisamente su un unico piano e rappresentano un processo concluso, un momento; un fiore che non è divenuto frutto, un gambo ormai reciso che può vivere solamente l’istante che gli è dato. Queste sono la celebrazione del “carpe diem” l’attimo in cui pensi di avere compreso e colto il significato, di possedere l’oggetto e il soggetto del tuo desiderio; ed è già passato.

Sono aggraziate e serene ma sono pur sempre predisposte alla rapida e precoce estinzione che solo la mano dell’artista è in grado d’impedire ma con l’artifizio della pittura. Esse si manifestano in un delicato intrico e, trasmettono una serena inquietudine.

Vengono quindi questi potenti paesaggi in cui prevale un tratto deciso rapido sintetico, con poche distrazioni, quasi gestuale ma anche con poche concessioni all’astrazione che rimane domata, controllata, trattenuta. Il colore è meno sfumato e i contrasti più accentuati.

Sono luoghi esistenti, non capricci, e sono duri e veraci; forse riarsi da un sole implacabile ma pieni di una vita radicata e resistente che, nella sua nodosa e apparente disordinata evoluzione, riafferma il suo primato. In queste tele l’autore ha concentrato tutta la sua forza vitale, il suo ottimismo e la sua fede nella potenza creatrice di questo mondo.

Nella contemplazione e nell’affermazione del valore di queste realtà Luigi De Giovanni ha codificato il suo messaggio universale. Il primato della natura quale forza riequilibratrice in grado, nell’assenza dell’umana specie, di riparare ai torti subiti con la sua potente e esuberante e onnidirezionale forza creatrice.

Galleria opere

Inaugurazione della mostra