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IV Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 08 – 30 settembre 2007.

In occasione della 52. Biennale d’Arte Sezione Arti Visive “Pensa con i sensi, senti con la mente: l’arte al presente”

Introduzione

In occasione della 52. Biennale d’Arte Sezione Arti Visive “Pensa con i Sensi, Senti con la Mente”, si svolge la quarta edizione della Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia. Quest’anno espongono un’artista tedesca, una romena, due ucraini, un’americana e due italiani.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

Espongono

Alyna Shchygoleva biografia

Alyna Ivanova Shchygoleva è nata nel 1951 a Lugansk in Ucraina. Ha studiato giornalismo all’Università M. Gorky di Rostov ed al Medical College di Lugansk. Ha lavorato come giornalista di radio e tv, come assistente nel reparto di radioterapia e oncologia dell’ospedale di Lugansk.

Espone dal 1980 in tutta europa. Dal 2002 vive in Italia. Le sue opere sono eseguite con fibre naturali con la tecnica mista textile, applique e quilt. Realizza arazzi e costumi che indossa in occasione delle performance d’artista. Prossima esibizione presso il centro Mondadori di Venezia San Marco febbraio 2008. Attualmente lavora ad un progetto fotografico.

Parere del curatore Nicola Eremita

Nei palazzi veneziani si possono ammirare molti arazzi, di grande valore. I commercianti veneziani erano amanti di questa forma d’arte che si prestava bene per arredare le immense pareti dei palazzi necessari a celebrare l’immagine della famiglia.

Alyna Shchygoleva si potrebbe riallacciare a questa antica tradizione ma solo superficialmente. La sua ricerca si esprime nel filato che è custode di valori forse perduti.

Queste opere hanno il sapore fiabesco dell’est, di antichi villaggi perduti. Essi conservano il tocco delle mani della donna sconosciuta che li ha lavorati. Non abbiamo più il sontuoso sfarzo degli arazzi veneziani, intessuti di fili di metallo prezioso; ma delicate composizioni di eccelsa abilità tessile dal forte intento rievocativo ed emozionale. Essi non celebrano avvenimenti e miti ma raccontano una fiaba sottovoce e la voce è elegante discreta e femminile.

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La città d’oro, tecnica mista su tessuto cm 200×200

Carla Monti biografia

Carla Monti vive e opera nel proprio studio di Milano. Ha iniziato a dipingere all’Accademia Libera del Maestro Giacomo Gabbiani. Attualmente fa parte dell’associazione “La Bottega delle Arti” dei pittori Luisella Lissoni e Ettore Maiotti.

Prima delle manifestazioni artistiche si è data allo studio della composizione floreale e discipline orientali, frequentando la scuola di Ikebana del Maestro Houn Ohara conseguendo il Master. Realizza le sue opere ad olio su carta o su tavola. Si dedica anche all’acquarello.

Parere del curatore Nicola Eremita

Una tavola che è un omaggio a Morandi. L’artista ha saputo rendere con efficacia ed emotività l’atmosfera di tesa sospensione di immobililità sacrale del grande mondo delle piccole cose. Semplici oggetti che divengono ricchissime fonti di riflessione poetica, di contemplazione.

La luce che si rifrange sulle superfici, i riflessi i colori che sfumano nel chiaroscuro. Infine il colpo di genio: improvvisa e quasi impercettibile, incombe sopra ogni cosa lo slancio dinamico, la proiezione, dell’ombra della lampada antica.

È la fuga da quel mondo immobile che da quel mondo stesso è creata e non lo disprezza. È lo slancio creativo che genera dalla lunga e laboriosa meditazione, dal lento e continuo consumarsi delle setole intrise di colore. È il tempo dell’arte.

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Lampada antica, olio su tavola cm 70×50

Diana Gavrilas biografia

Gabriela Diana Gavrilas è nata ad Oradea in Romania il 22 Agosto 1968. Tra il 1992 ed il 1998 ha studiato e si è laureata alla facoltà di arti plastiche dell’Università delle Arti e Design di Cluj-Napoca in Romania. Dal 1998 è docente presso l’Università di Oradea facoltà di arti plastiche, sezione pittura.

Dal 2002 al 2004 ha conseguito la borsa di studio “Vasile Parvan”, dei Ministeri degli Esteri della Cultura e della Ricerca Romeni, all’Accademia di Romania in Roma per il progetto “Miraggio nel Giardino di Bomarzo”. Nel 2004 ha concluso il dottorato di ricerca all’Università d’Arte e Design Cluj-Napoca dal titolo: “Giardino Francese”.

Parere del curatore Nicola Eremita

Susanna Tamaro in una recente intervista ha parlato del tempo che trascorre ad osservare un piccolo giardino. In particolare ella raccontava del tempo trascorso incantata dietro ai molteplici dettagli, ai colori, alle diverse forme di vita che in quel piccolo e ristretto ambiente possono convivere.

Ecco il dipinto di Gabriela, esso incarna quella stessa aura d’incanto. Gli occhi dell’artista hanno indugiato nel microcosmo variegato e misterioso che si trova dietro l’angolo e tutto’attorno a noi. Un luogo che, se a tutta prima pare confuso e insignificante, allo sguardo attento e al contemplativo, esso svela un universo di colori e di vita.

Sono state le persone così attente alle piccole cose, alle creature umili, che hanno fatto le più grandi scoperte nella scienza e le grandi opere nell’arte. Ricordiamo che Fidia scolpiva le figure anche dove nessuno mai le avrebbe potute ammirare. Il divino è in ogni luogo e il miracolo della vita è incommensurabile rispetto alla nostra immaginazione.

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Dettaglio di giardino, olio su tela cm 140×100

Iva Milanova biografia

Iva Milanova è nata il 30 Ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Parere del curatore Nicola Eremita

Si rinnova l’apprezzamento per la piacevolissima e impegnativa pittura di Iva Milanova. Vorrei sottolineare la solarità di questo nudo femminile. Il riferimento alla gioia di vivere di Picasso appare più che evidente, come evidente risulta l’abilità narrativa e l’espressività sensuale di questa artista.

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Desiderio Sehnsucht, olio su tela cm 80×120

Maria Camassa biografia

Maria Camassa è nata nel 1967 a Mesagne in provincia di Brindisi. Dal 1986 opera nel settore delle arti figurative. Dal 1986 al 1996 collabora con l’artista italiano Gino De Dominicis di cui ha organizzato una serie di mostre. Nel 1998 lavora presso la galleria d’arte “Venice Design” di Venezia.

Nel 1999 collabora con la Biennale di Venezia nel settore “Musica Danza Teatro” e segue il seminario di Musicologia con il Prof. Elio Matassi a cura dell’Università di Alti Studi di Estetica “Giacomo Leopardi” Nocera Terinese, in collaborazione con la Terza Università degli Studi di Roma e la Fondazione Rubettino.

Nel 2002 consegue la Laurea in Lettere e Filosofia ad indirizzo Storia dell’Arte presso l’Università Cà Foscari di Venezia argomento della tesi: “Arte e Pensiero. L’esperienza umana ed artistica di Gino De Dominicis”.

Parere del curatore Nicola Eremita

osservando questo quadro ritengo che esso possa essere ben collocato nel contesto della pittura romantica. Faccio riferimento alla pittura di William Turner e di William Blake. Le tinte scure e i contorni sfumati, le pose dinamiche e sfuggenti, richiamano formalmente questo tipo di pittura. Anche dal punto di vista simbolico il tema è collocato in quella grande e dirompente novità letteraria ed artistica che è ancora attuale e influente.

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D’amore, olio su tela cm 39×25

Oleg Shchygolev biografia

Oleg Shchygolev è nato nel 1950 a Dnepropetrovsk in Ucraina. Ha studiato all’Art College di Dnepropetrovsk e quindi nel suo studio privato ricevendo molte commissioni dall’Unione Artistica di cui è membro dal 1985. Vive e lavora a Lugansk ed espone dal 1976 in tutta Europa. Sue opere sono presenti presso il Ministero della Cultura Ucraino, presso musei e gallerie di Lugansk e Kiev e presso collezioni private negli Stati Uniti e in Europa.

parere del curatore Nicola Eremita

La pittura di Oleg Shchygolev è realista, tuttavia in essa convivono anche altri caratteri che prendono l’aspetto della citazione. Per questo artista è fondamentale dar prova della propria preparazione accademica e della propria conoscenza tecnica e formale. La personale vena creativa quindi si arricchisce della profonda erudizione sedimentata negli anni di studio che non è stata solamente teoria ma anche confronto pratico con la difficoltà tecnica.

Osservando le sue tele notiamo che l’inconfondibile tratto ritaglia numerosi rimandi alla pittura di fine ‘800 e primo ‘900. Rousseau, Van Ghog, Gaugin, Matisse, Chagall e tanti altri maestri emergono in piccoli e grandi dettagli-citazione. Quasi l’artista volesse portarli tutti con sé nella sua immaginazione.

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Sul fiume limpido, olio su tela cm 100×80

Rossella Mocerino biografia

Rossella Mocerino è nata in Toscana. Attualmente vive e opera a New York dove risiede in Greenwich Village. Ha studiato disegno alla Lega degli Studiosi dell’Arte di New York City, quindi anatomia con Robert Hale della Lega degli Studiosi d’Arte, quindi tempera con l’artista newyorkese Olivera Sajkovic, quindi storia dell’arte con Sarah Lawrence a Firenze. 

Espone le sue opere nel Vecchio e nel Nuovo Mondo in mostre personali e collettive dal 1981.

Parere del curatore Nicola Eremita

per Rossella Mocerino la figura umana è al centro della ispirazione creativa. In particolare ella è rimasta affascinata dal mascheramento tipico del carnevale veneziano che, nonostante la sua unicità ed originalità, affonda le radici in una tradizione atavica e ancestrale.

Tale manifestazione, collocata nel contesto storico ed architettonico nonché naturalistico di Venezia, diviene una miscela ricca di riferimenti e stimoli di riflessione e spunto per la creazione. Difficile non rimanere irretiti. Ecco quindi le maschere veneziane attraverso la lente ed il filtro dell’immaginazione di Rossella Mocerino.

Il dramma della esistenza si colora ed il mistero del mascheramento travisa e inganna il tempo, la decadenza, la storia; così osserviamo queste figure celate colte in una atmosfera sospesa e priva di riferimenti spazio temporali.

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Possibilità cosmiche, olio su tela cm 50×60

Inaugurazione della mostra

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Caputo & Seravalle: Arcangeli

mostra personale e performance teatrale Lisette Caputo & Chiarastella Seravalle

Biografia

Lisette Caputo è nata a Venezia, città in cui tutt’ora vive ed opera come artista.

Chiarastella Seravalle è nata a Venezia.

Diplomata all’Accademia Dei Filodrammatici di Milano. Vive e lavora tra Venezia e Milano. Attrice professionista, con registi quali Gabriele Lavia, Ruggero Cappuccio, Giuseppe Emiliani, Andrèe Ruth Shammah, Massimo Navone. Doppiatrice di film e cartoni animati, ha lavorato in radio con Fabio Volo e con la radio svizzera TSI.  Ha recitato con G.P Tescari e altri registi cinematografici. Ha partecipato a numerosi programmi presso la Televisione Italiana e la Televisione Svizzera.

Parere del curatore Nicola Eremita

Questa particolare mostra di Lisette Caputo, con performance di Chiarastella Seravalle, si discosta sensibilmente da tutte le precedenti esposizioni che si sono svolte in questa galleria.

Ho voluto promuoverla perché essa coniuga alla più contemporanea modalità espressiva, molteplici e non banali riferimenti ad alcuni aspetti della cultura delle religioni, in particolare della religione ebraica e di quella cristiana.

Vediamo tutti i giorni quali reazioni provoca la manifestazione di appartenenze religiose o la manifestazione di atti o spettacoli con riferimenti anche vaghi alla religione ed ai suoi significati. È evidente che questo nostro rapporto con lo spirito e con l’aldilà sia un aspetto della umana natura che resta sensibile e legato all’emotività ed alla irrazionalità più intense e sanguigne.

Abbiamo ipotecato la vita ultraterrena e le rate di questo prestito hanno interessi molti alti e sono al di là dal terminare. L’artista ha il difficile compito ti toccare o attraversare queste acque che spesso sono torbide ed a volte rivelano sfavillante trasparenza.

Lisette Caputo ha fatto un lavoro di ricostruzione immaginifica delle figure degli Arcangeli utilizzando materiale di recupero e tecnica mista, pittura e china.

Il risultato sono una serie di opere che raffigurano: Metatron, Raziel, Bianel, Hesediel, Camael, Rephael, Haniel, Michael, Gabriel, Sandalphon.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

Arcangeli

Metatron
è l’inviato speciale della Divinità per tutte le questioni che attengono al nostro mondo, egli determina l’unione fra desiderio e ragione, allo scopo di proiettare le realtà astratte dai mondi superni ai mondi inferiori. Quest’Arcangelo ci offre la conoscenza, ci rivela l’obiettivo, il fine, i progetti della Divinità.
Raziel
l’Arcangelo Raziel è, per gli esseri umani, l’aspetto comprensibile, visibile, della Divinità. Egli è colui che trasmette le Virtù Divine, il Cammino che conduce al Creatore dell’Universo; egli applica concretamente e visibilmente la volontà invisibile. Raziel è l’Iniziatore, la scintilla attiva e permanente destinata ad accendere, ad infiammare la nostra coscienza.
Binael
È l’Ordinatore dell’Universo nella duplice valenza del termine, ordina e mette in ordine. Egli trasforma le energie cosmiche in Leggi che permettono il funzionamento dell’Universo e, di conseguenza, consente agli Umani di scoprire innanzitutto le Leggi in questione, trasmette la conoscenza.
Hesediel
È il figlio del Pensiero Divino, trasmesso da Metatron, Raziel e Binael, nonché il portatore della Suprema Volontà Divina. Mette a frutto questo grano nel mondo dei sentimenti, intesi come desiderio imperioso che sprona la persona alla conquista della felicità. Nelle energie elargite dall’Arcangelo Hesediel, sono presenti i poteri dei sentimenti, che ci spingono alla conquista di tutto ciò che esiste sulla terra. A lungo termine questo Arcangelo è anche apportatore di Giustizia, di ciò che ci indurrà alla rinuncia del superfluo, di ogni forma di futile abbondanza.
Camael
nel dispiegamento della vita, quale appare nella Bibbia, le forze guidate da Camael sono quelle che hanno causato l’espulsione di Adamo dal Paradiso Terrestre, retto da Hesediel, dopo che egli aveva ceduto alle lusinghe degli Angeli dell’abisso. Camael è incaricato di condurre l’umanità, tramite il suo lavoro, alla volta del lussureggiante Paradiso Perduto. Egli ci introduce alla conoscenza delle leggi del mondo non attraverso l’illuminazione divina, ma tramite l’esperienza del loro funzionamento.
Rephael
Rephael ed i suoi Angeli Solari sono i depositari della nostra coscienza, ovvero dell’accumulo di saggezza e sapere acquisiti lungo l’arco delle nostre esperienze. Grazie alla forza di questo Arcangelo la nostra scintilla divina interiore, ha la possibilità di agire. Noi dobbiamo chiedere a Rephael di far sì che il nostro Dio interiore possa farsi udire alle nostre orecchie. Nel corpo umano Rephael è rappresentato dal cuore, così come il cuore, Rephael ha il compito di alimentare e di purificare i nostri desideri.
Haniel
L’amore che ci viene concesso da Haniel consiste nel desiderio di incorporare ogni cosa in noi stessi, ovvero di possedere tutto e di goderne. Haniel è l’amministratore di questa energia, di questo desiderio che si esprime per mezzo dei cinque sensi. Si tratta di una conoscenza che penetra in noi per via sensoriale. L’Arcangelo Haniel e gli Angeli principali esaltano, magnificano la realtà per far sì che l’uomo giunga alla conoscenza.
Michael
l’Arcangelo Michael è l’entità celeste di cui si serve il Creatore per esprimere il proprio pensiero nel mondo tangibile. Michael agisce sul mondo dell’azione. Quindi prima il pensiero è stato generato, poi rettificato eliminando tutti gli apporti perversi che la nostra natura emotiva cercava di aggiungervi. Ora, infine, tale pensiero si appresta con Michael a balzare sulla terra, affinché tutto vi sia disposto secondo l’ordine delle cose adottato ed invalso lassù.
Gabriel
Egli ed i suoi otto Angeli sono consacrati ad attività di fecondazione e cristallizzazione. Gabriel infatti concentra la totalità degli impulsi provenienti da tutti gli altri Arcangeli per convertirli in immagini all’interno degli umani. Tali pulsioni vengono integrate all’organismo umano grazie a particolari centri ricettivi che, nella terminologia induista prendono il nome di Chakra, ruota. La porzione delle energie che viene da noi incorporata si tramuta in atti, in azioni. Né si tratta di azioni indefinite, al contrario, esse corrispondono alla lettera alla potenzialità specifica dell’energia ricevuta.
Sandalphon
È il decimo Arcangelo ed è preposto alla sfera energetica della terra. L’esoterismo assegna a Sandalphon la qualifica di Angelo-Principe più che quella di Arcangelo. Egli esercita la sua influenza attraverso gli elementi Fuoco, Aria, Acqua, Terra. Potremmo assimilare l’Arcangelo Sandalphon al Plutone della mitologia classica. Egli presiede agli elementi materiali tramite creature immateriali cui la tradizione ha attribuito la denominazione di Elementali. Si tratta delle salamandre per il fuoco, delle ondine per l’acqua, delle silfidi per l’aria e degli gnomi per la terra.

Notizie sugli Arcangeli

L’area di attività degli Arcangeli è il mondo etereo: esso è formato dal riflesso delle sfere superiori e, in tal modo, ha la possibilità di fungere da punto di congiunzione tra la nostra terra in senso fisico ed i mondi spirituali. Per giungere alla conoscenza dei nomi angelici ci si deve addentrare nella sacra scienza dei Rabbini. Nessuna scrittura ufficialmente accettata dal cristianesimo ci ha tramandato quei nomi.

Teniamo presente che il culto degli Angeli è iniziato nelle Sinagoghe per poi passare al Cristianesimo.

Lisette Caputo ha una particolare predilezione per la Cabala. Ella ha avuto sei maestri Rabbini ed ha letto lo Zohar, testo sacro della Cabala cui si rifà il suo immaginario e la sua weltanschauung. Cabala o Cabalah o Kabala o Kabbala o Qabalah significa conoscenza, ricezione, rivelazione. Più precisamente il termine significa ciò che viene tramandato oralmente e che diventa “tradizione”. È una raccolta di testi mistici, frutto della cultura ebraica, per lo più segreti trasmessi da una generazione all’altra di maestri e di studiosi: può essere definita come la dottrina esoterica ebraica. Secondo Ginsburg essa è la scienza degli Angeli che essi comunicarono all’uomo dopo la caduta di Adamo, per fornirgli gli archetipi ed i mezzi per riconquistare il giardino perduto. Eliphas Levi cita il libro apocrifo di Enoch in cui si narra che alcuni Angeli caddero dal cielo per amare le figlie della terra ed unirsi a loro.

La Cabala diviene una scienza divina e l’uomo è come un Angelo decaduto che deve riscattarsi e riscoprire la scienza perduta. Qui si riscontrano le motivazioni profonde delle opere di Lisette. Il riscatto dell’uomo per assurgere nuovamente al divino.

Un senso di travaglio e di smarrimento s’insinua nelle opere di Lisette. Gli Angeli sono forme gestuali e semantiche, tracce appena accennate o geroglifici o katakana o hiragana o romani o kanji, in equilibrio tra rigore formale e slancio emotivo e mistica esaltazione. Forme fatte dall’uomo con una sottile vena divina.

Ed ecco il punto di contatto con la performance di Chiarastella Seravalle. Il fatto umano nella sua distanza dalla legge divina, nel rischio del tradimento della legge divina in equilibrio sull’abisso della dannazione del male, del fratricidio, della distruzione fisica e morale. La simbologia mistica e l’iconografia religiosa, peraltro appena abbozzata, sono lo sfondo, il media, la Cabala indica la posizione della nostra specie nella natura forse voluta da Dio.

La Cabala diviene rivelazione della condizione umana. Dio è lo spettatore del nostro miracolo: noi, che insistiamo nella nostra vita appesa ad un filo ma vissuta come se fossimo immortali, noi che barcolliamo sul filo sopra il precipizio e recitiamo la nostra incrollabile sicurezza e fede nella salvazione ma non ci rendiamo conto che allo stesso tempo stiamo tagliando quell’unico filo che ci sostiene.

Quell’unico filo che ci sostiene e che tutto muove è l’amore, ed è questo il principio alla base della creatività di Lisette Caputo e Chiarastella Seravalle.

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Spring pARTy 2

Festa di primavera alla Galleria d’arte III Millennio domenica 28 aprile dalle 15 alle 19

la festa di Primavera in Galleria continua ad Aprile. Questa volta Giorgia ci offre una degustazione di torte salate e del vino biologico.

Un’occasione per passare insieme dei momenti di relax e di riflessione sull’arte contemporanea e sulle opere di Mario Eremita.

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Spring pARTy 1

Festa di primavera alla Galleria d’arte III Millennio sabato 24 marzo dalle 15 alle 19

la prima festa di Primavera in Galleria. Giorgia ha portato il Gogli Buono e la Crostata di Fiori.
Sapete cos’è il Gogli?
È la spremuta di arance allungata con lo zucchero… quella che piace ai bimbi.
Era ottima!
Per non parlare della Crostata di Fiori…

Un’occasione per passare insieme dei momenti di relax e di riflessione sull’arte contemporanea e sulle opere di Mario Eremita.

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Carnival pARTy

Festa di Carnevale alla Galleria d’arte III Millennio sabato 9 febbraio 2013 dalle 15 alle 19.

Un simpatico pomeriggio alla Galleria in occasione del Carnevale di Venezia. Abbiamo assaggiato i Crostoi e i Zaeti ed abbiamo bevuto Sangria in quantità.

Un’occasione per passare insieme dei momenti di relax e di riflessione sull’arte contemporanea e sulle opere di Mario Eremita

Un thé con l’arte

Auguri di Natale 2012, 8 dicembre dalle 15 alle 19

Ci siamo incontrati con i nostri amici, la sera dell’8 Dicembre 2012 per farci gli auguri di buon Natale e felice anno nuovo. Giorgia ha preparato per noi un’incredibile varietà di biscotti. Tutti buonissimi!!

Un’occasione per passare insieme dei momenti di relax e di riflessione sull’arte contemporanea e sulle opere di Mario Eremita.

vice presidente bulgaria angel marin alla galleria terzo millennio

Visita del Vice Presidente della Repubblica di Bulgaria S.E. Gen. Angel Marin

martedì 8 aprile 2008 ore 15

visita alla Galleria d’Arte III Millennio del Vice Presidente della Repubblica di Bulgaria S.E. Gen. Angel Marin, con la propria delegazione.

Il Vice Presidente, accompagnato dal responsabile culturale dell’Associazione ITACA artista Prof. Mario Eremita, ha visitato la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale ed il Patriarcato; quindi la Galleria d’Arte III Millennio.

Il curatore della Mostra Permanente dr. Nicola Eremita, ha illustrato al Vicepresidente le opere dell’artista Mario Eremita. Il Vicepresidente ha apprezzato molto le opere esposte, manifestando anche l’intenzione di stabilire una futura collaborazione. Iniziativa promossa nell’ambito degli scambi culturali tra Italia e Bulgaria dell’Associazione ITACA.

vicepresidente angel marin galleria terzo millennio

KKK Kursi Kool Kond artists’ group. Comunicato Stampa

08 – 22 giugno 2007, inaugurazione 08 giugno 2007 ore 18. Presentazione del curatore dr. Nicola Eremita.

Esposizione collaterale al Padiglione Estonia per la 52 Biennale di Venezia, espongono i rappresentanti del gruppo di artisti estoni Kursi Kool Kond.
La mostra è caratterizzata dall’originalità e dalla forza espressiva degli artisti nord europei. L’esposizione non ha un tema prefissato ma presenta campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive molto differenziate.
Da segnalare la completa disponibilità del curatore a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Ilmar Kruusamae, Albert Gulk, Pajos Priit, Peeter Allik, Pangsepp Priit

Opening reception e presentazione venerdì 8 giugno 2007 ore 18 presso Galleria d’Arte III Millennio, Venezia

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KKK Kursi Kool Kond artists’ group

In occasione della 52a Biennale di Venezia

L’Estonia inaugura la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia e, in questa occasione, gli artisti del Kursi Kool Kond Artists’ Group hanno ottenuto anche un padiglione collaterale presso la Galleria d’Arte III Millennio.

Inaugurazione della mostra

Espongono

Introduzione

Ancora una volta presso la Galleria d’Arte III Millennio sono lieto di ospitare artisti provenienti dall’Europa dell’est. Era stato nel 2004 con la collettiva dedicata ad una ricca e autorevole delegazione di artisti della Bulgaria, che presentai opere di grande pregio, ricordo tra i più noti, Blazhev, Roussev , Katsamunski, Yanakiev, Pamuckiev.

Come allora anche oggi ritorno a considerare l’arte dell’oriente europeo feconda patria di giovani talenti e rifugio di grandi maestri. Quando visitai Mosca, dieci anni fa feci una considerazione. Molti di noi, quando visitano i paesi che furono interessati dal regime sovietico si soffermano a osservare le differenze nello stile di vita, nei consumi quotidiani e, confrontando le abitudini occidentali con quelle di quei paesi, semplicemente esaltano queste ovvie differenze; ma in questo modo si sfiora solo la superficie.

Chi ragiona sul fatto che in tutti i paesi che rimasero chiusi nella cortina di ferro, l’attenzione verso musica, poesia, danza, e arte in genere è segnatamente più viva?
Pochi leggono libri in Italia, quanti di noi leggono poesie?
Ebbene, nell’Europa dell’est si vendono libri di poesie e si leggono poesie, e si va spesso a teatro per esigenze culturali e non per dar sfoggio di sé stessi. Questi sono gli interessi della classe medio/alta.

Pochi ascoltano musica classica in Italia, molti giovani dell’est ascoltano musica classica.
Quanti si dedicano alla danza con spirito di sacrificio e quanti alla pittura ed alla scultura con sincera esigenza spirituale e non solamente con il mito della fama e del rapido e facile successo?
Quando poi fui in Bulgaria, un paio di anni fa feci la medesima considerazione.

Forse dovremmo fare tutti una riflessione su quello che noi stiamo oggi offrendo della nostra società “avanzata” a coloro che facevano parte di quelle considerate arretrate. Almeno su certi aspetti della cultura più elevata.

Il Kursi Kool Kond Artists’s Group è una società di artisti che proviene dall’Estonia. Loro preferiscono definirsi un gruppo di amici ma, nei fatti, costituiscono una vera e propria scuola d’arte.

kursi kool kond artists' group artists from estonia 52 biennale di venezia 2007

Pajos Priit; Pangseep Priit; Ilmar Kruusamae; Peeter Allik; Albert Gulk, espongono le proprie opere qui nella Galleria d’Arte III Millennio, mentre Marko Maetamm espone al padiglione dell’Estonia alla Biennale di Venezia. Gli altri esponenti del gruppo sono: Reiu Tuur; Imat Suumann; Kulli Suitsu; che non partecipano alla mostra.

Kursi Kool Kond Artists’s Group o Kursi School of art è una realtà dell’arte contemporanea estone che ha visto la luce nel 1988 ben 18 anni fa; un vero record se consideriamo che in genere queste aggregazioni di artisti hanno una vita media di 4 o 5 anni. Il gruppo sorge in un momento storico significativo, in cui si iniziano ad avvertire i primi sintomi della definitiva rottura della cortina di ferro che avverrà di lì a poco nel 1991.

Il gruppo ha intenzione di produrre opere che siano divertenti ed esaltino i lati grotteschi e ridicoli del mondo, senza alcuna pretesa di proselitismo o retorica politica ma le prime loro esposizioni hanno un effetto devastante sulla rigida censura di mosca e sugli equilibri dell’accademia estone. Tuttavia la seria scuola d’arte di tradizione e la voglia di cambiamento degli spiriti liberi producono risultati dirompenti e di sicuro risultato comunicativo. La rigida retorica è soppiantata da affabili e ironici riferimenti e sottili allegorie, il dialogo si fa piacevole, scherzoso, avvincente ma anche ricco di riferimenti all’emotività, alla psicologia, al dramma, alla teatralità, all’interpretazione della condizione umana.

Il collante che ha mantenuto coeso il gruppo è stato sicuramente un felice senso dell’amicizia e della fratellanza che accomuna queste persone. Quindi la condivisione profonda d’ideali e valori comuni. Tra questi il più importante, un valore che è anche alla base dell’attività della Galleria d’Arte III Millennio e cioè il modo di porsi nei confronti dell’atto creativo e dell’impulso che scatena questo atto. Non esistono pregiudizi, non esistono militanze e chiese, non esistono appartenenze e correnti prevalenti, non esistono dogmi né regole né esigenze di leadership. La prova è nel fatto che queste opere, se le osservate, non hanno nulla in comune tra loro.

Potrei affermare tuttavia che tutti loro sono accomunati da una caratteristica atavica dell’arte dell’est: la consapevolezza che esista una dimensione altra, non fuga dalla realtà ma la sensazione vivida della consistenza di mondi paralleli in cui abitano esseri fantastici o creature mitiche, luoghi da cui provengono i sogni e i colori, le luci dei tramonti e il nostro incomprensibile senso malinconico al tempo stesso tripudiante di gioia e eccezionalmente disperato. Imat Suumann afferma che, nonostante la contemporaneità consideri un tramonto kitsch, egli rimarrà sempre incantato dalla bellezza dei paesaggi naturali e che non potrà mai non riconoscere la bellezza che non può per definizione essere kitsch.

Ogni artista comunque cura e persegue la propria tensione creativa, senza condizionamenti reciproci che non siano di puro piacere e confronto paritetico. Vi sono ovviamente anche altri valori che tengono unito il gruppo e lo fanno crescere. Ad esempio una certa condivisibile polemica nei confronti della visione centralizzata dell’arte, nei confronti di coloro i quali ritengono che si possa fare arte contemporanea solamente vivendo e operando nelle grandi metropoli in cui tutto accade e che l’arte decentrata sia liquidabile frettolosamente come “arte provinciale”. Kursi è il nome di almeno 4 villaggi in Estonia, 4 piccoli villaggi…

Ed è in un piccolo villaggio che nasce il Kursi Kool Kond Artists’s group, proprio per rompere questi schemi mentali e adeguarsi ai tempi che cambiano, che lo si voglia o no, e che ci indicano il ruolo dell’arte quale aveva nella notte dei tempi: un fenomeno locale e diffuso, frutto del genio del singolo visionario che agisce guidato dal ragionamento induttivo e che in questo modo è in comunicazione ed in sintonia o in conflitto con l’universo. Insomma l’eroe romantico per eccellenza, libero e indipendente.

Ancora una volta appare l’eroe romantico, il lupo della steppa di Hermann Hesse. Di fronte a tale potenza e semplicità non c’è curatore che tenga, non c’è biennale che resista. Con una realtà del genere questi eventi di pretesa esposizione internazionale dello scibile artistico sono ridimensionati al loro vero ruolo di parziale esemplificazione se non di personalistica e parziale celebrazione. Lo scenario ideale per la rinascita culturale e la riaffermazione delle gallerie d’arte, numerose e distinte e indipendenti e delocalizzate ma connesse in rete, quale vero e valido intermediario per un pubblico che ha bisogno di essere nutrito più che stupito.

Un tempo gli artisti venivano reclusi nelle corti, poi venne l’epoca delle biennali che per gli stupidi sono il luogo in cui l’artista è riconosciuto come tale; ma, come già dissi , la vera affermazione dell’artista è con il pubblico, con la gente comune che è grata per la bellezza e la ricchezza che l’artista produce semplicemente dalle sue mani e che paga l’artista per acquistarne l’opera perché gli piace e la vuole con sé.

Questo può accadere ovunque, in una stalla come in un grattacielo ma c’era chi diceva che dai diamanti non nasce niente ma dal letame nascono i fiori. L’arte, e con questo so di esprimere anche il parere di Kursi Kool Kond, non è un fenomeno che si possa semplicemente etichettare e catalogare e quindi mettere in classifica o piegare alle esigenze di un singolo. Venezia ne è un esempio. È un’architettura organica, frutto dell’immaginazione di migliaia di piccoli costruttori e artigiani e architetti. Se fosse stata progettata e costruita da un solo, per quanto grande e geniale architetto, sarebbe stata orrenda ed inconfrontabile con la nostra attuale città.

Così è anche l’arte. Essa va appresa quotidianamente, è come l’acqua, non ha forma definita ma assume tutte le forme. L’unico suo principio è che si basa sull’attività cerebrale più profonda: l’istinto. Come tale alimenta il sogno e il mistero. Queste sono le lettere dell’alfabeto dell’arte.

Vorrei ora presentarvi gli artisti che espongono oggi. Sono artisti di diverse generazioni: il più giovane è nato nel 1971, il più anziano nel 1957, rappresentano quindi un bel pezzo di storia dell’arte contemporanea estone.

La prima impressione che ho avuto vedendo le loro opere è la sincera passione e la forza creativa. Sono artisti che lavorano sulle loro opere e non su quello che delle loro opere si dice. Qui non c’è nulla di gestuale, non si gioca sull’equivoco e sull’apparenza. L’arte di questi artisti è concreta tangibile apprezzabile con l’occhio e con la mano. Non si gioca su banali provocazioni o elementari segnali mono-toni. Si tratta di un’arte incontaminata.

Ancora non pervasa dalla malizia e dal cinismo di casa nostra e dall’american style, per questo qualcheduno con la smania di uniformarsi si affretterebbe a sorridere e a definirla provinciale e non internazionale.

È un’arte che cerca il mistero, che s’interroga su questioni fondamentali e non si disperde in cronache quotidiane, non s’incarica di lanciare segnali al mondo semmai con presunzione e perentorietà; non è un’arte che pretende di essere elevata sul piedistallo della nostra cronaca viscerale.

È un’arte che parla all’anima, al cuore. È mistica, simbolica, scenografica, ironica; come dev’essere chi intrattiene e vuole stupire affascinare ammaliare e quindi condurre al ragionamento libero.

L’Estonia è un paese di piccole dimensioni affacciato sul mar baltico, che ha avuto un passato molto travagliato e vive un presente difficile e duro. Anche per questo l’arte dell’Estonia è incontaminata. Non ha avuto ancora il tempo per divenire espressione od oggetto della subcultura dei media e del consumismo. È un’arte che convive con un ambiente fertile e fecondo perché irto di difficoltà e speranze, forse in contrasto con il nostro equilibrio sul filo della decadenza.

Non parlo male della nostra arte, il mio è un proposito polemico per accendere un possibile dibattito con chi le mostre le organizza ma non rischia nulla perché tace e non s’espone e non riflette apertamente con il pubblico ma lascia cadere la questione nel silenzio; e questo per me è male. Nelle tele di questi artisti e nella carta di questi artisti, sento l’odore del carbone che brucia nel camino, e vedo la bruma estesa sulla pianura umida, sento odore della terra. Vedo l’arte ancora intesa principalmente come lavoro dell’artigiano e quindi sublimazione dell’intellettuale. Saper scrivere per poi scrivere e quindi andare oltre la scrittura e così s’aprono mille sentieri da intraprendere.

Arte intesa come onesto lavoro creativo fatto di fatica e impegno fisico; concetti spesso lontani dalla nostra contemporaneità fatta di artisti bambini già viziati che immaginano i loro piccoli e rapidi schizzi pronti solamente per qualche asta milionaria.


Ilmar Kruusamae

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Ilmar Kruusamae è il Fondatore di Kursi Kool Kond Artists’s Group ( Scuola Kursi ). È nato il 15 Luglio 1957 a Tartu in Estonia.

Nel 1980 si è laureato in Economia all’Università di Tartu. Dal 1976 al 2000 ha operato nello Studio d’Arte dell’Università di Tartu. Dal 1980 si definisce artista freelance. Dal 1984 ha operato come mail-artist. Dal 1988 è membro dell’Associazione degli Artisti Estoni. Dal 1989 è membro dell’Associazione degli Artisti Hawaiiani.

Egli si definisce artista autodidatta.

Parere del curatore

Le tele di Kruusamae sono impressionanti. Fin dalle prime ore d’esposizione ho potuto notare l’effetto scioccante di questi immensi primi piani sulla gente che passava avanti la galleria e anche nei vostri occhi. Per Kruusamae le dimensioni contano eccome!

Inizialmente Ilmar era appassionato di insetti e piccoli animali che rappresentava sempre su tele di grandi dimensioni spesso per il piacere del fratello.

Dovete paragonare quindi queste immagini alle macro, quelle riprese degli insetti o dei fiori o delle sostanze chimiche. Quindi una volta tarate le opportune dimensioni la rappresentazione diviene una porta d’ingresso nel proprio mondo. Questi primi piani occupano tutto il nostro campo visivo e quindi divengono una esperienza totalizzante.

Ecco vedete il ritratto di Good Eha e quello di Brother Albert o di Kylli Suitso o quello di Matti, non sono solo ritratti, sono biografie.

Tutto ciò che ci accade nella vita rimane trascritto in una piega del volto, nella luce degli occhi, ebbene con queste riprese macro, l’artista vuole scavare e registrare le testimonianze occulte che svelano il dramma dell’esistenza e il mistero della vita. In particolare mi soffermo sugli occhi, che Ilmar definisce la parte più complessa da creare. Gli occhi sono l’accesso al mondo interiore, alle emozioni più profonde e intime dell’uomo. In un’ottica puramente tecnica diviene quindi indispensabile sovra-dimensionare il soggetto per scoprire i piccoli dettagli nascosti e portarli alla luce.

Potrei dire che Ilmar abita e gestisce due dimensioni, esse non sono separate ma convivono nella realtà sono tangibili entrambe. L’una è quella dell’esperienza sensibile che ognuno di noi sperimenta, l’altra pur facendo parte della prima rimane sempre celata: è il mondo microscopico che registra e testimonia nelle sue pieghe nascoste, nelle luci e nelle ombre, il passare del tempo.

Ilmar crea un’opera ed una forte emozione, utilizzando la testa calva e gli occhi di Matti. Sarebbe semplicemente una testa calva, sarebbero semplicemente due occhi ma ridimensionati e trasposti sulla tela divengono uno strumento di grande potenza e carica espressiva trasmettendoci tutto lo spirito indomito e scaltro di Matti, la sua intelligenza e le traversie della sua vita passata. Possiamo veramente dire di aver conosciuto Matti; e la malinconica dolcezza di Good Eha e la meraviglia fanciullesca di Albert e l’intimistica introversione di Suitso.


Albert Gulk

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Albert Gulk è nato il 17 Febbraio 1969 a Antsla in Estonia.

Nel 1996 ha conseguito il Diploma in Belle Arti all’Università di Tartu. Espone dal 1988. È membro dell’Associazione degli Artisti Estoni dal 1995. Egli ama definirsi artista freelance.

Parere del curatore

Ritengo che nel momento in cui anche voi avete compreso di cosa si tratta avrete considerato queste opere un immane lavoro. Sono disegni fatti a matita su carta delle dimensioni di cm 150 x 400. Gulk è considerato in Estonia uno dei più grandi disegnatori ma non solamente per le dimensioni delle sue opere.

I suoi capolavori sono freschi originali dissacranti ironici sconci scandalosi e puri.

Albert Gulk, come del resto tutti gli artisti del Kursi Kool Kond, è un sognatore. Produce nel disegno delle storie, delle fiabe che potrebbero essere proposte ad un cantastorie; nel contempo egli è libero di esprimersi personalmente senza più alcun legame con l’accademia e dalla sua matita scorrono via con stupefacente facilità le figure mentali e immaginifiche o il frutto della eccitazione carnale, della sensualità, dell’autoerotismo sfrenato.

C’è un filo conduttore, se è necessario trovarlo, che mi riporta alle opere di HR Giger, il grande artista svizzero autore de “noi bambini atomici”. Negli arabeschi di corpi e occhi e seni e genitali e muscoli e oggetti cultuali rivedo una simile ossessività compulsione psicosi e una simile celebrazione apologetica dynatonica iperbolica retorica e ironica al contempo.

L’ossessione per il seno materno e l’alimentazione ne “LATTE E SODDISFAZIONE” che pare una regressione psicotica totale alla fase orale in un mammario tripudio lubrico e lascivo paragonabile anche alla medesima affezione che subiva il grande Federico Fellini, qui rivisto in una versione cyber punk un poco sadomaso con sincero compiacimento. Questa incessante e inarrestabile smania di pieno di sazio di nutriente che irrompe come può solo la forza vitale ma che diventa ostinazione accanimento e quindi ripetizione compulsione ossessione.

La celebrazione apologetica e iperbolica ne “MONUMENTO”: omaggio al fallo, come nella più antica tradizione, od omaggio alla congiunzione carnale od omaggio alla sfrenatezza dei sensi e al libero e molteplice uso del nostro corpo. Rappresentazione amplificata e distorta dalla psiche; dimorfofobia esaltante; forse sintomo o segnale di una realtà che ci rifiuta, che ci vuole sempre “altro” o “diverso” senza lasciarci veramente liberi di essere unici e personali. Un conflitto tra il ricatto egocentrico del consumismo e il conformismo del consumo. Di qui sfogo della emotività e della violenza sanguigna del creativo che fa esplodere con la bomba carta carica di grafite la sua visione delle cose.

Sono chiari i riferimenti alla condizione umana odierna, ipertrofica amorevole e spietata sessualmente emancipata ma psicologicamente immatura e instabile, che non ha mai rotto il cordone ombelicale che non è ancora maturata. Che dalla culla è passata alla televisione e che dal regime è passata al mercato. Anime sbandate cui si dice che il bello non è più tale e che l’opera non vale se non fa schifo. Ci siamo tutti.

Tuttavia il senso del macabro di HR Giger è qui intelligentemente sostituito dalla tradizione che è troppo forte per non riemergere e che sarebbe delittuoso respingere e rifiutare: la fiaba.

La fiaba è la caratteristica pura e ancestrale dell’arte dell’est, pensate pure che sia un luogo comune ma è così. È una realtà ed Albert Gulk infonde in queste immagini che potrebbero con nulla diventare dure e pesanti e opprimenti il senso leggero e flautato della fiaba in cui svolazzano amore e morte mistero e magia carnalità e spirito, con perfetto equilibrio.

Anche per Gulk le dimensioni hanno un ruolo, sono necessarie. Egli dice che quando faceva piccoli disegni la gente lo ignorava ma quando ha iniziato a fare grandi disegni allora la gente ha iniziato ad apprezzarlo. Forse perché i suoi disegni sono tanto ricchi?
Può darsi ma forse anche perché nelle stesse dimensioni si esprime la forza delle passioni che Albert Gulk fatica tanto a trattenere, il suo stesso corpo pare compresso e teso nello sforzo di trattenersi.


Peeter Allik

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Peeter Allik è tra i Fondatori di Kursi Kool Kond Artists’ Group ( Scuola Kursi ).

È nato il 28 Giugno 1966 a Põltsamaa, in Estonia. Nel 1993 ha conseguito il Diploma in Belle Arti all’Università di Tartu. Espone dal 1988. Egli è membro dell’Associazione degli Artisti Estoni dal 1995.

Parere del curatore

L’artista ha esposto tre grandi opere, sono incisioni su linoleum, una tecnica attualmente poco utilizzata forse perché piuttosto complessa. L’artista incide il linoleum con appositi bulini e poi usa la pellicola come matrice per la stampa.

Peter allik ha un carattere duro e polemico, è l’arrabbiato del gruppo, forse il più idealista e il meno sognatore e crede profondamente in quello che fa.

Racconta di aver esposto assieme a Gulk le sue opere in un albergo di Tartu di sorpresa durante la notte e di come i clienti e i titolari dell’albergo al loro risveglio si siano spaventati ma non abbiano chiesto di rimuovere i disegni per timore che fossero stati messi lì dal governo di mosca.

Peeter è un reduce, potrebbe benissimo essere un artista espressionista nella Germania nazista tale è il suo vigore polemico ma nella contemporaneità esso si stempera e si addolcisce in una dissacrante tensione sarcastica e ironica.

Così è “L’ARTISTA E LA SUA GALLINA” nel quale il povero artista ha le mani divorate da quel piccolo animale domestico fonte di cibo. Tale è il senso d’impotenza e di frustrazione di chi osa nel campo dell’arte.

Così è “UN’INUTILE SOTTIGLIEZZA” in cui il ragazzino furbetto spara un colpo di rivoltella in testa a quello che pare essere un uomo di legge o un arrogante personaggio di potere. Inutile sottigliezza perché tanto di quei tipi ce ne sono fin troppi che ammazzarne uno è solo un dettaglio?
o perché non serve prendere tanto la mira ma basta sparare per uccidere subito senza tante smancerie?

Entrambe le ipotesi sono valide. L’artista di questa stampa dice anche “UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA” e quindi forse vale anche l’ipotesi che ammazzarne uno ogni tanto non significa risolvere il problema.

Peter allik si professa contro la guerra e la sopraffazione ma, in tutto ciò, fatico a intravedere un messaggio di pace ma tant’è sulla tela tutto è concesso all’artista.
O no?

L’opera “SOLDIERS” dovrebbe appunto inquadrare la questione, soprattutto se affiancato a “PIGS”, come per fare un parallelo tra soldati e maiali, carne da macello, carne da cannone, soldati maiali.

Peeter Allik è l’artista più diretto, in lui il media dell’arte è funzionale all’invio di segnali forti alla nostra società più che una riflessione sulla condizione umana. È l’artista più contemporaneo del gruppo ed è anche quello che ha tralasciato del tutto la tradizione ancestrale della fiaba, almeno nelle opere qui presenti.

Egli incarna due lati di una medaglia. Da una parte è polemico ed ostile a certi modi di intendere l’arte della contemporaneità e si oppone apertamente e pugnacemente alla retorica imposta dal potere costituito, dall’altra, la sua creatività incarna gli stessi contenuti di cronaca e attualità che spesso vengono strumentalizzati da finta arte contemporanea che tralascia la costruzione di una struttura e un linguaggio articolato e complesso.

Peeter Allik forse è consapevole di giocare in equilibrio su un filo di lana ma la sua impetuosità e la sua rabbia idealista gli rendono omaggio.


Pajos Priit

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Pajos Priit è nato il 15 Settembre 1971 a Turi in Estonia.

Nel 1998 ha conseguito il Diploma in Belle Arti all’Università di Tartu. Espone le sue opere dal 1995. È Membro dell’Associazione degli Artisti Estoni e fa parte della Scuola Kursi dal 2000.

Parere del curatore

Pajos introduce nella sua pittura una visione legata a rimandi religiosi ma con intento diverso dal fratello Pangsepp. Prevale qui una rappresentazione simbolica. Il costrutto richiama sempre la tematica del racconto ma questa volta incentrato sulla traccia della parabola evangelica. I “FRATELLI”, il “MESSAGGERO”; gli “UOMINI DI MEDICINA” i “FIGLI DEL RE FOLLE” il “RE DEGLI ANIMALI” paiono essere tutti richiami di parabole tratte da un manuale di buona morale o da testi sacri come la Bibbia.

Potrebbero richiamare valori quali: la fratellanza, la promessa della vita ultraterrena, i truffatori e i filistei, i folli, la favola mitologica di saturno.

Anche i colori utilizzati e le forme richiamano una pittura antica, potrei dire di tipo fiammingo per certe tonalità o qualcosa di caravaggesco nella ricerca sulla luce propria del colore.

Le opere hanno certo un intento morale ed esemplificativo e non nascondono una certa carica retorica che potrebbe anche apparire troppo dominante del resto Pajos è il più giovane del gruppo e forse la sua pittura deve ancora trovare una sua dimensione completa.

Tuttavia caratteristica e personale essa è legata più d’ogni altra alle tradizioni nordiche ed alla terra. Non esiste una dimensione intima e una introspezione psicologica come per Pangsepp. Potrebbe essere la parodia di un delirio degno del Savonarola o una reminiscenza di medievalità in pieno XXI secolo, una nostalgia o un monito?
Propenderei per un monito.

I figli del Re folle paiono pronti per essere divorati come fece Saturno, le colpe dei padri ricadranno sui figli. Sullo sfondo appare un paesaggio da inferno dantesco.

Il Re degli animali è un pazzo o un decerebrato circondato dai suoi simili mentre in un angolo si ritrae l’artista che, smascherandosi, suggerisce il silenzio per non disturbare lo svolgimento dei fatti e vedere cinicamente come va a finire.

Gli uomini della medicina sono dei truffatori venditori di fumo approfittatori e malvagi, disposti a tutto per prendere il sopravvento sull’ignoranza della fragile donna preoccupata per la salute del figlio.

I fratelli paiono attendere la morte del padre per arraffare il suo potere mentre dietro, nell’ombra tacciono addolorati i sudditi. Addolorati per la morte del padrone o addolorati per quello che dovranno subire dai suoi figli viziati?

Il messaggero che appare sul letto di morte del potente di turno è un angelo?
O è il messaggero dell’inferno che porta notizia al moribondo che nell’aldilà sono pronti a fargliela pagare?
Dall’espressione crucciata e apprensiva del vecchio morente propenderei per la seconda ipotesi.

Nessuna pietà quindi. Questo mondo contemporaneo è ancora abitato da entità e valori che emergono direttamente da un passato oscuro e i tempi sono ancora quelli piuttosto bui della prevaricazione della violenza dell’abuso di potere e dell’ingiustizia. L’artista è spettatore esterno e distaccato, forse un poco troppo moralista e al di sopra; ma questo fa parte della sua personalità messianica e della sua propensione al misticismo.


Pangsepp Priit

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Pangsepp Priit è nato il 20 Gennaio 1966 a Kohtla-Jarve, in Estonia.

Pangsepp Priit è tra i Fondatori di Kursi Kool Kond Artists’s Group ( Scuola Kursi ). Ha conseguito il diploma alla Scuola d’Arte di Tartu nel 1985. Espone dal 1984. È membro dell’Associazione degli Artisti Estoni dal 1992.

Parere del curatore

Pangsepp è un uomo schivo, riservato introverso delicato. Gli avvenimenti hanno effetto su di lui ma con lentezza sono manifesti, il suo umore è stabile e quieto e cambia con poca facilità.

Nelle sue tele egli predilige il colore al segno e le rafforza con l’oro. È ispirato ai surrealisti. Colori che richiamano Klimt atmosfere che ricordano Chagall. Una realtà bidimensionale come per Kruusamae, ma qui il dialogo è tra la veglia e il sonno artefice del sogno che non può non rinnovarsi pena l’eterna veglia.

Un amore tenero e sconfinato per la vita e il rifiuto dell’oblio. Il desiderio beatificante di un amore assoluto semidivino e eterno, la ricerca mistica della santità con la blasfemia della fisicità; religione corporea, orgasmo come sublimazione della gioia ultraterrena.

Anche in Pajos sussiste questa presenza messianica o il delirio ascetico proprio dei santi o aspiranti tali che erano poi quelli più traviati di tutti dai sensi mentre il resto della gente si preoccupava di trovare cibo e riparo.

La pittura qui diventa strumento di purificazione dell’anima o di elevazione dei sensi a qualcosa di più rispetto alla loro inevitabile caducità umana.

Ecco quindi “SPIRITO” e “SANT’UOMO”. Come vedete in queste tele la realtà carnale è messa a confronto con l’ipotesi metafisica del divino. Il risultato è appunto l’elevazione e la beatitudine sancita dall’atmosfera pacata e i colori delicati e sfumati e la componente appunto divina dell’oro.

Ecco ancora “MEZZANOTTE” e “VIDI UNA DONNA NELLO SPECCHIO”. Nel primo è manifesto il sogno che porta l’artista in un’altra dimensione in cui ogni volta si svolge una storia o una fiaba diversa.

Ecco che ritorna ancora il tema forte della tradizione. Il sogno giunge appunto a mezzanotte; in un umano momento convenzionale di sospensione temporale si verifica un fatto in cui hanno ragione forze extra terrene e non controllabili di cui l’artista è piacevolmente oggetto.

Esso pare simile anche alla forza incontrollabile del piacere fisico che l’artista potrebbe interpretare come espressione del divino nel corpo umano. Nel secondo appare la trasfigurazione del corpo che si fa anche donna e quindi raccoglie in sé li Yin e lo Yang assurgendo ad un’anelata perfezione fisica e morale in cui infine si può generare solamente l’eterno piacere e la finalmente conquistata natura divina.

Il dogmatico potrebbe interpretare tutto ciò come superbia ma non è così. Pangsepp attinge dalla religiosità concetti chiave che traspone nel suo linguaggio pittorico in cui confluisce una profonda ricerca psicologica incentrata sulla condizione umana spirituale e morale più che collocabile in un contesto sociale. Egli non è l’uomo del “perchè esistiamo e chi siamo” ma l’uomo del “perchè io esisto e chi sono” non meno interessante ed utile.

L’artista non si ripara nei suoi dipinti, non fugge dalla realtà non si rinchiude in una gabbia dorata ma cerca nel piacere, nella pace interiore e nella serenità una guida morale, una legge divina che possa essere fonte di equilibrio e amore universale.


I° Concorso Internazionale d’Arte Contemporanea

Collettiva degli artisti selezionati, esposizione dal 31 marzo al 14 aprile 2007. Curatore Nicola Eremita. Vernissage sabato 31 marzo 2007 ore 18.

Si è svolta all’inizio del 2007 la selezione dei sedici artisti che partecipano alla prima edizione del Concorso Internazionale d’Arte Contemporanea organizzato dalla Galleria d’Arte III Millennio. Il 31 marzo si apre la mostra collettiva a loro dedicata.

Come potete apprezzare si tratta di artisti che hanno scelto le modalità espressive più differenti o che hanno adoperato tecniche classiche con speciale originalità.

Sono stati favoriti gli artisti più giovani ma, soprattutto, quelli che hanno dimostrato, con le loro opere, di coltivare un vero talento per le arti.

Espongono:

Aerts Mireze

Aerts Mirèze è nata nel 1950 in Belgio. Laureata all’Accademia d’Arte di Uccle a Bruxelles, vive e lavora a Bruxelles.

Parere del curatore

L’opera, come altre di Aerts Mirèze, denota padronanza della tecnica coloristica e potenza espressiva gestita con maestria. Il colore è luce e diviene il protagonista di questo tipo di arte che predilige ancora e finalmente la vera pittura, per alcuni la vera arte figurativa.

aerts mireze, divina commedia n.27, olio su tela cm 100x140, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Divina Commedia n.27, olio su tela cm 100×140, 2006


Alberto Riello

Alberto Riello è nato al Lido di Venezia nel 1966. Attratto dalla calcografia e dalla stampa d’arte, nel 1999 realizza le sue prime opere pittoriche. I suoi dipinti sono eseguiti con tecnica mista su tavole di legno.

Parere del curatore

un felice esempio di creatività. Ricerca estetica indirizzata verso la sperimentazione delle geometrie astratte dalle quali emerge la forma. Si potrebbe bene associare a questa forma d’arte la musica. Il contenuto è specificato: solarità, incontro delle linee in incroci e curve armoniche, gioia e prolificità artistica.

alberto riello, scultura astratta, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Scultura astratta


Alberto Tosin

paragrafo

Parere del curatore

Pittura intensa, con riferimenti alla tecnica inconfondibile di Renato Guttuso. Grande padronanza del colore per una vera pittura. L’opera concentra la sua attenzione al volto del Cristo. I tratti delicati del volto testimone del perdono, contrastano con l’impeto violento del colore che testimonia della crudeltà dell’atto.

alberto tosin, particolare di una crocifissione, olio su tela cm 100x70, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Particolare di una crocefissione, olio su tela cm 100×70, 1985


Alessandra Arru

Alessandra Arru ha 24 anni ed è nata e cresciuta a Rimini. È iscritta alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Urbino. Presso la Sala delle Colonne del Comune di Rimini si è tenuta la sua prima mostra personale nel periodo ottobre – novembre 2005. La creatività di Alessandra Arru si esprime su tavole in legno o plexiglass con metodologie originali felicemente mixate: fondotinta, scolorina, glitter, detersivo in polvere, colori ad olio e spray.

Parere del curatore

artista che va sicuramente incoraggiato a continuare la sua ricerca estetica, non si sottovaluta una sottile tensione ironica nella sua opera.

alessandra arru, senza titolo, spray uniposca su legno cm 30x125, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Senza titolo, spray uniposca su legno cm 30×125, 2005


Andreas Tschannen

Andreas Tschannen è nato a Huttwil Svizzera nel 1962. Sua madre è un’artista di talento versatile. I suoi genitori riconobbero le capacità di Andreas fin da tenera età e lo incoraggiarono a sviluppare le sue doti. Ha studiato all’Accademia d’Arte e Design di Niederbipp.

Parere del curatore

Omaggio all’arte erotica, che predilige l’esaltazione e la celebrazione delle forme glamour. Arte di formazione recente, coeva dello sviluppo della moda e della massificazione dei consumi, figlia del design industriale e del marketing pubblicitario.

andreas tschannen, illuminazione, olio su tela cm 80x100 2004, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Illuminazione, olio su tela cm 80×100, 2004


Andrea Zannoni

Andrea Zannoni è nato a Livorno nel 1975. Si è diplomato al Liceo Artistico di Lucca, ha frequentato il primo anno dell’Accademia di Belle Arti di Carrara ed ha finito gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze con la massima votazione. Vive e lavora a Cireglio in provincia di Pistoia.

Parere del curatore

Opera simbolica, di concreta tensione. Richiama l’uovo e la culla e la bocca. Giustamente paragonata alla crisalide di brancusi. Trattiene significati di origine e di fine. Forma iniziale e finale, universale, ben definita anche totemica ma non fallica, bensì uterina. Esecuzione tecnica impeccabile.

andrea zannoni, forma primis, marmo nero del belgio su base in marmo di carrara cm 20x20x40 2001, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Forma primis, marmo nero del Belgio su base in marmo di Carrara cm 20x20x40, 2001


Brizio Ranieri

Brizio Ranieri è nato a San Donà di Piave ( Venezia ) nel 1979.

Parere del curatore

Si è voluto premiare, la resa stilistica che inequivocabilmente richiama l’atmosfera emozionale di terrore.

brizio ranieri, la notte, olio su tela cm 40x60, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

La notte, olio su tela cm 40×60, 2003


Fabiano Fiorin

Fabiano Fiorin è nato al Lido di Venezia nel 1964. Ha iniziato il suo percorso professionale come disegnatore di fumetti, passando in seguito all’illustrazione per l’infanzia. Pubblica libri per ragazzi e sperimenta nuove tecniche di comunicazione con la pittura rivolta all’universo femminile.

Parere del curatore

ottima qualità grafica, originali stilemi. Opera di notevole impatto e carica espressiva. Nel complesso di sapore teatrale. Non si tradisce lo spirito didattico e illustrativo della rappresentazione.

fabiano fiorin, trono d'amore, olio su tela cm 80x120, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Trono d’amore, olio su tela cm 80×120


Filippo Farina

Filippo Farina è nato a Bondeno il 20 Febbraio 1981, è Maestro d’arte grafica pubblicitaria, ha partecipato al Premio Celeste edizione 2006.

Parere del curatore

opera di apprezzabile equilibrio grafico formale e coloristico.

filippo farina, mutazione 2, olio e carta su tela cm 50x70 2005, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Mutazione 2, olio e carta su tela cm 50×70, 2005


Iva Milanova

Iva Milanova è nata il 30 ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Parere del curatore

Si rinnova l’apprezzamento per la piacevolissima e impegnativa pittura di Iva Milanova. Vorrei sottolineare la solarità di questo nudo femminile. Il riferimento alla gioia di vivere di Picasso appare più che evidente, come evidente risulta l’abilità narrativa e l’espressività sensuale di questa artista.

iva milanova, desiderio sensucht, olio su tela cm 80x120 2006, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Desiderio sehnsucht, olio su tela cm 80×120, 2006


Jeannette Rutsche

Jeannette Rutsche è nata a Zurigo nel 1961 da padre tedesco e madre toscana. La multiculturalità accompagna tutta la vita dell’artista rendendola uno spirito indipendente ed eclettico. Si appassiona alla geometria frazionaria e trova in essa lo stumento idoneo a dare espressione alle forme ed allo spazio della mente.

Parere del curatore

Si vuole premiare lo studio scientifico applicato alla ricerca filologica. In questo tipo di espressione artistica prevale il contenuto, anche se esso è codificato con precisione grazie alla ricerca formale dei nessi e dei vettori che congiungono, forse non per pure coincidenze, l’infinitesimale all’universale. Lode al ragionamento induttivo.

jeannette rutsche, ostacolo, stampa fotografica lambda cm 60x80 2006, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Ostacolo, stampa fotografica lambda cm 60×80, 2006


Lina Golan

paragrafo

Parere del curatore

L’opera denota un’interessante resa plastica del colore. L’effettismo è emozionante e realistico. È elegante il riferimento ai contenuti, reso con discrezione e pacatezza.

lina golan, ali nell'oscurità, olio su tela cm 100x100 2005, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Ali nell’oscurità, olio su tela cm 100×100, 2005


Loris Angeli

Loris Angeli nasce nel 1972. La passione del padre e del nonno paterno per la lavorazione del legno è stata stimolo per la sua scelta di vita. Dal 1985 Loris frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Pozza di Fassa. Dal 1990 segue quindi l’Accademia di Belle Arti di Carrara, sezione scultura. Termina gli studi nel 1995 con una tesi su Augusto Murer. Il percorso di formazione gli ha fornito una solida base teorica e una variegata manualità e con coraggio inizia a lavorare in proprio nel suo laboratorio dedicandosi all’arte a tempo pieno.

Parere del curatore

La scultura pare essere un arto spezzato o un busto mutilato. L’artista ha evocato con raffinata sintesi, il difficile rapporto dell’uomo con la natura che lo circonda, sempre più basato sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse. Impressionante il processo di umanizzazione del legno.

loris angeli, l'urlo della natura, legno d'olivo ottone e pietra, cm 35x25x168, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

L’urlo della natura, legno d’olivo ottone pietra cm 35x25x168


Paola Fabbri

Paola Fabbri nasce a Massa Lombarda il 4 luglio 1973, terminati gli studi artistici, intraprende un percorso di ricerca e studio dell’arte antica ed extraeuropea, del simbolo e delle religioni attraverso cui elaborerà il proprio personale linguaggio pittorico.

Parere del curatore

L’opera è un’elegante proposizione di sintesi simbolica. L’artista è passata ultimamente dal figurativo all’astratto mantenendo lo spirito simbolista. È qui rappresentata l’icona del quinto elemento, frutto della ricerca filologica dell’artista nel campo della filosofia neoplatonica. Il quinto elemento, oltre terra fuoco aria acqua, è la virtù celeste di origine divina

paola fabbri, quinta essenza, acrilico e vetro su tela cm 100x50 2007, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Quinta essenza, acrilico e vetro su tela cm 100×50, 2007


Piergiorgio Baroldi

PG Baroldi è nato a Salò, presso il lago di Garda. Egli è sempre stato attratto dall’arte anche come collezionista di arte contemporanea. E’ stato promotore e organizzatore di mostre d’arte contemporanea in luoghi caratteristici della Laguna Veneziana dove vive ed opera. PG Baroldi è molto attivo anche nella difficile missione del recupero degli antichi edifici militari della difesa costiera di Venezia affinché diventino parte del polo museale veneziano.

Parere del curatore

Come già affermato, le opere di Piergiorgio Baroldi sono il frutto della sua sensibilità nei confronti della quotidiana attualità. La figura umana è sempre al centro dell’attenzione dell’artista. Questa opera fa coppia con un’altra che rappresenta formalmente il suo contrario: una donna al bagno magra e aggraziata. Per chi scrive pare che le due opere, simbolicamente, vogliano rappresentare i due lati della stessa medaglia: i valori troppo frivoli di questa nostra società. Da una parte il culto per la bellezza fisica, dall’altro il culto dell’abbondanza, dell’accumulare ricchezze e dell’ingordigia.

piergiorgio baroldi, sabbia grossa, acrilico su tela cm 180x80 2007, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Sabbia grossa, acrilico su tela cm 180×80, 2007


Reuven Shezen

Reuven Shezen è nato nel 1970 a Riga. La sua preparazione artistica è fondamentalmente autodidatta. Ha vinto quattro borse di studio della Fondazione Culturale Americo-Israeliana AICF nel 1995 1996 1998 2000. Opere dell’artista fanno parte della collezione permanente del Museo d’Arte Israeliana di Gerusalemme, della Opera House, del Centro d’Arte Contemporanea di Tel Aviv.

Parere del curatore

Omaggio alla pittura gestuale e simbolista. Questo dipinto dovrebbe essere apprezzato nella sequenza della produzione dell’artista. Autore di carattere visionario e fiabesco dotato di una particolare sensibilità e personalità irrazionalistica e primitiva.

reuven shezen, mondi paralleli, acrilico su tela cm 60x40 2005, primo concorso internazionale arte contemporanea galleria d'arte terzo millennio venezia, curatore nicola eremita

Mondi paralleli, acrilico su tela cm 60×40, 2005