Emilia Barutti: un giorno sarà. Comunicato stampa.

03 – 17 settembre 2005, inaugurazione sabato 03 settembre 2005 ore 18, presentazione del curatore dr. Nicola Eremita.

Espone

Emilia Barutti.

Gli occhi di Emilia Barutti penetrano nel mondo e, come immense reti di pescatori astratti, intrappolano i significati e li trasfondono sulle tele, sulle pagine di un quaderno, nel bronzo, nelle pieghe dell’oro di un gioiello. Emergono quindi i quadri e le poesie, le sculture e i gioielli. Emilia vede la vita come una esperienza meravigliosa di cui bisogna cercare di non saziarsi mai. Ella non è sazia della vita, non è sazia delle passioni che la rendono luminosa e operosa.

Emilia Barutti: un giorno sarà.

In mostra dal 03 al 17 settembre 2005. Inaugurazione sabato 03 settembre ore 18. Presenta il curatore Nicola Eremita.

Biografia

Si viene al mondo con delle qualità innate, poi la vita può concederci l’occasione per scoprirle oppure queste rimangono solamente delle potenzialità inespresse.

Emilia Barutti ha delle qualità innate ed ha avuto l’occasione per esprimerle. Nell’arco della sua lunga vita ha visto molte cose e conosciuto molte persone, ha sperimentato il duro lavoro ed ha ricevuto ricompense e soddisfazioni. Una vita completa, piena, invidiabile, perché vissuta con passione ed entusiasmo.

Tempo per dedicarsi agli studi non c’era ma c’era la guerra ed i corsi all’Università della vita non ammettevano assenze: Emilia, fin da molto giovane, ha dovuto dedicarsi principalmente al lavoro; è stata una delle tante operaie del pastificio del Molino Stucky, quando la manodopera non aveva diritti ma solo doveri ed era trattata con durezza.

Una vita: fatta di lavoro, di sacrifici, di rischi e di amore; tanto amore, vissuto in quell’epoca in cui le donne erano considerate inferiori all’uomo ed erano oppresse e rese inconsapevoli del loro stesso corpo, incapaci di esserne completamente padrone; una flebile luce di rimpianto si accende negli occhi di Emilia.

È una luce che viene subito sopraffatta da quella più forte del ricordo di quanto fosse bello essere amata, amare, idealizzare l’amore, essere lasciata dieci giorni prima del matrimonio e ricominciare, amare nuovamente ed infine passare una vita assieme ad un uomo straordinario, che certo ha liberato tutte quelle innate qualità che hanno reso e rendono la vita di Emilia Barutti ancor più ricca ed interessante. Esperienze dure e formative per un carattere forte, risoluto ed ottimista come quello di Emilia.

La vita ancora, vissuta in un luogo di eccelsa estetica umana, quale Venezia e, in particolare, accanto al Ponte di Rialto, laddove Emilia, nel suo ristorante “al buso”, ha servito da bere e da mangiare a tanta gente, di tutti i tipi: scienziati come Einstein, artisti come Hudertwasser, poeti come Jean Paul Sartre, tanti artisti che il marito aiutava e finanziava ed incoraggiava e l’infinita e stimolante moltitudine ignota; e tutti costoro hanno certo arricchito l’immaginazione di Emilia.

Esperienze dolci, gratificanti, stimolanti per una personalità creativa e fantasiosa, portata a volare sulle ali del sogno come quella di Emilia.

Ora, tanti ricordi belli, tante cose preziose e ancora la ricerca incessante delle passioni che, se prima tenevano le radici ben piantate nella terra e irrorate di caldo sangue, ora volgono lo sguardo al misticismo alla’assoluta purezza degli angeli e dello spazio, in un’aura di puro oro.

Emilia Barutti ha esposto alla libreria Einaudi di Roma, alla Bevilacqua La Masa di Venezia, alla Galleria Venezia di Venezia, alla Galleria Tizianesca di Vicenza, alla Galleria l’Elefante di Venezia, alla Galleria d’Arte III Millennio di Venezia. Hanno scritto: Raimond Hains, Federico Castellani, Berto Morucchio, Paolo Rizzi, Nicola Eremita.

Parere del curatore Nicola Eremita

Gli artisti vedono il presente con gli occhi puri e vedono il futuro come visionari od indovini; hanno premonizioni perché leggono l’animo umano con chiarezza e sentono le più sottili variazioni dell’umore del mondo; respirano la natura con sensi più fini e colgono odori e suoni e colori sconosciuti, che trasmettono segnali profondi e veri. Gli occhi di Emilia Barutti penetrano nel mondo e, come immense reti di pescatori astratti, intrappolano i significati e li trasferiscono sulle tele, sulle pagine di un quaderno, nel bronzo, nelle pieghe dell’oro di un gioiello. Emergono quindi i quadri e le poesie, le sculture ed i gioielli. Emilia vede la vita come un’esperienza meravigliosa di cui bisogna cercare di non saziarsi mai. Ella non è sazia della vita, non è sazia delle passioni che la rendono luminosa ed operosa.

Riterrei di suddividere la sua produzione pittorica in due periodi, che guardano nella stessa direzione ma da angolazioni differenti e formalmente distinti in maniera netta; mentre le sculture ed i gioielli rimangono aderenti al solo primo periodo e non pare esservi tra loro esempi di modifiche sostanziali avvenute con il tempo.

Questo credo sia dovuto alla penetrazione profonda che la pittura ha nell’animo di Emilia, come esperienza molto più completa e totalizzante, molto più avvincente e gratificante rispetto alle creazioni dell’oro e del bronzo.

Il primo periodo o periodo giovanile è terreno, legato ad una carnalità decisa forte violenta. Alcuni dipinti ritraggono demoni volanti ma paiono anche grovigli di corpi e forme turbinanti nello spazio. Sono opere di vivace sensualità, edonistiche, narcisistiche; dal punto di vista coloristico sono naif. Sono frutto della creatività di uno spirito libero che ama farsi travolgere dai sensi, dal piacere, dalle passioni. Il piacere, il bello, l’attimo che fugge sono al centro dell’appassionata ricerca della giovane Emilia che vive un periodo di rigoglioso stimolo culturale grazie anche alla fortissima personalità del marito, amante e cultore dell’arte.

Il secondo periodo o periodo maturo è rivolto verso il misticismo, la sublimazione delle passioni verso la ricerca di equilibri ultraterreni distaccati dal mondo concreto ma non una fuga non il rifiuto del mondo; si tratta semplicemente della splendida evoluzione, del corso naturale della creatività di una artista istintiva e genuina. Prevale l’astrazione la geometria l’equilibrio formale i colori della purezza: il bianco e l’oro.

Nelle sue tele appaiono angeli astratti e universi in cui fluttuano avveniristici uomini in armonia col tempo e lo spazio. In entrambe le suddivisioni è presente il genuino istinto di Emilia, la solarità, l’ottimismo, l’amore per la conoscenza ed una imponente voglia di vivere. Tuttavia c’è di più; una cosa che non è mai cambiata per Emilia: guardare il futuro.

C’è un suo motto, che ho scelto anche come titolo di quest’opera, che è fondamentale per comprendere quest’artista: “Un giorno sarà”. Emilia Barutti ha lo sguardo sempre rivolto avanti; la sua curiosità è rimasta bambina ed è accesa nei suoi occhi come fosse sempre la prima volta; lei è una esploratrice, una pioniera una donna del futuro.

“Un giorno sarà” è il biglietto da visita di Emilia Barutti: sarà il futuro, l’amore, l’armonia, la riunione con il tutto, la scoperta della divinità che è in ognuno di noi, la fiducia rinnovata nell’uomo e nelle sue potenzialità positive.

Galleria opere

Inaugurazione della mostra

G. Giuriato, R.R. Lyon: positivismo e ascetismo. Comunicato stampa.

14 – 31 maggio 2005, inaugurazione sabato 14 maggio 2005 ore 18, presentazione del curatore dr. Nicola Eremita e della prof.ssa Maria Beatrice Autizi.

Espongono

Gabriella Giuriato, Ronald R. Lyon.

La creatività di Gabriella diventa un moto perpetuo. In questo modo la creatività dell’artista viene pienamente assecondata e genera un senso di felicità dato dalla certezza dell’incompiutezza e quindi dall’alimentazione di un ulteriore moto perpetuo.

Ecco allora che sulla traccia lasciata da R.R. Lyon si susseguono i destini e i casi della vita. Una vita condotta con amorevole quiete o una vita vissuta al limite della ragione, una vita piena, una vita fatta di lavoro per vivere o una vita fatta di vita per lavorare, una vita che guarda avanti per mantenere il contatto con il passato, una vita originale, una vita fatta di cadute, di sconfitte e di rinascite, una vita che apre uno squarcio sul momento prima della creazione, una vita consapevole e quindi una vita piena di meraviglie.

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Ronald R. Lyon: positivismo e ascetismo.

In mostra dal 14 al 31 maggio 2005, inaugurazione sabato 14 maggio 2005 ore 18, presentazione del curatore dr. Nicola Eremita e della prof.ssa Maria Beatrice Autizi.

Biografia

Ronald R. Lyon è nato a

Parere del curatore Nicola Eremita

Le tele di R.R. Lyon sono state preparate con il gesso. Le composizioni sono realizzate per concentrare la nostra attenzione sul contrasto tra il bianco ed il nero e le sottili linee che attraversano i campi.

L’intento è quello di rappresentare pittoricamente un concetto che è anche una filosofia che è anche una weltanschauung ma l’intento è anche quello d’indicare una modalità con la quale rendere noto il concetto.

In questo senso le opere sono realizzate con perfetto equilibrio e sintesi. La linea o traccia che sempre affiora nelle opere dell’artista, è una allegoria in molti sensi.

Ad un primo esame dell’opera essa appare come la volontà di distinguersi in un panorama di desolante confusione e clamore, l’artista vuole intrattenerci comunicando attraverso una discreta voce, trasmettendo il messaggio con delicatezza, amorevolmente, questa e la traccia che indica come trasmettere in concetto.

Non solo, ci accompagna lungo il suo percorso con un tratto morbido e rotondo, calmo, quieto, pare voglia suggerirci solamente la direzione. Quindi, una volta che ha catturato la nostra attenzione ci fa riflettere.

Questa sinuosa impronta segna il percorso di una vita, la dura lotta per la vita; od è un holzwege, un sentiero che guida una vita, la strada da intraprendere e mantenere attraversando asperità ed ostacoli, oppure ancora è la vita stessa nell’espletarsi nel miracolo della sua esistenza.

Ecco allora che su questa traccia si susseguono i destini e i casi della vita. Una vita condotta con amorevole quiete o una vita vissuta al limite della ragione, una vita piena, una vita fatta di lavoro per vivere o una vita fatta di vita per lavorare, una vita che guarda avanti per mantenere il contatto con il passato, una vita originale, una vita fatta di cadute, di sconfitte e di rinascite, una vita che apre uno squarcio sul momento prima della creazione, una vita consapevole e quindi una vita piena di meraviglie.

Queste sono le tracce e la testimonianza sul modo in cui si può condurre la propria esistenza, è l’esistenza ideale o è l’esistenza stessa: costruita quotidianamente, scontandola vivendola, oppure frutto di una eccezionale combinazioni del caso.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

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Gabriella Giuriato: positivismo e ascetismo.

In mostra dal 14 al 31 maggio 2005, inaugurazione sabato 14 maggio 2005 ore 18, presentazione del curatore dr. Nicola Eremita e della prof.ssa Maria Beatrice Autizi.

Biografia

Gabriella Giuriato, l’artista famosa per il “Mondo di Sfere”, vive e lavora a Venezia, sua città natale.

L’originalità della Giuriato, insaziabile nella ricerca, sempre pronta a sorprendere, risiede nella scelta della forma sferica, come me mezzo sul quale, attraverso il collage ed interventi di anno in anno più materici ( talvolta con utilizzo di conchiglie, cd, paperolles ), narrare nuove storie.

Per esse la sua ispirazione va dall’amata pittura metafisica, a sprazzi surrealisti, a richiami della pop-art, a motivi geometrici di grande intensità e suggestione, senza dimenticare interventi sulla sfera stessa ( di solito in legno o in cartapesta ), con tagli e supporti, che la trasformano in mobile scultura.

In questi ultimi anni l’artista si è avvicinata alla grafica, trasportando la “rotosfera” sulla superficie di una carta, dove rullare la matericità ed il colore della sua originale tecnica a collage. Si tratta di monotipi, che rappresentano un’ulteriore, significativa tappa nella ricerca cromatica. L’attività espositiva dell’artista veneziana negli ultimi dieci anni ha toccato, con varie personali, Albissola Marina, Venezia, Milano, Spoleto, mentre a Firenze, Roma, Milano, Savona, Berlino, Lipsia, San Vito al Tagliamento la Giurato ha partecipato a diverse collettive.

Parere del curatore Nicola Eremita

In ogni diversa creazione l’artista mette sempre se medesimo, i suoi drammi, le sue paure, il suo amore, la sua felicità. Una cosa importante nelle opere di Gabriella è il dinamismo ottenuto dalla tecnica stessa utilizzata. La sequenza serrata di simboli segnali immagini significati ricordi; la raccolta incessante di nuove vestigia di tracce di nessi logici od onirici.

La creatività diventa un moto perpetuo. In questo modo la creatività dell’artista viene pienamente assecondata e genera un senso di felicità dato dalla certezza dell’incompiutezza e quindi dall’alimentazione di un ulteriore moto perpetuo.

In questo sito sono raccolte le sfere fatte di materiale vivo, quale il legno: figure geometriche senza confini, sulle quali esistono infiniti orizzonti, senza inizio né fine né direzione né orientamento, le sfere sono simboli più approssimati di universi; e, per un semplice transfer, simboli di potenza generatrice senza confini e di piacere senza limiti e di infinita ricerca e scoperta. Non a caso ogni sfera essendo girevole può essere letta iniziando da un punto qualsiasi e man mano che si ruota si scoprono particolari nuovi che catturano la curiosità dell’osservatore.

Interessante ancora può essere immaginare come nasca un’opera di Gabriella: prima la raccolta di grandi quantità di materiale; quindi la selezione in base a nessi logici o storici o psicologici; poi il lungo lavoro di ritaglio; quindi la giustapposizione e la sovrapposizione su un fondo meticolosamente preparato e poi dipinto con colori luminosi.

L’analogia è col lavoro di un piccolo frate amanuense che scava nell’inconscio o sorvola il mondo dei sogni o quello dei ricordi emotivi o si libra attraverso un dedalo di visioni surrealiste alla ricerca delle tracce che lo riportino a se stesso alla sua interiorità per quest’innato bisogno di sicurezza e comprensione che ci accomuna tutti. La personale forma di espressione di Gabriella Giuriato, ha trovato anche una sicura fonte di piacere psicofisico: uno sfogo per le energie e le potenzialità emotive nascoste.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

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III Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia. Comunicato stampa.

08 – 27 ottobre 2005, inaugurazione 08 ottobre 2005 ore 18. Presentazione del curatore dr. Nicola Eremita

Alla terza edizione, la Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, ospita artisti italiani e stranieri che presentano opere di pittura, scultura, e tecniche miste.
Come sempre la mostra sarà caratterizzata dalla molteplicità e dalla originalità delle opere. L’esposizione non ha un tema prefissato ma vuole presentare campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive anche estremanente differenziate. È proprio in questa differenziazione che si qualifica questa manifestazione con l’intento di associare la diversità del mondo alla diversità degli umori dell’uomo “artifex”.
Da segnalare la completa disponibilità della Direzione Artistica a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Marina Barbiero, Piergiorgio Baroldi, Iva Milanova, Lio Sottile

Opening reception e presentazione sabato 8 ottobre 2005 presso Galleria d’Arte III Millennio, Venezia

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III Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 08 – 27 ottobre 2005.

In occasione della 51. Biennale d’Arte Sezione Arti Visive “l’Esperienza dell’Arte”

Introduzione

In occasione della 51. Biennale d’Arte Sezione Arti Visive “l’Esperienza dell’Arte”, si svolge la terza edizione della Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia. Quest’anno, ad eccezione di una artista tedesca, gli espositori sono italiani.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

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Espongono

Marina Barbiero, biografia

Marina Barbiero è nata a Padova nel 1968. E’ diplomata al Liceo Artistico di Padova e laureata in Architettura di Venezia. Fin dalla giovinezza è attratta dalla creatività della pittura e si dedica con pazienza al disegno a matita, ai pastelli, alla china, all’acquerello, alla tempera e alla pittura ad olio su tela.

Parere del curatore Nicola Eremita

Una pittura che coloristicamente richiama l’oriente, il giappone in particolare; le tinte nette di Hokusai i paesaggi di Hiroshige.

Credo che si vada anche oltre e che Marina Barbiero sia molto simile anche alla filosofia dell’arte nippon. Parlo dell’interiorizzazione della tecnica e del soggetto. Questo richiede meditazione e assimilazione dell’oggetto da rappresentare, in un certo senso la compenetrazione in ciò che si sta realizzando al punto tale di pensarlo proprio.

La lettura delle opere ci svela che esse non sono collocate in un luogo geografico, il richiamo alla natura è universale e il messaggio è forte. Il senso di verticalità lo amplifica con climax e potenza virile tanto da dare le vertigini. Questi alberi sono fieri come samurai e sono pronti per entrare nel mito, sono il tempo, la storia, il significato e il senso della esistenza, sono frutto di racconti fantastici, di leggende perdute nel tempo, sono il monumento al tempo in cui…

L’uomo era in simbiosi con la natura e rispettava le sue leggi dure e spietate ed in cambio riceveva la sublime poesia della sua bellezza  e ne godeva pienamente. Mentre “melodia dipinta” e “splendore tra gli alberi”, vogliono ipnotizzarci, “alberi al tramonto” i rami, quasi trasformati in idiogrammi, esaltano la aspirazione al mito.


Piergiorgio Baroldi, biografia

Piergiorgio Baroldi è nato a Salò, presso il lago di Garda. Egli è sempre stato attratto dall’arte anche come collezionista di arte contemporanea. È stato promotore e organizzatore di mostre d’arte contemporanea in luoghi caratteristici della Laguna Veneziana dove vive ed opera. Piergiorgio Baroldi è molto attivo anche nella difficile missione del recupero degli antichi edifici militari della difesa costiera di Venezia affinché diventino parte del polo museale veneziano.

Parere del curatore Nicola Eremita

Le opere presentate da PG Baroldi dal punto di vista formale sono vicine alle opere di Gustav Klimt. Le grandi campiture oro, le figure ritagliate nell’ornamento, i molteplici simboli, inseriti a scopo decorativo, richiamano con forza le tele dell’artista viennese; ma non è tutto: vi sono delle profonde differenze. Le figure di PG Baroldi sono spesso caratterizzate da cromatismi che le mettono in contrasto con tutto il contesto.

Qualcuno dice che queste figure siano anche d’ispirazione canoviana. Chi scrive le riporta invece a ciò che concerne squisitamente il contenuto delle opere di Bardoli. Non può certo comporsi un’immagine canoviana nelle intenzioni dell’autore. La pace e la fissità del Canova non trovano posto nelle figure umane dipinte da PG Baroldi sia nella complessiva costruzione formale, sia nell’intento contenutistico.

Il linguaggio è tratto dalla sedimentata arte moderna ma il significato penetra a fondo nella contemporaneità, fino alla più viva attualità. In questo senso della pittura di Klimt non resta che il puro omaggio e del Canova non c’è traccia.

Dai dipinti trapela la sottile ironia e l’artista, con discrezione e pudore, svela la bellezza della natura, le debolezze umane, la compassione,  fino a sfociare nella aperta denuncia delle violenze della nostra società. Qui il rischio di cadere nel banale è grosso ma l’artista ne sfugge con l’eleganza e il tono sommesso o con un delicato intervento caricaturale e sarcastico.


Iva Milanova, biografia

Iva Milanova è nata il 30 Ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Fu il lavoro presso la più grande casa di moda bulgara a spingerla ad affrontare gli studi accademici come studentessa speciale, quindi, trasferitasi a Berlino iniziò gli studi di storia dell’arte e di archeologia. In questo momento Iva MIlanova lavora alla sua tesi di dottorato dal titolo “l’Iconostasi nella Chiesa Ortodossa”.

Parere del curatore Nicola Eremita

Le opere presentate da Iva Milanova si differenziano dalla precedente esposta durante la II edizione di questa iniziativa.

Rimangono i riferimenti alla produzione iconografica dell’Europa dell’Est, rimane lo ieratismo e l’atmosfera di serenità, e di mistica compostezza.

Rimangono ancora le personalissime influenze espressioniste nell’uso deciso del colore e nella violenza del tratto; rimane il fascino che la pittura dell’antica roma ha esercitato sulla sensibilità di Milanova.

Tutte queste componenti che sembrano slegate si uniscono nella armoniosa creazione dell’artista: le reminiscenze antico romane si stemperano nella tradizione religiosa orientale e l’insieme è metabolizzato da una personale ispirazione espressionista. Il risultato è un’opera corposa forte ed, al contempo, delicata e raffinata. contenuti rivelano passione per la vita e speranza di armonia tra gli uomini, un messaggio universale.

Prevale in queste ultime opere una vivace e solare forma di astrattismo che pare un caldo e gioioso patchwork.


Lio Sottile, biografia

Pittore e scultore Lio Sottile, Laureatosi in Architettura nel 1978, frequenta attualmente il quarto anno dell’Accademia delle Belle Arti di Capo D’Orlando ( Me ). Utilizza le potenzialità grafiche del computer e realizza sculture virtuali mediante l’uso di software di modellazione plastica. L’insegnamento dell’Educazione Artistica, da oltre venti anni, lo tiene costantemente impegnato nella sperimentazione e nella ricerca.

Parere del curatore Nicola Eremita

Le opere presentate da Lio Sottile rivelano il suo eclettismo. La sperimentazione è alla base della sua produzione. Sottile si è confrontato con la riproduzione di numerosi dipinti di epoca rinascimentale e moderna, affinando una notevole tecnica pittorica. Il concetto di moto perpetuo, attraverso stili e correnti, sperimentazioni e ricerche, l’accostamento delle più disparate modalità espressive, introducento caratteri di innovazione continua, caratterizzano la weltanschaunng di Lio Sottile. Tutto ciò ne fa un artista imprevedibile e difficilmente inquadrabile assolutamente personale e indipendente, in costante divenire.

“Donne al Bar” di chiara ispirazione espressionista, rappresenta simbolicamente la vanità e la noia che spesso pervade la nostra vita quotidiana, si notino gli sguardi assenti o rivolti verso il vuoto e le pose imbronciate. Nel complesso l’atmosfera non è di drammaticità né di forte contrasto ma prevale una certa compassionevole constatazione che pone l’autore al di sopra e non personalmente coinvolto; le tonalità di colore sono molto omogenee e ben delineate.

“La Battaglia del Longano” evento storico svoltosi in Sicilia che vide Tindary e Siracusa combattere insieme contro i Mamertini nel 232 A.C. (Gerone contro Cione) cristallizza i guerrieri nel colore uniforme come la polvere del tempo che tutto ricopre e livella le ambizioni degli uomini, rendedoli infine uguali, mentre l’atmosfera trasferisce la realtà nella memoria e, quindi, nel sogno che la tradisce trasformandola in mito. Un antico richiamo alla fratellanza e alla pace. La scultura dedicata a Sophia Loren tratteggia con compostezza ieratica il viso della famosa attrice, senza perplessità.


Inaugurazione della mostra

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II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, parte 2. Comunicato stampa.

Alla sua seconda edizione, la Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, ospita artisti italiani e stranieri che presentano opere di pittura, scultura, e tecniche miste. Questa edizione è suddivisa in due parti per ospitare il folto numero di artisti e dare ad ognuno la giusta rilevanza.
La mostra sarà caratterizzata, come sempre, dalla molteplicità e dall’originalità delle opere. L’esposizione non ha un tema prefissato ma vuole presentare campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive anche estremamente differenziate. È proprio in questa differenziazione che si qualifica questa manifestazione con l’intento di associare la diversità del mondo alla diversità degli umori dell’uomo “artifex”.  
Da segnalare la completa disponibilità della direzione artistica a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Raffaella Bacarelli, Rita Blitt, Serena Bocchino, Enrico Bosi, Enzo Igino Brunialti, Frank Colson, Aldo Cordero, Fiorentina De Biasi, Paolo Dell’Aiuto, Benz Inge, Ronald Lyon, Mark Kroeten, Enzo Marcello Mazzara, Iva Milanova, Lidia Tortomasi.

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2 collettiva arte contemporanea biennale di venezia galleria arte terzo millennio gallery art third millennium

II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, parte 1. Comunicato stampa.

Alla sua seconda edizione, la Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia, ospita artisti italiani e stranieri che presentano opere di pittura, scultura, e tecniche miste. Questa edizione è suddivisa in due parti per ospitare il folto numero di artisti e dare ad ognuno la giusta rilevanza.
La mostra sarà caratterizzata, come sempre, dalla molteplicità e dall’originalità delle opere. L’esposizione non ha un tema prefissato ma vuole presentare campioni della migliore produzione degli artisti espositori, che si caratterizzano per tecniche e sensibilità espressive anche estremamente differenziate. È proprio in questa differenziazione che si qualifica questa manifestazione con l’intento di associare la diversità del mondo alla diversità degli umori dell’uomo “artifex”.  
Da segnalare la completa disponibilità della direzione artistica a guidare lo spettatore lungo il percorso espositivo.

Espongono

Raffaella Bacarelli, Rita Blitt, Serena Bocchino, Enrico Bosi, Enzo Igino Brunialti, Frank Colson, Aldo Cordero, Fiorentina De Biasi, Paolo Dell’Aiuto, Benz Inge, Ronald Lyon, Mark Kroeten, Enzo Marcello Mazzara, Iva Milanova, Lidia Tortomasi.

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2 collettiva arte contemporanea biennale di venezia galleria arte terzo millennio gallery art third millennium

II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 10 ottobre – 06 novembre 2004

In occasione della IX Biennale di Venezia Sezione Architettura “Metamorph”, curatore Nicola Eremita

Introduzione

In occasione della IX Biennale di Architettura “Metamorph”, si svolge la II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia che è stata suddivisa in due parti per consentire maggior visibilità agli artisti. Espongono sei artisti dagli Stati Uniti, due artisti dalla Germania e sette artisti dall’Italia.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

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Espongono

Rita Blitt, biografia

Rita Blitt opera da quasi 40 anni come artista, la prima mostra risale al 1967. Nel suo curriculum sono raccolte numerose mostre personali e collettive, premi, libri e video, performances ed una ricca serie di sculture monumentali situate in luoghi pubblici. Le sue opere sono raccolte in diversi musei americani, e in tutto il mondo.

Parere del curatore Nicola Eremita

Al centro dell’opera di Rita Blitt, infatti si colloca il movimento: in particolare il movimento della danza. L’artista presenta una scultura in acciaio intitolata “Dancing I”.

L’espressionismo astratto di Rita Blitt si traduce in vera e propria danza sulla carta, l’artista mentre crea ascolta la musica e danza. L’opera che vedete è la traccia dinamica e cinetica del corpo della ballerina, essa vuole cogliere solamente il succo, il puro istinto del movimento e bloccarlo nell’eterna staticità della scultura.

Blitt vuole trasformare in vero e proprio totem cultuale la grazia, la forza e la coordinazione umana, tesa nella realizzazione sublime del ballo. Un parallelo può essere suggerito con il Discobolo di Mirone.

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Frank Colson, biografia

Frank Colson ha il suo Studio a Sarasota in Florida.

Il curriculum di Colson è ricchissimo di esperienze presso Università d’Arte, presso Musei in qualità di consulente, presso le Istituzioni Pubbliche, dove ha ricoperto cariche di dirigenza per il settore delle arti e dell’artigianato.

Ha partecipato a fiere d’arte in Nuova Zelanda, Brasile, Irlanda, Germania, Inghilterra ed in altri paesi nel mondo. Ha realizzato mostre personali e collettive in California, Giappone, Ohio, Nuovo Messico, Sud Dakota, e Florida. Ha partecipato a sei edizioni della Conferenza Internazionale di Scultura 1972/1978. Espone con grande vivacità dal 1963.

Parere del curatore Nicola Eremita

Frank Colson testimonia ancora che gli artisti statunitensi sono molto preparati e adoperano con professionalità le tecniche. I risultati sono di grande piacevolezza. L’opera presentata è eseguita con equilibrio compositivo e coloristico. Ardente è nell’artista la fuga visionaria e onirica. Il disegno riecheggia la morbidezza del tratto di Chagall e i colori, forti e piatti, trasmettono una calda sensazione di serenità rendendo l’opera fresca e attuale. Qualcosa che proviene dal sud, dal mare, qualcosa di caldo e piacevole traspira questa seta. Alcuni grandi maestri hanno percepito lo stesso richiamo: la natura?

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Benz Inge, biografia

Benz Inge è nata nel 1940 a Dessau in Germania, ha studiato ingegneria, nel 1961 si è trasferita a Karlsruhe dove ha studiato pittura e disegno. Ha viaggiato in Italia Spagna e Svizzera per studio quindi ha lavorato come artista freelance a Karlsruhe. È membro del Badischer Kunstverein di Karlsruhe e del Wurttembergischer Kunstverein di Stoccarda.

Parere del curatore Nicola Eremita

Inge Benz infine presenta un disegno tecnica mista dal titolo “O.T.” . L’opera di Benz fin dal titolo, risulta ermetica, la gestualità richiama le evoluzioni di Vedova. Sono molto incisivi i richiami espressionisti di matrice tedesca, i tratti forti, la violenza che traspare da questo disegno non ha nulla a che fare con la limpidezza dei sentimenti.

Benz ha un tratto duro, rigoroso, serrato. L’artista ricerca assecondando l’interiore istinto che guida il movimento, lo scioglie, lo scatena libero nella totale anarchia.

Il desiderio di sprigionare le proprie energie cinetiche e quello di rappresentare quelle di un mondo che ha perso la capacità di controllarle e di indirizzarle verso una società a misura d’uomo, coincidono nell’opera di Benz.

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Mark Kroeten, biografia

Pittore scultore e musicista, Mark Kroeten sperimenta la lavorazione dei metalli preziosi e del vetro. Mark Kroeten è artista per il proprio personale piacere: produce per sé stesso ed è libero da impegni di committenza.

Il colore è un elemento di grande potenza nella pittura di Kroeten. I colori possono creare emozioni e richiamare ricordi associati ad esperienze personali. Se usati appropriatamente possono influenzare lo stato d’animo delle persone. Mark Kroeten ha frequentato diversi colleges in America. L’Università del Minnesota, l’Anoka Ramsey College e il Minneapolis Technical College sono tra i principali.

Nota dell’artista all’opera “signature dots”

Quest’opera rappresenta i colori attorno a noi. Noi siamo i punti scuri. I colori usati riflettono la pietra, le nuvole e la terra. La parte più esterna dello spettro dei colori, il nero, si trova proprio dove vorresti trovare le tonalità utilizzate. I colori tenui e sfumati danno un senso di stabilità e il potere di realizzare grandi cose.

Parere del curatore Nicola Eremita

la pittura di Mark Kroeten è espressione di ciò che all’artista piace. Si può dire che egli sia un epicureo che ricava il suo piacere creando, dipingendo i soggetti a lui cari.

Questi soggetti sono anche i simboli di ciò che Mark Kroeten ama della vita: i piccoli piaceri quotidiani, soddisfarsi con poche semplici cose, godere dell’attimo.

Per l’artista bisogna cercare gli aspetti positivi di questa società turbolenta e distratta, che rende effimeri i legami tra le persone, ad esempio il concetto puro di “continuo cambiamento” può offrire nuove opportunità e impedisce la noia; ancora, il “sapersi accontentare” è sicuramente fonte di grande soddisfazione e di successo nella ricerca della felicità personale.

L’opera di Kroeten può definirsi di spirito intimista, nel senso che ricerca e vuole offrire una visione del mondo rivolta al raggiungimento dell’equilibrio interiore, nell’opera presentata si coglie il riferimento a certe sete orientali decorate e l’insieme produce efficacemente una vellutata sensazione di pace e quieta serenità.

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Ronald R. Lyon, biografia

R. R. Lyon opera da oltre 25 anni come artista, consulente, designer e art director. Ha esposto in numerose gallerie negli Stati Uniti è un appassionato collezionista d’arte e scrittore.

Parere del curatore Nicola Eremita

L’opera è realizzata con perfetto equilibrio e sintesi senza lasciare spazio al alcuna sbavatura. Questa linea o traccia è una allegoria in molti sensi. Ad un primo esame dell’opera essa appare come la volontà di distinguersi in un panorama di desolante confusione e clamore. L’artista vuole intrattenerci comunicando attraverso una discreta voce, trasmettendo il messaggio con delicatezza, amorevolmente, questa e la traccia che indica come trasmettere in concetto.

Non solo, ci accompagna lungo il suo percorso con un tratto morbido e rotondo, calmo, quieto, pare voglia suggerirci solamente la direzione. Quindi, una volta che ha catturato la nostra attenzione ci fa riflettere. Questa sinuosa impronta segna il percorso di una vita, la dura lotta per la vita; od è un holzwege, un sentiero che guida una vita, la strada da intraprendere e mantenere attraversando asprezze ed ostacoli.

Forte per l’artista è la ricerca della pace interiore, di un equilibrio universale retto dalla compassione e dalla grazia, e forte è la risposta dell’artista. Questa nera intensa linea che attraversa con grazia e semplicità il tempo e lo spazio è di una sintesi magica e ha risvolti mistici. Come un vero asceta R.R. Lyon richiama alla riflessione pura e semplice sul fatto che se la nostra esistenza ha senso è perché è basata sulla semplicità, sul rispetto reciproco, sulla reciproca comprensione e compassione.

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Inaugurazione della mostra collettiva