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II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia 11 settembre – 08 ottobre 2004

In occasione della IX Biennale di Venezia Sezione Architettura “Metamorph”, curatore Nicola Eremita

Introduzione

In occasione della IX Biennale di Architettura “Metamorph”, si svolge la II Collettiva d’Arte Contemporanea Biennale di Venezia che è stata suddivisa in due parti per consentire maggior visibilità agli artisti. Espongono sei artisti dagli Stati Uniti, due artisti dalla Germania e sette artisti dall’Italia.

Nell’affollato e variegato panorama artistico veneziano, la Galleria d’Arte III Millennio è la prima e sola galleria d’arte che organizza questo tipo di manifestazioni, scevre da qualsiasi indirizzo politico o propagandistico, lasciando agli artisti libertà di espressione e tecnica.

Ogni esposizione diviene così un piccolo “museo” di arte contemporanea e non una vera e propria “mostra”. Questa differenza è cruciale e sostanziale in quanto, secondo la moda attuale, il curatore di turno diviene il vero protagonista. Egli infatti s’impone quale “arredatore” della mostra; l’artista quindi cala in secondo piano.

In questo caso, pur essendoci il curatore, sono gli artisti in primo piano. Il ruolo del curatore invece è più complesso e discreto: egli deve presentare le opere al pubblico; deve parlarne deve decodificarle e collegarle in modo tale da accendere la curiosità e l’attenzione.

In tal modo egli apre il dibattito e la dialettica, divenendo non più provocatore ma esortatore all’attenzione verso la multiformità della sensibilità umana. Questo è dialogo e non monotona auto-celebrazione. Non servono quindi gli acronimi.

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Espongono

Raffaella Bacarelli, biografia

Raffaella Bacarelli è nata a Napoli nel 1964. si è diplomata all’Istituto d’Arte, ( diploma di Maestro d’Arte e Diploma di Arte della Stampa ) ha studiato all’Accademia di Roma.

Ha lavorato per più di 15 anni prima come grafica pubblicitaria, illustratrice tra Roma, Milano e Napoli; quindi come art director in varie agenzie.

Tra gli incarichi più importanti vi sono tutte le illustrazioni per i cofanetti Mondadori “I MITI” di Luciano De Crescenzo trasmessi da RAI 2 e ultimamente da Rete 4. Ha continuato sempre a dipingere per se stessa. Da pochi anni ha deciso di lasciare la pubblicità, per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, trasferendosi ad Ischia.

Parere del curatore Nicola Eremita

Opera figurativa di genere simbolico, pone al centro della trattazione la figura della donna. Attuale e di grande pregnanza questo tema nella contemporaneità, in cui il ruolo della donna nelle diverse società assume connotati differenti e contraddittori.

La donna è bendata simbolicamente od anche fisicamente?
La donna è privata della vista sul suo io interiore?
È privata dell’identità e trasformata così in semplice oggetto?
La donna non può vedere e quindi è dipendente e succube e necessita una guida etica?
Di una guida spirituale?
Oppure la donna volontariamente si benda?
Ed assume di sua scelta il ruolo di sottomessa e inetta appendice dell’uomo?
L’opera apre quindi il dibattito e chiede alle donne di confrontarsi con questi dolorosi temi facendo leva anche su di un’elegante vena polemica.


Serena Bocchino, biografia

Gli studi artistici di questa artista Americana iniziarono nel 1980 in Inghilterra al Wroxton College e proseguirono in Russia a San Pietroburgo. Gli studi alla Università Fairleigh Dickinson le fecero ottenere il diploma dalla Università di New York.

Una delle più giovani artiste ad aver ottenuto una residenza premio alla P.S.1 a Long Island, Serena Bocchino divenne molto attiva nel movimento dell East Village a N.Y. negli anni ottanta. Ha ricevuto il Bazil Alkazzi Award per gli USA nel 1990 come la borsa di studio dalla Fondazione Pollock-Krasner. Ha anche ricevuto due borse di studio sull’arte dal Consiglio dello Stato del New Jersey.

Le opere di Serena Bocchino sono presenti in numerose collezioni, fa parte del Programma per l’Arte nelle Ambasciate, Washington DC, McKinsey & Co. Inc., Nordstrom, Saks Fifth Avenue e molti Musei e Istituzioni Pubbliche.

Le gallerie di N.Y. cominciarono ad esporre opere di Serena Bocchino nel 1985. Da allora espone in mostre personali e collettive negli Stati Uniti in Italia ed in Francia.

Le opere di Serena Bocchino sono forme astratte che traslano nell’idea grafica  bidimesionale le qualità spontanee e ritmiche della musica.

Parere del curatore Nicola Eremita

Composizione delicata e sublime, l’artista ama trasporre la musica in immagine e l’immagine in astrazione. Queste entità fluttuano nella musica collegate da un circuito vitale che trasmette loro il ritmo e l’armonia senza cui esse non sopravvivrebbero.

La pulsazione del circuito vitale è dimostrata dalle emissioni colorate, anch’esse seguono il ritmo e l’armonia e sono spasmi di piacere che rimbalzano nella musica amplificandone gli effetti benefici. Si ha la netta percezione che l’insieme vibri come un segreto diapason con le tonalità del piacere.

L’opera non contiene alcun simbolismo; essa è il compiacimento estetico per il bello, è la ricerca di un cosmo che ritenga e reagisca al piacere, diffondendolo. Grande messaggio è questo: semplice penetrante e intenso. La composizione è creata con sintesi ed eleganza e denota una profonda preparazione culturale e grande molteplicità di interessi.

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Enrico Bosi, biografia

Il Maestro d’arte Enrico Bosi è nato a Roma nel 1953. Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Roma seguendo i corsi del Maestro Scialoja.

Ha calcato le scene negli anni Settanta come attore-mimo, lavorando con il compositore milanese Roberto Cacciapaglia.

Queste esperienze giovanili, contribuendo alla sua formazione artistica in campo estetico-figurativo, hanno stimolato l’interesse per le molteplici forme d’arte: Teatro, Musica, Letteratura e Fotografia che tutt’ora sono parte integrante della espressività dell’autore; talvolta surreale, talvolta ironica, caratteristica quest’ultima, che si manifesta in particolar modo nelle opere di grafica.

Parere del curatore Nicola Eremita

L’opera che Enrico Bosi presenta ha una originale connotazione formale: va letta dal basso verso l’alto, solo così lo spettatore può apprezzarne la sottile trasformazione che dalla grafica in bianco nero della matita porta al colore della tecnica mista.

Apprezzata questa provocazione si resta colpiti dalla presenza incombente ed ossessiva di questo sipario. Esso è un colosso pesante ma mobile in cui le texture si accavallano nel drappeggio, e paiono voler sfondare i piani prospettici.

L’onnipresenza traumatica del sipario, simbolicamente rappresentante l’esteriorità spesso vanesia dello spettacolo, incontra al suo centro una significativa interruzione: il silenzio drammatico dell’attore, rivelato solo da tenui contorni, poiché esso è involucro.

La vacuità e la sottile leggerezza, a differenza del pieno sipario, simboleggiano la plasticità e versatilità necessaria all’interprete, capace solo così di sostenere ogni ruolo. L’espressione lieta simboleggia che per l’attore l’interpretazione è una funzione naturale, priva di forzature.

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Enzo Igino Brunialti, biografia

Enzo Igino Brunialti, genovese, è pittore fin dall’infanzia. Dal 1997 lavora nello studio di Trevignano Romano sul lago di Bracciano dove ha sede la mostra permanente delle sue opere. Ha esposto in diverse personali e collettive suscitando interesse di pubblico e critica.

I quadri di Brunialti figurano in diverse collezioni private in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Norvegia, Olanda, Svizzera, USA.

Parere del curatore Nicola Eremita

Un’opera dettata dalle emozioni. Esse si amalgamano e formano una nuova realtà, quella sulla tela che ora può vivere una vita a sé. L’arte è la produzione diretta della mente, e la mente è un intricato sconcertante groviglio di emozioni.

Ricordi, odori, suoni, colori, atmosfere, luoghi si richiamano vicendevolmente e, come nella madeleine proustiana, compongono una densa creatura che ci osserva, o un mondo sul quale l’artista ha aperto una finestra.

Bisogna divenire anche passivi davanti al dipinto e farci sopraffarre da quello stesso modo di provare passioni che tutti condividono ma che è sempre così difficile afferrare: quando pensi di averlo, ti sfugge presto dalle dita.

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Aldo Cordero, biografia

Aldo Cordero, maestro autodidatta del ferro battuto, nasce a San Pietro di Govone in provincia di Cuneo nel 1945. Vive e lavora nel Canavese e opera dal 1971. Le sue sculture fanno parte di numerose collezioni private.

Dalle origini dimostra la tendenza a esprimersi autonomamente, uscendo dagli schemi tradizionali legati all’insegnamento accademico. Le sue sculture sembrano avere una apparente staticità, nonostante si possano definire poesie di ferro.

Parere del curatore Nicola Eremita

Anche questa opera si colloca nel felice e multiforme movimento stilistico dell’arte povera, che a quanto pare riscuote ancora molto successo nella creatività degli artisti italiani, forse per gli illustri esempi. Efficace la sintesi poetica che riduce a puri archetipi simboli di così vasta significanza.

Si rileva anche una sottile ironia di genere pop, tesa anche a richiamare l’attenzione sulla facilità con cui spesso concetti che, per loro stessa natura necessitano sempre di profondo interesse e cultura da parte dello spettatore, quando siano divulgati per mezzo della comunicazione generalista vengano inevitabilmente banalizzati.

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Fiorentina De Biasi, biografia

Fiorentina De Biasi è nata a Castellammare di Stabia (Napoli). Ha studiato al DAMS all’Università di Bologna. Si è diplomata nel 1999. Dopo aver sperimentato la pittura, ha approfondito il collage fotografico.

Parere del curatore Nicola Eremita

Alcuni artisti amano parlare alla contemporaneità, altri ai posteri. Fiorentina De Biasi parla alla contemporaneità, il suo viaggio spirituale è metafora, nella forma, della nostra condizione attuale.

Le nostre esperienze spesso divengono solo brevi spot, o piccoli ricordi impersonali ritagliati e raccolti a pezzi, spesso si riducono a semplici immagini prive di odori e suoni forse non sono nemmeno nostri anche se lo crediamo.

L’artista tuttavia non assume toni polemici e semplicistici, anzi, gioca e confonde creando paesaggi fantastici, e lo spettatore non è subito in grado di cogliere la vivace ironia.

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Paolo Dell’Aiuto, biografia

Paolo Dell’Aiuto, nato a Volterra nel 1950, laureato in Scienze Statistiche presso l’Università di Roma nel 1976, è pittore autodidatta dal 1965.

Fino al 1972 ha vissuto a Volterra, città sempre presente nei suoi sentimenti e nella sua ispirazione; attualmente vive ed opera a Ciampino. Dal 1995 ha partecipato a varie mostre sia personali che collettive in diverse città italiane.

Parere del curatore Nicola Eremita

il surrealismo è, assieme all’espressionismo, un movimento artistico che ha caratterizzato fortemente il secolo appena trascorso. Esso è il nuovo, parte di quella travolgente corrente energetica del progresso che in pochi istanti ha portato l’occidente dal medioevo al futuro. Alle “visioni” sulla condizione umana dell’espressionismo, si affiancano le “visioni” psichiche del surrealismo e ciò che colpisce sono sempre le grandi lacerazioni, i drammi e la corrosiva ironia che queste “visioni” contengono.

L’opera di Paolo Dell’Aiuto si colloca in questo prezioso contesto. Essa ripropone temi che sono scivolati troppo in fretta sotto la spietata macchina della comune indifferenza, questo valga per coloro, cechi, che nell’arte cercano il “nuovo”, il “mai fatto”. Ebbene l’arte ha sempre lo stesso tema e l’artista dipinge sempre lo stesso quadro.

Abbiamo ancora bisogno di artisti surrealisti ed espressionisti e non è ancora tempo di farla finita con l’arte, essa è forse l’unica ancora di salvezza per una umanità che, persa nell’annichilimento, pare desiderare solamente di disumanizzarsi.

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Enzo Marcello Mazzara

Enzo Marcello Mazzara è nato a Cassano Magnano il 18 Aprile 1962. Artista, docente di Educazione Artistica, dal 1998 al 2000 è assistente di cattedra in tecniche della scultura all’Accademia di Belle Arti.

Attualmente è insegnante di Storia dell’Arte al Liceo Linguistico e Insegnante di Pittura, Ceramica, Fotografia, Storia dell’Arte al Centro EDA oltre che restauratore di opere di pittura.

Parere del curatore Nicola Eremita

Il Perseo è un’opera a tinte forti se non lugubri. L’artista ha rappresentato con tonalità e contrasti brutali, pittoricamente azzeccati, la tragicità dell’atto e la malvagità dell’essere abbattuto.

Sono evidenti i riferimenti simbolici: la Medusa per l’artista è la personificazione stessa del male e, come tale esso ha tre facce, è ambiguo. Per abbattere tale creatura occorre un’arma a tre punte, dotata quindi di pari mutevolezza in questo caso da leggersi come astuzia e versatilità.

Questa è una licenza poetica dell’autore che si distacca dalle rappresentazioni mitologiche classiche e pone l’opera nella contemporaneità. In un mondo che è divenuto sempre più mutevole e variegato, in cui il male ed il bene si confondono con l’ipocrisia e la corruzione, la sensibilità l’artista, è alla ricerca di una entità in grado di sconvolgere ed abbattere il male anche utilizzando gli stessi mezzi ma a fin di bene. Come disse Leonardo:
“Intelletto v’è dato: a bene od a malizia”.

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Iva Milanova, biografia

Iva Milanova è nata il 30 Ottobre 1970 a Sofia ha esposto in Italia Berlino e a Chicago. Nel 1998 ha ottenuto il Master di Storia dell’Arte e Archeologia Classica alla Humboldt University di Berlino. Il suo amore per la pittura nacque quando ella era ancora bambina.

Fu il lavoro presso la più grande casa di moda bulgara a spingerla ad affrontare gli studi accademici come studentessa speciale, quindi, trasferitasi a Berlino iniziò gli studi di storia dell’arte e di archeologia. In questo momento Iva MIlanova lavora alla sua tesi di dottorato dal titolo “l’Iconostasi nella Chiesa Ortodossa”.

Parere del curatore Nicola Eremita

L’opera presentata da Iva Milanova è molto significativa del suo attuale percorso formativo e della sua ricerca artistica. I riferimenti alla produzione iconografica dell’Europa dell’Est sono rimarcati: le pose sono ieratiche e le espressioni del volto sono circondate da un’atmosfera di serenità, e di mistica compostezza.

Tuttavia c’è dell’altro: si avvertono personalissime influenze espressioniste nell’uso deciso del colore e nella violenza del tratto; inoltre nei lineamenti dei volti si comprende il fascino che la pittura dell’antica roma ha esercitato sulla sensibilità di Milanova.

Tutte queste componenti che sembrano slegate si uniscono nella armoniosa creazione dell’artista: le reminiscenze antico romane si stemperano nella tradizione religiosa orientale e l’insieme è metabolizzato da una personale ispirazione espressionista. Il risultato è un’opera corposa forte ed, al contempo, delicata e raffinata. I contenuti rivelano passione per la vita e speranza di armonia tra gli uomini, un messaggio universale.

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Lidia Tortomasi, biografia

Lidia Tortomasi, pseudonimo Aidil Isamotrot, nasce a Giardinello (Pa) il 12/08/1970. Ha studiato all’Istituto Statale d’Arte di Cefalù (Pa), dove nel 1989 consegue il diploma di maturità d’arte applicata – sezione disegnatore di architettura e arredamento.

Ha studiato all’Istituto d’Arte di Palermo dove nel 1994 consegue il diploma di maturità d’arte applicata – sezione decorazione pittorica. Ha studiato Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Agrigento e Palermo.

Frequenta da diversi anni la Scuola Libera del Nudo presso l’AA.BB.AA. di Palermo.

Lavora nel campo della progettazione, dell’arte e del restauro. Particolarmente interessata alla Storia dell’arte medievale.

Parere del curatore Nicola Eremita

Evidenti riferimenti alla compostezza dell’arte egizia, ed alla serenità delle opere di Gustav Klimt. Si avverte in quest’opera l’influsso dell’art nouveau. Apprezzabile è l’uso delle tecniche e dei materiali delle arti applicate, come fece il maestro austriaco ed anche la simile ricerca simbolica. L’ornamento non è marginale rispetto al soggetto ma diviene il centro della rappresentazione.

La simbologia della donna che tratta quest’opera è interpretabile come figura sensuale di raffinata eleganza che ama circondarsi di ordine ed armonia. L’oro indica la ricerca del piacere e l’abbondanza non solamente di beni terreni ma anche di ricchezza morale e culturale. La mano destra è protesa in segno di saluto e anche nell’atteggiamento di porgere qualcosa. L’insieme è una equilibrata lode alle qualità femminili.

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Inaugurazione mostra collettiva

Enza Scotto, Norbert Schmitt: Continuo Divenire. Comunicato stampa.

La Galleria d’Arte III Millennio ha il piacere di invitare la S.V. alla vernice della mostra personale congiunta “Continuo Divenire” degli artisti Enza Scotto e Norbert Schmitt che si svolgerà sabato 15 maggio 2004 alle ore 18. La mostra sarà visitabile dal 15 al 31 maggio 2004 presso i locali della galleria in Venezia Sestiere San Marco, 1047 dalle ore 10 alle ore 19, lunedì chiuso.

In occasione dell’inaugurazione il dr. Paolo Rizzi ed il curatore Nicola Eremita presenteranno le opere al pubblico.

Opere degli artisti Enza Scotto e Norbert Schmitt sono esposte congiuntamente e per la prima volta a Venezia. Enza Scotto è di origini calabresi e propone una collezione di dipinti di gusto mediterraneo, connotati da soave poetica contemplativa.
Emblematici sono: il tema del mare, il grande utero, primo motore della vita, in esso Enza Scotto ritrae il corallo, organismo simbolo che, nella sua apparente immobilità, indica invece la fragilità ed il tenue equilibrio della vita, ed i piccoli scorci in cui le vestigia umane sono avvinghiate dalla prorompente vitalità vegetale.
Norbert Schmitt è nato a Mainz in Germania, presenta in mostra una collezione di sculture di carattere informale dotate di forte tensione espressiva. La materia trattata da Norbert Schmitt diviene forma vivente; agglomerato che si contorce in cerca della propria linea evolutiva in cerca della propria essenza vitale. La luce nelle opere di Schmitt ha un ruolo fondamentale, anch’essa, riflettendosi variabilmente sulle superfici sconvolte, rivela la caducità ed il rinnovamento del fenomeno vitale.
I due artisti, anche se sono molto differenti quanto a tecniche e modalità espressive, trovano il loro punto d’incontro almeno in un aspetto contenutistico e filosofico della loro arte: il “continuo divenire”, nella natura, per le sue molteplici forme e soluzioni, per la sua tenacia e per la sua delicatezza; nel concetto informale, per la sua estenuante ricerca di una evoluzione vitale di uno scopo fisico e concreto.

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Norbert Schmitt: Continuo Divenire.

Biografia

Norbert Schmitt è nato a Mainz in Germania nel 1972. Dal 1992 al 1997 ha studiato materie umanistiche a Bale in Svizzera. I suoi interessi spaziano dalla filosofia alla pittura alla scultura. Dal 1994 al 1997 ha studiato pittura e scultura nell’Atelier Dodekaeder. Dal 1996 al 1997 ha studiato recitazione al Mahagi-Art-School a Bale Svizzera. Tra il 1997 ed il 1998 ha vissuto e lavorato in Italia. Tra il 1998 ed il 2002 ha vissuto e lavorato presso il proprio studio a Mainz. Dal 2003 lavora presso il proprio studio a Bad Kreuznach in Germania.

Parere del curatore Nicola Eremita

Norbert Schmitt presenta in mostra una collezione di sculture di carattere informale dotate di forte tensione espressiva. La materia trattata da Norbert Schmitt diviene forma vivente; agglomerato che si contorce in cerca della propria essenza vitale. La luce nelle opere di Schmitt ha un ruolo fondamentale, anch’essa, riflettendosi variabilmente sulle superfici sconvolte, rivela la caducità ed il rinnovamento del fenomeno vitale.

Profonde sono le implicazioni fiolosofiche di questo genere di arte. Il concetto informale diviene qui sede di estenuante ricerca dell’evoluzione vitale e quindi di uno scopo fisico e concreto. La rappresentazione della necessaria lotta della vita contro l’entropia, del pieno contro il vuoto, senza la quale non vi sarebbe alcuna possibilità di esistenza.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

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Enza Scotto: Continuo Divenire.

Biografia

Vincenza Scotto vive a Reggio Calabria. Già docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico “Mattia Preti” di Reggio Calabria, svolge intensa attività artistica, alla quale trovano riscontro e critica, riconoscimenti e premi. È socia onoraria UNS, nel 2002 è stata insignita della Mimosa d’argento dell’Associazione Culturale Anassilaos. Espone dal 1963 in Italia ed all’Estero. nata a Desio il 23 marzo 1976.

Parere del Curatore Nicola Eremita

Vincenza Scotto propone una collezione di dipinti di gusto mediterraneo, connotati da soave poetica contemplativa. Emblematici sono: il tema del mare, il grande utero, il primo motore della vita; in esso Vincenza Scotto ritrae il corallo, organismo simbolo che, nella sua apparente immobilità, indica invece la fragilità ed il tenue equilibrio della vita, ed i piccoli scorci in cui le vestigia umane sono avvinghiate dalla prorompente vitalità generale.

Si rileva almeno un aspetto contenutistico e filosofico della pittura di Vincenza Scotto. L’artista rappresenta con sentimento il “continuo divenire”, della natura, le sue molteplici forme e soluzioni, la sua tenacia e la sua delicatezza e il concetto vitalistico, ottimista e sensuale, è reso con ottima pregnanza.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

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Visita del Presidente Alfonso Portillo Cabrera. Comunicato stampa

bandiera repubblica guatemala

Domenica 26 ottobre 2003 alle ore 15 il Presidente della Repubblica del Guatemala S.E. Alfonso Portillo Cabrera farà visita alla Galleria d’Arte III Millennio. La delegazione è composta da mr. Jiulio Giron, col. Raul Emilio Castillo Ovando, mag. Elias Edilberto Veliz Vargas, mr. Angel Antonio Sanchez Reyes, il presidente Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera on. Gustavo Selva, seg. gen. I.T.A.C.A. Giorgio De Faveri. La visita è organizzata nell’ambito degli scambi culturali internazionali dell’Associazione I.T.A.C.A.

Il presidente Alfonso Portillo Cabrera potrà ammirare la mostra dell’artista Mario Eremita che attualmente è in corso.

Sono stati invitati: Sindaco di Venezia Paolo Costa, Assessore Cultura Regione Veneto Ermanno Serrajotto, Assessore Cultura Comune di Venezia Armando Peres, Direzione Cultura Regione Veneto Angelo Tabaro.

Il direttore artistico e curatore della mostra dr. Nicola Eremita introdurrà le opere esposte.

Grandi artisti dalla Bulgaria – 06 / 12 febbraio 2004. Comunicato stampa

La Galleria d’Arte III Millennio è lieta di ospitare la collettiva di sedici tra i più significativi artisti bulgari dopo la loro passata esposizione presso l’Ambasciata di Bulgaria in Roma “L’arte contemporanea bulgara”. Sono esposte le opere di: SvetlinRoussev, Milko Bozhkov, Yordan Katsamunski, Svilen Blazhev, Stoyan Tsanev, Stanislav Pamukchiev, Nikolay Yanakiev, Petar Pironkov, Angel Stanev, Emil Popov, Ivan Roussev, Angelina Pavlova, Iliya Zhelev, Ivailo Mirchev, Dimitar Cholakov, Roumen Skorchev.

Finissage giovedì 12 febbraio 2004 ore 17

Al finissage presenzieranno l’Ambasciatore di Bulgaria S.E. Nikola Ivanov Kaloudov, il Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera On. Gustavo Selva, il Console Onorario di Bulgaria per il Veneto Giorgio De Faveri.

Introdurranno le opere il direttore artistico dr. Nicola Eremita e l’esperto d’arte sig. Michele Gervasutti.

L’esposizione è organizzata dall’Ambasciata della Repubblica di Bulgaria in Roma, dal Consolato Onorario della Repubblica di Bulgaria per la Regione Veneto, in collaborazione con l’Associazione I.T.A.C.A., nell’ambito dei rapporti economico-culturali dell’Associazione I.T.A.C.A.

La mostra è visitabile dal 06 al 12 febbraio 2004 presso i locali della Galleria d’Arte III Millennio in Venezia Sestiere San Marco, 1047 dalle ore 10 alle ore 19, lunedì chiuso.

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“Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diviene sentiero.” Blaga Dimitrova.

Giovedì 12 febbraio 2004 alle ore 17 presso la Galleria d’Arte III Millennio di Venezia, si svolgerà il finissage della mostra collettiva dedicata a sedici importanti artisti bulgari, dal 14 al 22 febbraio la mostra si sposterà a Conegliano presso la Sala dei Battuti del Duomo.

Curata da Daniela Koleva, Michele Gervasutti e Nicola Eremita, la mostra organizzata dall’Ambasciata della Repubblica di Bulgaria in Roma e dal Consolato Onorario della Repubblica di Bulgaria per la Regione Veneto in collaborazione con I.T.A.C.A., la mostra rappresenta un appuntamento importante che vede l’incontro di due culture e di due popoli dalla grande tradizione artistica e storica.

I sedici artisti mostrano i propri lavori ed i risultati di ricerche personalissime, delineando percorsi professionali precisi, riuniti però in una reazione corale alle trasformazioni politiche, sociali e culturali del secolo appena trascorso. Il filo rosso che li accomuna è la creatività, la tenacia nel mantenere posizioni consapevoli, la produzione di alto valore, e la sperimentazione di nuove strade nel campo della pittura e della scultura.

Questa esposizione oltre a costituire un’occasione unica per conoscere e capire le trasformazioni espressive ed artistiche di un paese sempre più vicino all’Italia, è il simbolo della felice integrazione dell’arte contemporanea e della cultura bulgara nel palcoscenico internazionale. In occasione di tale evento l’Ambasciatore Kaloudov, ospitato a Venezia presso l’hotel Bonvecchiati ed a Treviso presso l’hotel Maggior Consiglio, seguirà un programma fitto di incontri istituzionali anche nella Provincia di Pordenone. La manifestazione culturale è organizzata con la collaborazione esclusiva della rivista “Casa Nuova” e dell’editore Signora Adriana Petkova.

Grandi artisti dalla Bulgaria – 6 / 12 febbraio 2004

introduzione

Dopo l’esposizione romana presso l’Ambasciata di Bulgaria, il 12 febbraio si svolgerà il finissage, presso la Galleria d’Arte III Millennio. Presenzieranno l’Ambasciatore di Bulgaria S.E. Nikola Ivanov Kaloudov, il Pres. della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera On. Gustavo Selva, il Console On. di Bulgaria per il Veneto Dr. Giorgio De Faveri. Quindi a seguire, dal 14 al 22 febbraio la delegazione di artisti bulgari sarà ospite presso la Sala dei Battuti del Duomo di Conegliano. Evento realizzato nell’ambito degli scambi culturali Italia – Bulgaria promossi dall’Associazione I.T.A.C.A.

L’iniziativa nasce dal desiderio d’accogliere presso gli spazi espositivi della Galleria d’Arte III Millennio opere di alta qualità provenienti dalle culture dell’Europa orientale, in particolare dei paesi che furono parte del blocco orientale durante la Guerra Fredda. Ciò per la grande ammirazione che nutro nei confronti dell’umiltà che in quei luoghi ancora in tempi recenti esprimono verso le discipline artistiche.

Espongono

Angelina Pavlova

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Angelina Pavlova è nata il 10 dicembre 1963 a Sofia in Bulgaria, nel 1990 ha conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Wroclaw in Polonia con specializzazione nell’arte vetraria. Tra il 1985 e il 1987 ha conseguito un master presso l’Università UMPRUM di Praga, Repubblica Ceca con il Prof. Libenski. Nel 1985 si è diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Sofia, Bulgaria.

Dice l’artista

Trasparente e risonante, massiccio e scintillante, con una grande varietà di forme, colori ed effetti ottici, il vetro è un materiale molto adatto per la creatività.

Materiale sintetico e compatibile, l’arte del vetro incontra e amalgama la luce e la trasparenza, la grazia della plasticità con le più recenti scoperte scientifiche. Ma prima di tutto l’impatto emozionale di tutte queste componenti suggerisce l’idea che il vetro sia un materiale vivo e sanguigno che può essere trasformato e modellato.

Se i cristalli respirano, le sculture di cristallo ci introducono in un mondo di purezza. Nella nostra disarmonia quotidiana, la plasticità del vetro modellato dalle mani dell’artista diffonde la necessaria bellezza e suggerisce la tensione verso la perfezione.

I numerosi passaggi tecnici per giungere alla realizzazione finale non sono comuni nelle opere d’arte. Quando la luce si fa strada nel vetro scolpito, le molteplici sfaccettature interne sembrano fuoriuscire e tutto sembra prendere vita.

Magico! La magia del vetro. Misuro la mia capacità d’amare attraverso il vetro.

Parere del curatore

Manualità e passione in una combinazione che crea sintesi efficace. Forme che richiamano il primitivismo e il fauvismo espressione della più schietta ed incisiva tradizione dell’arte del novecento. Si protende verso il tempo attuale con la forza del colore e la modellazione plastica del vetro che si distingue per originalità e attenzione per lo sviluppo delle tecnologie.


Iliya Zhelev

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Iliya Zhelev nasce a Plovdiv, Bulgaria, nel 1961. Consegue il diploma alla “Università di San Cirillo e Metodio”, Veliko Tarnovo, nel 1987, dove si è specializzato in pittura. Fin dal 1988 egli ha realizzato molte esposizioni, la maggior parte in Germania. Egli oggi vive e lavora al centro di Plovdiv, una città famosa per i suoi artisti e per la sua arte.

Recensione di Fred Evert

Un modello è una regolare ripetizione di linee, forme o colori che hanno, o si intenderebbe abbiano, un effetto decorativo e piacevole. Il modello è la chiave di lettura dell’opera di Zhelev. L’arte naturalmente non dovrebbe essere meramente decorativa o piacevole.

Quindi di cosa stiamo parlando?
Di arte o di artigianato?

Credo che stiamo parlando di arte. Come tutti gli artisti che meritano questo titolo, Zhelev è un abile artigiano; ma è anche un artista con una visione. Questo è ciò che ci interessa.

I suoi dipinti sono stati paragonati a prodotti tessili e ciò è corretto all’occhio curioso esse sembrano stampe colorate dominate da forme geometriche, da forti campi rossi e blu che sono punteggiati – apparentemente in modo casuale – da segni, simboli, figures, e scarabocchi infantili.

L’intensità dei colori è ciò che probabilmente colpisce a prima vista, la loro audacia, la loro luminescenza – il risultato della minuziosa tecnica di pittura strato dopo strato propria di Zhelev, finché egli non raggiunge l’effetto desiderato.

La prima impressione potrebbe essere di confusione, di annegamento nel mondo caotico della creazione, di perdita della strada in una apparente mescolanza di modelli di significati che sono troppo complicati per essere codificati immediatamente, essendo la composizione del dipinto scollegata dall’armonia del colore. Ci sono dei modelli di colore che vivono in questi dipinti, il blu, il rosso, il giallo, i bianchi e i verdi e, uno alla volta, si sottolineano e si completano a vicenda. Questi modelli ricorrono ancora ed ancora senza fine, con sottili variazioni. Modelli di colore che procurano la composizione geometrica, le strutture delle opere di Zhelev.

Parere del curatore

Le opere esposte richiamano i patchworks tipici della cultura dei pionieri americani. Questa modalità compositiva potrebbe essere anche un omaggio a quel genere di creatività che si riferisce ad una società giovane e dinamica che fu poi alla base della civiltà americana, guida del progresso degli ultimi duecento anni.

Indubbiamente l’artista è affascinato dal calore materno e dall’intimità che queste composizioni richiamano. Esse sono docili ed accoglienti rivolte alla positività alla giovinezza, aperte verso il prossimo con il candore del bimbo.

Non sono tuttavia ingenue e banali in quanto organizzano e codificano un linguaggio basale istintivo e diretto con chi le osserva.


Ivailo Mirchev

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Ivailo Mirchev nasce l’undici agosto 1954 a Sofia, Bulgaria. Nel 1981 si diploma al Dipartimento di Pittura dell’Accademia Nazionale di Belle Arti di Sofia nella classe del Prof. Svetlin Roussev. Nel 1983 diviene membro regolare dell’Unione degli Artisti Bulgari. Nel 1985 diviene assistente Professore all’Accademia di Belle Arti di Sofia. Nel 2002 è delegato dell’Unione degli Artisti Bulgari. L’artista vive e lavora a Sofia, Bulgaria.

Recensione di Svetlin Roussev

Ivailo Mirchev ha realizzato una delle cose più essenziali per l’arte e per gli artisti: la grandezza, non in larghezza o in altezza; ma la profondità. La profondità della composizione plastica, la potenza e l’infinito della coscienza spaziale in cui c’è spazio sia per il grande che per il piccolo; il passato e il presente; la luce e le tenebre…

Il mondo della sua pittura è inquieto, la natura è intensa, l’anima dell’uomo è un abisso nel quale gli aneliti di luce e le forze insondabili delle tenebre risiedono. La solitudine desolazione e speranza coesistono. Il cipresso conversa con Dio; anche se è assente, gli esseri umani sono rappresentati in uno spazio artistico che li avvolge e li permea di un’esistenza irreale ma riferita alla psiche.

Questo catalogo è solo una rappresentazione parziale dell’opera dell’autore in una specifica fase della sua carriera. Naturalmente non può dire tutto ciò che riguarda la weltanschauung dell’artista. Qui si evidenzia quanto la sua anima sia dolce e forte, fragile e vulnerabile, severa e bellissima, un’anima che poteva appartenere solo ad un artista per il quale l’estetica plastica ed etica spirituali sono una sola cosa.

Parere del curatore

Artista di sicuro e provato talento, patrocinato dal grande Svetlin Roussev. Si rivolge all’umanità con il suo tratto proprio dell’espressionismo astratto. Pittura delicata e potente, emotività esplosiva, connubio di genio e sensibilità artistica non comune.


Ivan Roussev

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Ivan Roussev ha conseguito il diploma presso il Dipartimento di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Sofia nel 1979. Il suo materiale preferito è la pietra, qualche volta in combinazione con la sabbia, la terra e altri materiali. Egli ama adoperare differenti metodi espressivi. La realizzazione dei suoi lavori monumentali è in relazione con il Simposio Bulgaro e Internazionale delle arti all’aria aperta.

Recensione di Svetlin Roussev

Il vero artista è sensibile alla Natura. Egli prova sempre a scoprire i suoi misteri e a raccogliere le sue forze nascoste che muovono il tempo e il cammino passa sempre attraverso l’esperienza dello spirito senza riguardo per le sue origini – che siano le lezioni del passato, il dramma personale e l’osservazione del mondo o lo stile moderno.

In tal senso la scultura di Ivan Roussev non è solamente un buon esempio ma anche il percorso stesso con il quale egli attraversa la potenza architettonica della Natura concepita come una struttura massiccia e tridimensionale e più d’ogni altra cosa come testimonianza di sedimentazione di spiritualità che permangono dopo la nascita, la distruzione e la morte. C’è qualcosa di antico in queste strane forme plastiche, come se fossero giunte qui e fossero in transito per il presente e nel loro abbraccio pietrificato mantenessero il respiro dell’eternità.

Ivan Roussev controlla con grande talento la forma plastica nella sua espressione emozionale. Egli comprende i movimenti interiori della massa rilevata e piana che si organizza in energia e spazio – e lo spazio che lui costruisce va oltre il territorio dello spirito.

Il marmo, rozzo e crudo, rotto il bozzolo della Natura sta tornando in vita, nobilitato e sublimato dall’amore dell’artista, dalla sua umanità e dal suo senso sofisticato per la plasticità. La Natura avrà modo di rinascere Nature attraverso il voto fatidico dell’artista che rimarrà in essa come unico messaggero del suo tempo. Il tempo è ansioso, così è lo spirito dell’artista – ansioso ed eterna è la speranza che ci ha dato.

Parere del curatore

Forme ancestrali che richiamano a strutture intenzionali, forse del subconscio ma sempre non casuali. Riferimenti ad architetture passate e presenti, trasformate e deformate da un’azione demolitrice e corrosiva che potrebbe essere il tempo o lo stesso creatore che insegue i suoi pentimenti e la sua coscienza tentando di imbrigliare tutto in una ricerca di significato razionale.

La lotta è estenuante ma prevale l’istinto il fauvismo ancora scortica il progresso riportando il costrutto allo stadio primordiale; la natura prevale e non sappiamo se sia la natura dell’uomo o quella che lo circonda. Non sappiamo se sia una proiezione di un futuro d’armonia o di sciagura.


Milko Bozhkov

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Milko Bozhkov nasce il 3 marzo 1953 nel Villaggio di Ressen in Bulgaria. Nel 1978 si diploma al Dipartimento di Pittura dell’Accademia Nazionale di Belle Arti di Sofia. L’artista vive e lavora a Varna in Bulgaria.

Recensione di Chavdar Popov

Milko Bozhkov opera nel campo del disegno, del design, delle litografie a colori e della pittura. All’inizio della sua carriera si avvicinò al figurativo ma evitando sempre un approccio diretto. Ciò servì come fonte indiretta di suggestione e per provocare un responso associativo al motivo fondante la sua espressione. gli elementi figurativi subirono un processo di graduale purificazione e di generalizzazione fino ad essere ridotti a semplici significati. Nello stesso momento l’artista conservò l’interazione di base tra la figura ed il suo contesto cosa che oggi caratterizza le sue opere. In ogni caso egli adotta una nuova concezione dello spazio nella pittura. Lo spazio non è vuoto e nemmeno un recipiente ma, piuttosto, come nel senso dell’estetica cinese, è carico di potenziale figurativo. La tensione nascosta e l’opacità della materia sono combinate con il simbolismo astrologico, con “forme-segni” che sono le radici culturali dell’ontogenesi e della filogenesi della razza umana.

Parere del curatore

Parole e graffiti il titolo di quest’opera. Scompare la raffigurazione della forma umana, sostituita da simbologie astratte e da segni che richiamano significati riferiti sempre all’umanità. Un equilibrio tra vuoto e pieno e tra simbolo e significato in un’alchimia pittorica sommessa. L’artista non fa riferimento alla musica o all’architettura ma alle raffigurazioni ancestrali dei preistorici. Alla ricerca di un messaggio nascosto nella bottiglia che fluttua negli oceani del tempo.


Nikolay Yanakiev

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Nikolay Yanakiev nasce il 23 giugno 1954 a Doupnitza in Bulgaria. Nel 1981 si diploma al Dipartimento di Pittura dell’Accademia Nazionale di Belle Arti di Sofia nella classe del Prof. Svetlin Roussev. Nikolay Yanakiev vive e lavora a Sofia.

Recensione di Chavdar Popov

La prima superficiale impressione della facilità e della libertà d’improvvisazione che Nikolai Yanakiev dimostra nella creazione dei suoi dipinti, nasconde l’intensità interiore e l’alto grado di tensione del suo lavoro di artista. Le sue pitture più recenti mostrano la completa eliminazione degli elementi descrittivi e narrativi così come un incremento della suggestione diretta, realizzata con una maniera puramente espressiva. Nikolai Yanakiev è un artista espressivo, sia per temperamento che per carattere, ma questo suo aspetto è magistralmente dominato e filtrato attraverso il prisma del sua emotività spirituale e serena.

Questa è la ragione per cui Nikolai Yanakiev non raggiunge mai né astrazione speculativa estrema o forte deformazione plastica. È come se un incomprensibile sentimento mediterraneo di equilibrio interiore e armonia, gli impedisse di raggiungere gli estremi. Questo è il motivo per cui egli non pone alcuna figura od oggetto nella sua pittura. Egli preferisce provare a trovare l’effetto nel delicato equilibrio tra la vita e la sonorità dei colori e della sottili linee del disegno, tra le campiture di colore autonomo e la textura del linguaggio plastico, valori e suggestioni, gli obiettivi della raffigurazione.

La forza di base dell’artista si trova nella sua inusuale ricchezza di linguaggio pittorico – l’incremento dell’intensità di certi toni separati coesistono con peculiari composizioni a mosaico e con tenui puntini, i colori ampiamente distesi sono trasformati in tratti paralleli, i gesti e il rilievo impercettibilmente si trasformano in lisce, aree uniformemente modellate. Tutte queste peculiarità dello stile personale e della presenza artistica di Nikolay Yanakiev, contiene la caratteristica essenziale aspetti della sua estetica, della sua espressione e visione della vita e rivelano il fascino e l’interesse che la sua arte provoca sia tra i conoscitori che tra gli ammiratori delle Belle Arti presso il grande pubblico.

Parere del curatore

Artista dal puro piglio astrattista libera la sua emotività nell’immaginazione e lascia dialogare queste due possenti creature dello spirito umano. I suoi dipinti si compongono esclusivamente di colori tra i quali difficilmente si può scorgere una struttura formale nemmeno alcuna textura, come invece potrebbe richiamare qualcosa di Pollock se essa sussistesse. Emozioni ed immaginazione si riversano sulla tela allo stato brado.


Petar Pironkov

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Petar Pironkov nasce l’8 settembre 1977 a Sofia. Nel 1996 è nominato maestro in pittura dalla Scuola di Stato di Belle Arti “Ilia Petrov”. Nel 2002 si diploma all’Accademia Di Belle Arti di Roma Italia, presso la classe di pittura del Prof. Alessandro Trotti. Dal 1997 al 2003 partecipa a numerose esposizioni d’arte. Realizza ben 14 esposizioni personali in Bulgaria e all’estero. Le sue opere sono parte di molte collezioni private in Italia, Bulgaria, Grecia, USA, Francia, Inghilterra.

Recensione di Carmine Benincasa

L’arte di Petar Pironkov ha due fonti d’ispirazione: l’influenza delle forme materiali e una suggestione formale ritmica. La sua pittura fa rivivere in senso contrario la forma espressiva delle icone. Le icone rappresentano il volto e nascondono completamente il corpo. Nelle opere di Pironkov i volti sono nascosti praticamente cancellati.

Le tracce e le forme delle figure allungate ricordano i dignitari attorno all’imperatrice Teodosiya nei mosaici bizantini. Pironkov conosce il linguaggio dell’eternità e le sue figure allungate sono emanazione delle figure divine. Sono forme che ricordano gli angeli che nascondono le proprie ali e la propria gloria, perché sono quieti elusivi e modesti, lo scopo è quello di trasformare la sostanza materiale in quadri di luce.

Considero queste opere come poesia: un passeggero momento dell’esistenza in tracce di luce.

Parere del curatore

La figura umana è al centro della creatività di Petar Pironkov. Figurazione che tuttavia non è ostile all’astrazione che emerge nella composizione formale e nel tratto; ma anche nell’annichilimento dei tratti del volto. Forse a voler trasmettere un senso di universalità ed a voler riferire la forma umana al genere umano. Per raffigurarlo nella sua condizione esistenziale.


Stanislav Pamukchiev

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Stanislav Pamukchiev nasce il 9 maggio 1953 a Sofia, Bulgaria. Nel 1979 si diploma al dipartimento affreschi dell’Accademia Nazionale di Belle Arti di Sofia nella classe del prof. D. Zaimov. Nel 1981 diviene membro regolare dell’Unione degli Artisti Bulgari. Oggi è professore all’Accademia di Belle Arti di Sofia.

Recensione di Svetlin Roussev

Un artista dalla emotività controllata e dalla profonda suggestione legata al subconscio, Stanislav Pamoukchiev è tra i pochi autori di oggi che non solo ha ampliato i confini della plasticità dello spazio del quadro; ma ha anche dato ad esso una energia nella quale il terreno e lo spirituale, il materiale ed il sublime, la luce e le voragini cupe, convivono nella verità del principio e dell’infinito. Un artista pensatore nel vero senso del termine, Stanislav Pamoukchiev ha donato plasticità all’intricato movimento del pensiero nel tempo e nello spazio, senza privare la propria arte della suspence emozionale che soffia la vita nella materia inanimata, trasformandola da un oggetto in un messaggio spirituale. Infatti l’autore – al di là del suo genere e dei suoi riferimenti stilistici – è sempre stato uno: Artista dello spazio spirituale e della missione umana, dell’intricata e profonda suggestione, del subconscio dell’Ego, del mistero, invisibile ed inesplicabile, indipendentemente dal fatto che siano stati materializzati plasticamente nello spazio di un dipinto, o se essi si siano trasformati in oggetti – relitti dell’essere originario di memoria famigliare e di spiritualità. Un arte che si confronta con noi e ci pone delle domande non solo circa le possibilità dell’espressione plastica come una nozione materializzata del finito e dell’infinito, della manifestazione del palese o del segreto; ma anche soprattutto con l’eterna domanda: da dove veniamo e dove stiamo andando… e perché?

Parere del curatore

Le opere di Stanislav Pamukchiev richiamano la tecnica dell’affresco e anche quella dell’acquerello. Il colore conserva una liquidità ed una fluidità che rende il dipinto vibrante e vivido. Il colore ha un sapore freschissimo e arioso, ricorda il cielo dopo la pioggia o la roccia appena bagnata dal fiume.

Un senso di amore e di equilibrio naturalistico ci circonda e pare di sentire l’odore del muschio, del bosco, del mare, della terra.


Stoyan Tsanev

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Stoyan Tsanev nasce il 28 febbraio 1946 a Bourgas, Bulgaria. Nel 1973 si diploma all’Accademia d’Arte di Varsavia, Polonia. L’artista vive e lavora a Bourgas, Bulgaria.

Recensione di Chavdar Popov

Stoyan Tsanev è attivo sia nel campo delle arti grafiche sia nel campo della pittura. Nei suoi primi lavori di grafica, eseguiti sotto l’influenza dell’esistenzialismo e dell’arte di Francis Bacon, egli ha fatto uso della figura per costruire personaggi enigmatici e impenetrabili, ricchi di ambiguità, ironia e allusioni. Dalla figura Tsanev è passato gradualmente al segno, e quindi alla pittura non figurativa che è la sua maggiore preoccupazione recente. I larghi campi di colore, ottenuti con materia pittorica di particolare consistenza e i segni geometrici, una reminiscenza dell’arte grafica, sintetizzano le precedenti abilità e versatilità dell’artista.

Parere del curatore

L’ironia che Tsanev produceva nelle sue opere figurative è tracimata sicuramente anche nelle sue opere astratte. Come potete vedere le modalità compositive e l’uso del colore creano un’atmosfera priva di tensione drammatica ma quasi comica. La comicità tragica di cui si serve chi è disilluso per tratteggiare la sua visione del mondo; quello che in genere poi diviene ironia ma anche satira, dissacrazione e retorica del dubbio.

È permesso andare oltre solamente quando si ha sedimentato una solida esperienza.


Svetlin Roussev

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Svetlin Roussev nasce nel 1933 a Pleven, Bulgaria. Nel 1959 si diploma all’Accademia d’Arte di Sofia, in pittura sotto la guida del prof. Dechko Ouzounov. Dal 1961 prende parte in generale a molte esposizioni d’arte in Bulgaria. Egli vive a Pleven dal 1967 ( ha vissuto un anno in Russia dal 1961 al 1962 ). Dal 1967 egli vive e lavora a Sofia.

Egli ha ricevuto numerosi riconoscimenti. I più importanti in Bulgaria:
Medaglia d’oro e primo premio per la prima esposizione giovanile del 1961; premio Dimitrov, 1968; premio per la pittura Zahari Zograf, 1973; il premio internazionale della triennale di pittura di Sofia, 1974; il Gran Premio dell’Unione degli Artisti Bulgari 1986; premio del Maestro Vladimir Dimitrov, 1987; premio Kiril Petrov, 1988. All’estero: diploma di partecipazione nazionale a Cannes-sur-Merre, 1970; premio Peter e Irene Ludwig; premio del ritratto di Radom, Polonia; premio Gabriele e Olivie, Monaco, premio dello stato Paisiy Hilendarski.

È membro del Salon D’Automne, Parigi. Membro di Nika-Kai, Tokio. Membro corrispondente di Kuenstlerhaus – Vienna dal 1983. Membro dell’Accademia delle Arti Russa. Membro dell’Accademia dei Medici. Professore all’Accademia d’Arte di Sofia dal 1975. Presidente dell’Unione degli Artisti Bulgari dal 1973 al 1985. Direttore della Galleria Nazionale d’Arte dal 1985 al 1988. Nel 1985 ha donato alla sua città natale Pleven una grande collezione di arte bulgara classica e moderna, e di arte asiatica e africana che è stata collocata in una galleria permanente.

Recensione di Konstantin Pavlov

Cosa mi dicono i dipinti di Svetlin Roussev?

Prima d’ogni altra cosa i dipinti mi convincono che “nel caos del tempo moderno fluttuano frammenti dell’Eterno – polvere dalla creta con la quale Dio ha creato l’uomo.”

Questi dipinti mi dicono:
“Vai fino all’orizzonte e fermati. L’ultima fermata dell’autoconsapevolezza è l’onesta negazione di se stessi. Questa non è la morte ma il punto di partenza per un lunghissimo viaggio.”

Ancora:
“Sii onesto con te stesso. Porta con dignità la tua croce. Solamente in questo modo la croce sarà un sentiero dove il tuo destino si fonderà con quello di milioni di altre persone.”

E ancora:
“Solamente l’arte può trasformare ciò che è una tragedia personale in motivo di invidia del prossimo, in una voluttuosa passione di avere un pezzo del tuo dolore.”

La più bella cosa è che i dipinti di Svetlin Roussev disprezzano i monologhi autocommiserativi. La loro forza è nel dialogo. Ma essi iniziano a parlare solamente se sono ascoltati. Pagliacci che consolano perchè vedono avanti. Invidio tutti coloro che sentono più di quello che merito.

Parere del curatore

Un artista molto considerato e celebrato nel proprio paese d’origine. Paese che, come molti nell’Est Europa, ha sempre tenuto in grande considerazione l’arte e gli artisti e che ancora oggi, nonostante i tempi siano molto cambiati, continua a porre gli artisti in grande considerazione ed a trattarli con rispetto. Ciò anche perchè in quei luoghi essere artisti è ancora una cosa seria, che richiede impegno e sacrificio personale al di là della mera caccia alla popolarità ed a un successo che spesso non è meritato ma solamente frutto del clientelismo.

Le opere di Roussev sono rivolte all’umanità nella maniera più diretta e sincera. Il suo espressionismo squarcia il mondo dell’uomo mettendolo a nudo, constringendolo al confronto con le proprie responsabilità verso i suoi simili.

Roussev è di certo un filantropo ed un umanista.


Svilen Blazhev

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Svilen Blazhev è nato il 27 settembre 1953 a Kjustendil in Bulgaria. Nel 1980 ha ottenuto il diploma presso il Dipartimento di pittura murale dell’Accademia Nazionale di Belle Arti nella classe del Prof. Zaimov. Sempre nel 1980 è divenuto membro regolare dell’Unione degli Artisti Bulgari, ha quindi lavorato nell’ambito della pittura del disegno in bianco e nero e dell’arte monumentale e decorativa.

Parere dell’artista Svilen Blazhev

Osservando la mia pratica di artista, che si estende per circa venti anni, ho realizzato che la mia opera si occupa di sperimentare rischiosamente con i valori tradizionali. Nel periodo 1980-85 ho sviluppato una serie di dipinti ad olio denominati “Yule logs”. Questa serie estrapola alcuni oggetti chiave che riflettono la memoria collettiva e condividono il passato del popolo bulgaro tramite la sua cultura materiale, l’etnografia e il folklore. Ho usato l’energia pagana degli oggetti del passato e ho animati il loro simbolismo incrociandone i significati, gli ornamenti e le forme.

Tra il 1985-1990 mi sono dedicato alla composizione monumentale ed alla pittura ispirata dalla tradizione dell’arte bizantina e il patrimonio della cristianità medievale. Ho introdotto la figura umana e ho raccolto alcuni dettagli tipici e formati usando differenti metalli come i fogli di alluminio, applicando la tela di sacco e il gesso su strutture a volta e trifore.

Tra il 1991 e il 1995 mi sono focalizzato sui formati di piccola scala con lo scopo di stabilire e dirigere un contatto armonioso con l’osservatore. La relazione stretta tra i simboli pagani e quelli cristiani mi ha motivato alle forme del collage fino ai tappeti fatti a mano e i tessuti ricamati, che hanno rinforzato lo schema coloristico dei miei dipinti.

Nel 1995 mi sono confrontato con l’arte visiva narrativa. Ho incrementato l’interesse nell’esplorazione della pittura come segno visuale. Ho sperimentato utilizzando il fieno, la pula, e il compost per provare ad intensificare la luce che proviene dalla pittura. Le ultime serie sono irradiate da caldi sentimenti di mattoni cotti al sole e stucco dipinto. Ancora una volta ho aumentato la scala e la materia di sfondo. Al momento sto sperimentando nuove dimensioni, forme e territori che credo mi porteranno a fare altre scoperte per il nuovo millennio.

Parere del curatore

Un grande sperimentatore affascinato dagli effetti luminosi ed ottici, ricercatore nel mondo della storia e della cultura bulgara bizantina e cristiana. I suoi dipinti hanno pura forza emozionale ed evocativa. Essi tuttavia rappresentano fedelmente anche l’animo sereno, umile e spiritoso dell’artista. Un sognatore immerso completamente nella propria passione per la materia, il colore e tutte le emozioni positive e i richiami evocativi che questi possono trasmettere.


Yordan Katsamunski

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Yordan Katsamunski è nato il 30 maggio 1943 a Pleven, Bulgaria. Tra il 1967 e il 1971 ha studiato pittura con il Prof. Radenko Misevic e con Mladen Surbinovic all’Accademia d’Arte di Belgrado. Nel 1972 è divenuto Membro dell’Unione degli Artisti Bulgari. Nel 1964 partecipa per la prima volta ad una esposizione collettiva. L’artista vive e lavora a Sofia, Bulgaria.

Recensione di Svetlin Roussev

Alcuni artisti iniziano la carriera come realisti austeri e rimangono così; altri oltrepassano il realismo, per scoprire il loro personale spirito.

Yordan Katsamunski sembra aver cominciato con la realtà, al confine tra ciò che è tangibile e ciò che è spirituale. L’artista non oltrepassa la materia o riproduce la natura; nemmeno egli compone le sue opere in maniera convenzionale: egli semplicemente vive in un mondo poetico sofisticato ed intenso, che riempie di benevolenza, tenerezza, apprensione e vaghezza, con una quasi inafferrabile speranza. con l’infinito mistero dell’oscurità, questa speranza desta il freddo firmamento dell’alba the egli infonde nella tela, giunto dalla natura fin dentro l’anima umana.

L’oscurità diviene luce, una luce umile silenziosa buona e bella. In un epoca che tende a snobbare le maniere delicate come fossero un vecchio cappello, Yordan Katsamunski trova il suo successo nel preservare la sua delicatezza spirituale e la sua naturale purezza; egli non consente che le sconfitte mondane abbiano il sopravvento sulle sue corde spirituali, trasformando il dolore in un bellissimo sentimento umano del regno dello spirituale e del silenzio. Un silenzio carico di ogni cosa, pianto, angoscia, gemiti soffocati, sogni mai realizzati, ambiguità, l’amore non condiviso, finestre aperte, abissi infiniti, e un sacco di umanità.

Parere del curatore

Si apprezza una pittura dominata dalla luce. Il tratto è estremamente delicato e soffice. È un’arte sussurrata lieve, forse intimista e legata alle tradizioni della storia dell’arte bulgara. Particolare la predilezione per i soggetti naturalistici che sono certo evocativi di rimembranze dell’infanzia dell’artista. Il desiderio di calore, di raccoglimento, di una probabile fuga dalla mondanità, sono gli argomenti di questa pittura; così come il desiderio immenso di amore e comprensione che pervade le tele di Katsamunski.


Inaugurazione della mostra

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Renzi&Lucia: Pop e Metafisica.

Biografia

Lucia Rosano nata a Desio il 23 marzo 1976.

Entra nel mondo dell’arte nel 1998 con la Biennale Internazionale della Moda, Pianeta Sposa Palazzo Querini Dubois a Venezia presentata da Paola Bernardi. Da allora è presente nelle più importanti manifestazioni culturali e artistiche Nazionali e Internazionali, ottenendo notevoli consensi di critica e pubblico.

Nel 2005 riceve la menzione d’onore nel concorso di scultura “Oltre l’Infinito” organizzato dal Comune di Milano con l’opera Mirag: felicità ineffabile dell’estasi.

Geremia Renzi è nato a Monteromano ( VT ) il 24 febbraio 1955.

Dal 1978 è docente all’Accademia di Belle Arti di Bari. Nel 1988, trasferitosi a Milano, è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Nel 1968 inizia il suo lungo cammino nel mondo artistico risultando vincitore al concorso “fratelli nel mondo” a Roma e da allora la sua presenza nel campo dell’arte riscuote consensi di pubblico e di critica; vincitore di 42 Premi in concorsi d’Arte. Ad oggi ha in attivo circa 300 mostre tra personali e collettive Nazionali e Internazionali.

Parere del curatore Nicola Eremita

Una proposta originale è la rassegna di sculture di Renzi&Lucia un artista bifronte: fatto di due spiriti congiunti in una inusuale armonia d’intenti e corrispondenza d’amorosi sensi.

Renzi&Lucia modella umili striscie di bronzo, fili di ferro, pezzi di vetro colorato e, dalle forme ostili e spigolose dei materiali nascono le pulsanti crisalidi, una morbida e sinuosa luna, la dinamica e penetrante fenice. Se invece Renzi&Lucia plasma la cera, dà vita a sottili danzatrici figlie di Degas a cavalli alati a estatici narcisi, che poi si fanno bronzo.

La produzione di Renzi&Lucia, per attenzione alla ricerca ed utilizzo dei materiali, è un esempio d’arte povera, mentre per le sue caratteristiche di raffinatezza, scelta degli accostamenti e dei contrasti si rifà all’art nouveau. Il risultato è molto piacevole e, se si aggiunge anche una forte componente destrutturante nel processo di astrazione della forma, l’obiettivo è certamente raggiunto.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra

Gabriella Giuriato, Renzi&Lucia: Pop e Metafisica. Comunicato Stampa

La Galleria d’Arte III Millennio ha il piacere di invitare la S.V. alla vernice della mostra personale congiunta “Pop e Metafisica” degli artisti Gabriella Giuriato e Renzi&Lucia che si svolgerà sabato 13 dicembre 2003 alle ore 17. La mostra sarà visitabile dal 13 al 31 dicembre 2003 presso i locali della galleria in Venezia Sestiere San Marco, 1047 dalle ore 10 alle ore 19, lunedì chiuso.

In occasione dell’inaugurazione la prof.ssa Maria Beatrice Autizi presenterà le opere al pubblico.

locandina pop e metafisica galleria arte terzo millennio gallery art third millennium
gabriella giuriato pop e metafisica galleria arte terzo millennio gallery art third millennium

Gabriella Giuriato: Pop e Metafisica.

Biografia

Gabriella Giuriato, l’artista famosa per il “Mondo di Sfere”, vive e lavora a Venezia, sua città natale.

L’originalità della Giuriato, insaziabile nella ricerca, sempre pronta a sorprendere, risiede nella scelta della forma sferica, come me mezzo sul quale, attraverso il collage ed interventi di anno in anno più materici ( talvolta con utilizzo di conchiglie, cd, paperolles ), narrare nuove storie.

Per esse la sua ispirazione va dall’amata pittura metafisica, a sprazzi surrealisti, a richiami della pop-art, a motivi geometrici di grande intensità e suggestione, senza dimenticare interventi sulla sfera stessa ( di solito in legno o in cartapesta ), con tagli e supporti, che la trasformano in mobile scultura.

In questi ultimi anni l’artista si è avvicinata alla grafica, trasportando la “rotosfera” sulla superficie di una carta, dove rullare la matericità ed il colore della sua originale tecnica a collage. Si tratta di monotipi, che rappresentano un’ulteriore, significativa tappa nella ricerca cromatica. L’attività espositiva dell’artista veneziana negli ultimi dieci anni ha toccato, con varie personali, Albissola Marina, Venezia, Milano, Spoleto, mentre a Firenze, Roma, Milano, Savona, Berlino, Lipsia, San Vito al Tagliamento la Giurato ha partecipato a diverse collettive.

Parere del curatore Nicola Eremita

Gabriella Giuriato Faotto è un’artista rivolta alla ricerca nell’ambito delle avanguardie dell’arte pop, riproposta in una versione personalissima e italianissima. Gabriella ama dichiarare il suo amore per la cultura americana ed in particolare per il vitalismo ed il positivismo degli anni sessanta, anni di boom economico, di ottimismo e fiducia nella potenza della società occidentale. Ogni opera è una raccolta di simboli cari all’immaginario dell’artista come la sensuale siluette di Marylin Monroe, ed è anche una serie d’indizi per ricostruire il mondo visto con gli occhi di Gabriella.

Molto toccante la sfera “omaggio a manhattan” in cui Gabriella esprime lo shock provato quando l’attacco terroristico ha cancellato uno dei simboli del positivismo americano.

L’ispirazione pop risulta finemente contaminata da una figurazione surrealista sulla quale chi scrive suggerisce d’insistere.

Galleria delle opere

Inaugurazione della mostra